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Prisecco e Pro rosé secco: nuove battaglie per il Prosecco

12 Luglio 2010 Monica Sommacampagna
Il consorzio di tutela Conegliano Valdobbiadene Docg e quello del Prosecco Doc sono sul piede della guerra legale contro gli artefici del “Prisecco”, ennesima imitazione tedesca che sfrutta l’”italian sounding” all’estero ai danni dei consumatori. «Il nuovo disciplinare approvato lo scorso agosto, che àncora il nome Prosecco a un vino a Denominazione di origine e, pertanto, a uno specifico territorio e lo rende tutelabile dalle norme europee, ci offre le basi per difenderci da speculazioni e da scimmiottamenti, che in Germania sono particolarmente diffusi, purtroppo da ben più di 10 anni», ci spiega Giancarlo Vettorello, direttore del Consorzio di tutela Conegliano Valdobbiadene Docg. «La creazione della Doc Prosecco ha l’obiettivo di tutelare il lavoro dei produttori che, onestamente, credono in questo vino», aggiunge Fulvio Brunetta, presidente del Consorzio Prosecco Doc. «Siamo certi che la strada intrapresa sia quella giusta ma, nel breve termine, è necessario affiancare strumenti straordinari, come in questo caso». Gli enti consortili italiani hanno deciso di ingaggiare un legale privato - decisione che si aggiunge alle denunce e alle azioni del ministero delle Politiche agricole e della Regione Veneto - per intervenire direttamente e con forza in Germania, paese di produzione del “Prisecco”. Nel caso delle 14.400 bottiglie di “Rosecco”, uno spumante brut rosé che lo scorso febbraio è stato sequestrato dai funzionari dell’Istituto controllo qualità e repressione frodi di Conegliano prima della partenza per un’importante catena distributiva inglese, il vino era prodotto nel Trevigiano e quindi l’azione rientrava nell’area di giurisdizione italiana, gestita con il massimo rigore dal Ministero e dall’Icqrp e molto efficace anche in termini di visibilità riscontrata. La preoccupazione per il “Prisecco”, bevanda analcolica frizzante nelle versioni bianco, rosé e rosso (ulteriore indicazione della sua totale estraneità al Prosecco), nasce dal fatto che esso non è sottoposto  alla giurisdizione italiana perché viene prodotto in Germania e distribuito nel canale hard discount «che in quel Paese rappresenta il 50% del mercato».  Come si è arrivati a scoprire l’inganno di un nome che sul web risulta presente con 11.500 voci e che ha spinto Franco Manzato, assessore all’agricoltura della Regione Veneto, a minacciare anche un’azione legale per danno economico? «I nostri 150 consorziati rappresentano una squadra ispettiva molto efficace, che ci segnala prontamente i casi di frode», continua Vettorello. E dichiara di essere pronto a intervenire a livello legale anche contro altri scimmiottamenti come il “Pro rosé secco”, ennesima imitazione ingannevole riscontrata in Germania. Quali saranno gli esiti? Noi brindiamo al suo successo come rimedio contro truffe esistenti e come deterrente per nuovi inganni. Naturalmente riempiendo i bicchieri con Conegliano Valdobbiadene Docg o Prosecco rigorosamente Doc.

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