In Italia In Italia Matteo Forlì

Sfumature di Sardegna, Argiolas oltre il Turriga all’Enoluogo di Civiltà del bere

Sfumature di Sardegna, Argiolas oltre il Turriga all’Enoluogo di Civiltà del bere

Il nostro salotto del vino milanese ha ospitato una degustazione alla scoperta dei vitigni sardi “minori” e quasi dimenticati, come Nasco, Monica e Nuragus. Che assieme ai celebri Cannonau e Vermentino sono l’anima pulsante della storica Cantina di Serdiana.

Autore del Turriga, vessillo del rinascimento della Sardegna e al contempo uno degli emblemi della svolta verso l’eccellenza dell’enologia nazionale, Argiolas è anche uno dei massimi interpreti della ricchezza varietale autoctona sarda.
Un impegno, quello verso la valorizzazione e il recupero di vitigni spesso dimenticati e quasi mai proposti in solitaria, che è stato al centro dell’incontro-degustazione all’Enoluogo di Civiltà del bere a Milano. Assaggi e confidenze con protagonisti insoliti, come Nasco e Monica, accompagnati dalle celebri e celebrate versioni di Vermentino e Cannonau.

L’anima autoctona di Argiolas

L’azienda di Serdiana, piccolo comune alle porte di Cagliari, è stata fondata oltre 85 anni. Coltiva da sempre la vocazione verso vitigni locali e ha da tempo scommesso sulla loro capacità di riflettere l’anima e l’identità del territorio. Oggi al timone c’è la terza generazione di famiglia, di cui fanno parte Valentina, la sorella Francesca e il cugino Antonio Argiolas. La mano in cantina è quella di Mariano Murru, sulcitano e figlioccio professionale di Giacomo Tachis, a sua volta padre progettuale del rosso più famoso di Argiolas, il Turriga.
Nelle tenute Serdiana (nella regione Parteolla), Sisini e Selegas (nell’areale della Trexenta) e Is Solinas (nel Sulcis) – 250 ettari in totale – da 25 anni si lavora in agricoltura integrata, con l’abbattimento dei prodotti di chimici di sintesi, fertilizzanti e pesticidi.

Il recupero dei vitigni dimenticati

«Da anni la nostra missione è anche quella di raccontare e recuperare i cosiddetti vitigni sardi minori, che sono in realtà minori solo in termini quantitativi. Varietà poco note e ancor meno prodotte, alcune delle quali sono state anche vicine all’estinzione», spiega Nicola Manigas, rappresentante dell’ufficio export di Argiolas. «Il Nasco, ad esempio, un’uva tradizionalmente usata solo per fare vini dolci, era quasi sparita assieme all’abitudine di consumare questi nettari. Nel 2009, quando abbiamo deciso di realizzarne una versione secca in purezza, se ne commercializzavano solo 5 mila litri. Nel 2017, dopo che altre aziende hanno compreso le potenzialità della varietà e cominciato a reimpiantarla, sono stati superati i 100 mila litri».
E nel 2010 ha preso il via anche un progetto ad ampio raggio sull’importante tema della biodiversità. Nei campi sperimentali nei diversi vigneti di proprietà sono stati piantati i migliori cloni selezionati di 11 cultivar (tra cui Vermentino, Cannonau, Monica, Bovaleddu, Malvasia, Carignano, Nuragus, Moscato e Nasco) provenienti da tutta la Sardegna. Per ogni varietà sono state selezionate circa 5 mila piante per continuare la selezione massale alla ricerca delle migliori caratteristiche, e avviata l’analisi enologica mediante microvinificazione.

La degustazione all’Enoluogo di Civiltà del bere

Metodo Classico Brut VSQ

Storico vitigno sardo, ci sono due ipotesi sulla diffusione del Nuragus. Secondo la prima venne importato dai Fenici nel III secolo a.C, e piantato vicino ai Nuraghi. La seconda teoria è che nascesse spontaneamente sul territorio e che furono le stesse popolazioni Nuragiche ad allevarlo nel VIII secolo a.C. A qualunque storia si creda, fino alla diffusione del Vermentino al di fuori della Gallura, il Nuragus era il vitigno più prodotto nel Sud dell’isola.
In questo Metodo Classico – Nuragus al 100% non Millesimato e prodotto in appena 4 mila bottiglie – l’uva bianca a maturazione tardiva è raccolta i primi di settembre per preservarne l’acidità. Il vino affina 7 mesi in acciaio e barrique e resta sui lieviti in bottiglia 48 mesi. Il residuo zuccherino è inferiore ai 3 grammi (tecnicamente un dosaggio zero).
Un volto fruttato (con accenni di mela cotogna) e uno citrico nel bouquet di profumi, arricchito da sussurri di frutta secca, piccola pasticceria e sensazioni saline, salmastre. Il sorso è vibrante, teso, di buona struttura e ottima persistenza.

