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Come rinasce il Timorasso, perla del Tortonese

14 Agosto 2017 Roger Sesto

Parlando di Colli Tortonesi (Alessandria), e segnatamente di Timorasso, non si può non interpellare Walter Massa (patron di Vigneti Massa di Monleale), autentico paladino di questa grandiosa cultivar. «Credevo, come tuttora credo nell’immensità della Barbera, ma avevo troppa fretta di raggiungere i miei obiettivi, per dare un senso a miei progetti. La Barbera continua ad essere nel mio cervello e nel mio cuore, ma l’azzardo con il Timorasso è andato bene, e tutto il Tortonese e una folta schiera di critici e winelovers ne hanno tratto grandi benefici». Ma perché proprio questo vitigno? «Vi ho creduto testandolo con serietà dopo aver studiato la storia vitivinicola tortonese».

Tutto iniziò col torbolino

«La produzione di vino bianco, il torbolino, è stata qui fondamentale sino al sopravvento della fillossera. Già nel IV secolo lo storico e agronomo Pier de Crescenzi scriveva: “il gioiello della agricoltura tortonese sono i vini bianchi, essi hanno uno splendido avvenire”. Bisognava solo partire. E la prima tappa potrà dirsi centrata quando l’uva di Timorasso da Derthona spunterà, per tutti i produttori della zona, gli stessi prezzi del Nebbiolo da Barolo». Veniamo a qualche caratteristica distintiva di questa bacca: «È un’uva esigente, promette molto, produce il giusto, ma va attentamente curata in primavera; dopodiché, difficilmente tradisce. Interagendo con il terroir di Derthona, grazie anche alla sua insolazione, con una breve macerazione prefermentativa e aspettando un anno in cantina e almeno 4 in bottiglia, il Derthona Timorasso si fa grande vino da invecchiamento».

 

Walter Massa

 

Un vitigno difficile e da domare

Altra protagonista del successo del Timorasso è la famiglia Semino, de La Colombera di Tortona. «Il Timorasso è una varietà dei Colli Tortonesi, tipica delle altimetrie più elevate della Val Curone, in località Grue ai confini con la Val Borbera. Fin dall’Ottocento», spiega Elisa Semino, «ci sono testimonianze di questa uva bianca pregiata». Più nel dettaglio, «il Timorasso è difficile da seguire in vigneto, perché ha folta chioma e i tralci devono essere ben gestiti: bisogna ordinarli sul filare quando ancora sono giovani in modo da non spezzarli. Ha buona produzione, ma richiede un intervento di potatura verde per riequilibrare il giusto carico di grappoli per ceppo.

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L’articolo completo è su Civiltà del bere 3/2017. Per continuare a leggere acquista il numero sul nostro store (anche in digitale) o scrivi a store@civiltadelbere.com

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