Food Food Chef Kumalé

Santo Domingo, tutto il gusto della capitale gastronomica dei Caraibi

Santo Domingo, tutto il gusto della capitale gastronomica dei Caraibi

La cucina è un mix di tradizioni legate alle tre culture diverse e lontane degli indigeni nativi, dei conquistadores spagnoli e degli schiavi afro-americani liberati da Haiti. Le nuove influenze arrivano da Spagna e Perù.

Alla Repubblica Dominicana spetta il merito di aver contribuito al riscatto dell’immagine della tavola caraibica dallo stereotipo che il suo repertorio sia limitato a pochi piatti poveri a base di riso, banane platanos, pollo o maiale e fagioli. Non a caso Santo Domingo è stata proclamata per il secondo anno consecutivo capitale della cultura gastronomica dei Caraibi dall’Accademia ispanoamericana della gastronomia e dall’Accademia reale spagnola.

Una cultura gastronomica frutto di tradizioni diverse

La cucina della Repubblica Dominicana rappresenta la prova che l’offerta di quest’angolo di mondo è ricca e variegata, caratterizzata da un mix di tradizioni che affondano le radici nel patrimonio di tre culture diverse: principalmente quella degli indigeni nativi tainos, quella dei conquistadores spagnoli che qui s’insediarono dal secondo viaggio di Cristoforo Colombo in poi e quella dei libertos, gli schiavi afroamericani liberati da Haiti.
A queste influenze lo storico Hugo Tolentino Dipp nel suo volume Itinerario histórico de la gastronomía Dominicana ne aggiunge altre, legate ai fenomeni migratori che hanno interessato l’isola da fine Ottocento al secolo attuale: quella turco-mediorientale, la cocina cocola delle Antille minori, quella italiana, la spagnola e la statunitense.

Uno shop di verdure e frutta di quest’isola tropicale

Influenze fusion nei menù dei ristoranti locali

Queste contaminazioni hanno dato vita a un patrimonio che acquisisce sempre più un carattere proprio e, giorno dopo giorno, si arricchisce di nuove influenze, inclusa la tavola asiatica, con alcuni tocchi di cucina sperimentale e fusion.
Scorrendo i piatti di un qualsiasi menu di un ristorante dominicano, oggi troviamo la sintesi di questo mix poderoso di culture gastronomiche: un arroz chofán cantonese, espaguetti a la creola, un cocido asturiano, un hamburger chimis nordamericano, oppure un Johnny cake afroamericano, o ancora una hoja de uva de parra rellena, ovvero un involtino di foglia di vite farcita di riso, secondo l’uso levantino.

I punti di riferimento oggi

Da sole queste premesse non bastano per spiegare il riscontro ottenuto negli ultimi anni dalla cucina dominicana.
Altri sono i fattori che hanno influito sulla sua emancipazione, a cominciare dallo sviluppo di una forma di turismo esclusivo che ha visto nascere nell’East Coast, là dove si trovano alcune delle spiagge più belle dell’isola, una serie di hotel di lusso e resort che hanno attratto una clientela internazionale, che cerca una cucina raffinata e gourmet.

L’articolo prosegue su Civiltà del bere 3/2019 . Se sei un abbonato digitale, puoi leggere e scaricare la rivista effettuando il login. Altrimenti puoi abbonarti o acquistare la rivista su store.civiltadelbere.com (l’ultimo numero è anche in edicola). Per info: store@civiltadelbere.com

Tag: , ,

© Riproduzione riservata - 22/07/2019

Leggi anche ...

Formaggi d’Italia: il Marzolino porta con sé il gusto delle erbe nuove
Food
Formaggi d’Italia: il Marzolino porta con sé il gusto delle erbe nuove

Leggi tutto

Viaggio nella materia prima (4): dove nasce il sapore inconfondible dell’agnello
Food
Viaggio nella materia prima (4): dove nasce il sapore inconfondible dell’agnello

Leggi tutto

Formaggi d’Italia: le due anime del Bitto
Food
Formaggi d’Italia: le due anime del Bitto

Leggi tutto