Is Argiolas, Vermentino di Sardegna Doc 2022

Uno dei vini simbolo della Cantina, figlio di basse rese nei vigneti di Selegas, sulle colline della Trexenta. “Is” in sardo è un articolo determinativo plurale sia maschile che femminile (“gli” o “le”) storicamente inserito nei nomi di piccoli comuni accanto al cognome della famiglia che li abitava.
Un Vermentino “del Sud”, distante dalle più paradigmatiche espressioni galluresi che viene fatto fermentare coi soli lieviti autoctoni e lasciato maturare in acciaio. Lascia al naso ricordi di frutta esotica, albicocca disidratata, zagara, agrumi e miele. In bocca è avvolgente, dalla distintiva sapidità e di grande lunghezza.

Iselis Bianco, Nasco di Cagliari Doc 2022

Forse portato per mare dai naviganti greci, il Nasco è certamente una delle varietà più antiche presenti in Sardegna. Il suo nome deriva dal latino e significa “muschio”, non a caso una delle caratteristiche aromatiche di quest’uva dalla generosa dotazione zuccherina e tradizionalmente utilizzata per la produzione di vini dolci. Vinificato secco restituisce naturalmente un importante attributo alcolico (questo vino ha 15 % vol.).
Il monovarietale Iselis è un vino dalla spiccata tendenza aromatica, con accordi floreali, richiami di frutta esotica e una parte erbacea che ricorda il timo. Al palato possiede avvolgente morbidezza e buona struttura. Il tenore alcolico risulta ben bilanciato.

Iselis Rosso, Monica di Sardegna Superiore Doc 2020

Figlia putativa dei Monaci Camaldonesi (da cui il nome) che la introdussero nel XI secolo nella zona di Alghero, la Monica è un’uva dal tannino gentile, tipicamente adatta a vini da bere giovani e di medio corpo. La versione di Argiolas (che include una piccola parte di Carignano e un tocco di Bovale sardo) è invece un vino che ne spinge il carattere verso lidi inaspettati, un’espressione non convenzionale per energia e struttura alla quale contribuisce la scelta di portare i grappoli in leggera surmaturazione. Il vino matura 12 mesi in barrique e altri 6 in bottiglia, prima dell’uscita in commercio. Ha delicate sensazioni di frutta rossa, la ciliegia in particolare, che rincorrono ricordi più speziati corretti da un tocco di vaniglia. È di medio corpo, dalla indubbia morbidezza e dalla fine tessitura tannica.

Turriga, Isola dei Nuraghi Igt 2019

Il Turriga è il primo vino prodotto da Argiolas, nel 1988, grazie al fondamentale contributo di Giacomo Tachis. Simbolo dell’enologia sarda, cui ha dato lustro all’estero ancor prima del riconoscimento nella madre patria («Era diventato famoso nei ristoranti di Londra quando nessuno in Sardegna lo conosceva», ammette col sorriso Nicola Manigas), Turriga è un Igt a base Cannonau, la bacca rossa per antonomasia dell’isola, in blend con Malvasia nera, Bovale sardo e Carignano.
La Malvasia nera è un omaggio al fondatore della Cantina Antonio Argiolas, che da quest’uva era affascinato e sulla quale compiva esperimenti di vinificazione ante tempora. Il Turriga nasce nell’omonima tenuta nel comune di Senorbì su terreni calcarei, ciottolosi e sassosi. È vinificato in acciaio e lasciato maturare per 18-24 mesi in barrique nuove di rovere francese. Il suo caleidoscopico quadro olfattivo è illuminato da sfumature di ciliegia matura, mora, foglia di tabacco e spezie dolci come la cannella. Il sorso è profondo, espressivo, elegante, sapido, lunghissimo.

Angialis, Vino da uve surmature Isola dei Nuraghi Igt 2018

Vino dolce che nasce nella tenuta Siurgus, su suoli argilloso-silicei alternati a litosuoli e arenarie, Angialis esalta il carattere terpenico del Nasco a cui contribuisce con un piccolo saldo anche la Malvasia di Cagliari. La surmaturazione avviene in pianta, il classico alberello, e dura circa un mese prima della raccolta, rigorosamente manuale, con “rese da bonsai”. Il vino è una chicca che emana effluvi di pesca sciroppata, miele, zafferano, frutta secca e arancia candita. Lo zucchero residuo – 130 g/l – non ne intacca la beva grazie al grande apporto fresco-sapido che tiene in equilibrio il sorso.

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© Riproduzione riservata - 22/03/2024

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