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Sistema Bordeaux (1): la crisi e la speranza

3 Settembre 2025 Anita Franzon Francia
Sistema Bordeaux (1): la crisi e la speranza
© J.L.Benazet - Unsplash

Inizia qui la nostra inchiesta in tre puntate sullo stato di salute della blasonata regione francese, che certamente sta vivendo un periodo complicato sul fronte delle vendite e dell’immagine. E tuttavia l’annata 2024, protagonista della recente En Primeur, potrebbe fornire un nuovo punto di vista. E l’occasione di svolta

Il consumo di vino, in particolare tra i giovani, è in calo. L’attrazione verso alcune tipologie come i vini rossi e di fascia alta è fortemente diminuita. L’inflazione continua a minacciare un commercio globale che cambia continuamente ed è segnato dalla perdita dei mercati di riferimento (su tutti quello cinese), mentre i buyer statunitensi rimandano gli acquisti per via dell’incertezza sui dazi e per il dollaro che rimane debole rispetto all’euro. La crisi di Bordeaux è senza dubbio multifattoriale, ma evidenzia un elemento centrale che la storica regione francese sembra aver trascurato per troppo tempo: la fiducia dei consumatori.

Due Bordeaux a confronto

Scrive, in un’analisi dedicata all’ultima campagna Bordeaux En Primeur, la Revue du Vin de France: “Nel giro di 15 anni, gran parte del commercio dei vini pregiati si è concentrato sulle 50 Cantine più prestigiose e redditizie, abbandonando così un intero settore della viticoltura bordolese: le decine di vini venduti a meno di 50 euro, i cru bourgeois e i Sauternes”. Esistono, infatti, due lati ben distinti di Bordeaux. Non si tratta della nota divisione in rive droite e rive gauche, bensì di un tessuto composto da una minoranza di tenute blasonate (che, da una parte, per decenni, ha elevato il nome dell’area e dall’altra ha favorito la speculazione) e da una maggioranza di produttori per i quali, invece, l’offerta ha decisamente superato la domanda. Ed è in questo secondo caso che, tramite incentivi governativi, in molti hanno deciso di ricorrere all’espianto delle viti.

Il sistema En Primeur deve cambiare?

Intanto la campagna Bordeaux En Primeur 2024, presentata a partire dallo scorso aprile, non è stata accolta con particolare entusiasmo né dalla critica, né dagli acquirenti. Dopo una rassegna 2023 deludente e i magazzini ancora pieni di scorte di vecchie annate ora in svendita, per la prima volta, il sistema che permette ai professionisti di assaggiare l’ultima annata mentre sta ancora invecchiando nelle botti e agli acquirenti di accaparrarsi il vino a un prezzo vantaggioso prima che questo venga imbottigliato e immesso sul mercato, è stato messo fortemente in discussione.

2024: un’annata difficile e disomogenea…

La campagna Bordeaux En Primeur 2024 è stata guidata da condizioni climatiche che hanno messo a dura prova i viticoltori e da una qualità dei vini altalenante. Per colpa di una primavera e di un periodo di raccolta freddi e piovosi e, al contrario, di un’estate tra le più aride degli ultimi vent’anni, Bordeaux ha dovuto fare i conti con una pressione della peronospora senza precedenti, con una maturazione delle uve disomogenea e rese nettamente inferiori alla media: si parla della produzione più esigua dal 1991.

…ma nel complesso migliore del previsto

Ed è in casi come questo che la regione si dimostra ancora più profondamente spaccata in due. Se, in passato, tali condizioni avrebbero potuto portare a un diffuso fallimento del raccolto, oggi i migliori Châteaux con maggiori risorse umane e finanziarie sono riusciti ad affrontare le minori rese e i costi elevati producendo buoni vini grazie a un’accurata selezione delle uve migliori. Per questo, secondo la critica si tratta di un’annata “migliore del previsto” (Jane Anson – Inside Bordeaux), seppure disomogenea. Colin Hay, il corrispondente a Bordeaux per The drinks business l’ha definita “un’annata a forma di piramide”. Alla base si trovano vini snelli, aspri e spesso caratterizzati da tannini verdi e/o secchi, soprattutto sul finale; in breve: non completamente maturi. Eppure, al vertice della piramide, si hanno vini pienamente maturi, eleganti, molto aromatici, con gradazioni alcoliche contenute e tannini morbidi. “Sono vini straordinari se si considerano le sfide dell’annata”, conclude Hay. I bianchi di Bordeaux, intanto, stanno emergendo sempre di più.

Prezzi in forte calo, soprattutto tra i grandi nomi

Ma con un’annata così poco promettente, degustatori e investitori si aspettavano un netto taglio dei prezzi. E così è stato, almeno in parte. Ad aprire le danze dell’En Primeur 2024 è stato lo Château Pontet-Canet, che con un taglio del prezzo di appena il -9% rispetto al 2023, non ha incontrato il favore della critica, che lo ha accusato di aver ignorato l’umore del mercato. In seguito, però, sono iniziati dei veri e propri “saldi” guidati dai grandi nomi di Bordeaux. Château Lafite Rothschild e Château Angelus hanno tagliato i prezzi del -31% rispetto al 2023, Cheval Blanc ha registrato un calo del -29%  e Château Mouton-Rothschild di un significativo -25%. In generale, si sono visti numeri che non erano così bassi da almeno un decennio.

Poca domanda e mancanza di fiducia

La così tanto attesa strategia di riduzione dei prezzi non ha, però, garantito il risveglio di un mercato ancora segnato dalle scorte invendute di annate precedenti e da un’economia globale più volatile che mai. Le offerte non hanno trovato domanda e la motivazione potrebbe essere cercata in un problema più ampio che coinvolge il declino dei vini pregiati, indipendentemente dalla regione di produzione e la mancanza di fiducia dei consumatori, che richiede tempo e ulteriori sforzi per essere riconquistata.

Una lezione di speranza

Nel report finale su Bordeaux En Primeur 2024 di Liv-ex, l’analista di mercato Sophia Gilmour, spiega come quest’anno potrebbe essere stata una lezione per i produttori di Bordeaux, in quanto ha insegnato loro a dare priorità alle relazioni a lungo termine rispetto ai guadagni facili, ma a breve termine. In effetti, l’annata 2024 potrebbe fornire un nuovo punto di vista per Bordeaux, sia per i vini freschi, accessibili e dal piacere immediato, che incontrano il gusto attuale dei consumatori, sia perché potrebbe rappresentare un momento di svolta, un preludio di rinascita. Se così fosse, la crisi di Bordeaux non indicherebbe un fallimento, bensì un’opportunità di cambiamento, proprio come suggerisce l’origine stessa della parola, dal greco krísis.
Bordeaux deve mettere in discussione il vecchio sistema per cercare nuove soluzioni: una risposta forte che sta arrivando proprio dai leader della regione.

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