Perrier-Jouët a Milano con passaggio di consegne
La degustazione di Champagne Perrier-Jouët durante la Milano Wine Week sancisce ufficialmente il passaggio di consegne fra chef-de-cave. Hervé Deschamps passa il testimone a Séverine Frerson, da due anni in azienda.
In verità, dice Leo Damiani, che in Italia gestisce la Maison di Epernay per conto della famiglia Antinori (come distributore), questo illuminante incontro era stato pensato per Vinitaly, mesi fa, a suggello dell’importante passaggio di consegne tra chef–de-cave, ovvero il momento più importante per uno Champagne.
Un ruolo di enorme responsabilità
Ce lo gustiamo invece a Milano, nel mezzo della Milano Wine Week: in sala Damiani e Alberto Lupetti, tra i massimi conoscitori italiani (e non solo) della Champagne, e sul monitor in collegamento da Epernay, Hervé Deschamps e Séverine Frerson, quest’ultima ora compiutamente a capo della produzione di Perrier-Jouët, in un ruolo “sacro” in Champagne, di enorme responsabilità (come anticipato qui).
Il saluto di Séverine Frerson, nuova chef de cave di Perrier-Jouët
Il saluto di madame Frerson, ottava chef-de-cave della Maison 1811, è all’insegna delle origini: “Sono una donna della champagne, sono cresciuta qui, ma onestamente i miei genitori si occupavano di medicina, non di vino. Però tra i miei amici vi erano molti produttori o appassionati di Champagne e ho deciso di seguire questa strada. Lavoro in questa Maison da 2 anni”, spiega Frerson, “e ho colto due elementi chiave, il rispetto della continuità e la capacità di esprimere e valorizzare il calore umano”.
La degustazione
di Champagne Perrier-Jouët
Di seguito i vini degustati, dove la nota dominante, come nello stile della Casa, è sempre lo Chardonnay.
Perrier-Jouët Blanc de Blancs
100% Chardonnay dai migliori cru della regione
Sulla base dell’annata 2017 (ma non è un millesimato), dice Deschamps, che l’ha inventato: “Abbiamo lavorato per esaltare il potenziale di fiori bianchi e frutta fresca, ma conserva la struttura decisa, con un tocco seducente finale”. Dona note primaverili di magnolia, fiore d’acacia, zagara, pesca e pera, zenzero, limone e un soffio biscottato. Al palato è fresco, senza graffi, e il finale è armonico con tocchi di frutta fresca e rotondità. Ha la leggerezza della primavera, come sottolinea Séverine. Vino ideale da aperitivo. Attenzione, suggerisce Hervé sfatando un mito: evitare le ostriche. Lo iodio dell’ostrica dice, talvolta di sposa col salino, ma può anche creare troppo contrasto. Meglio gamberi, granchio, capesante. Secondo Séverine, però, che evidentemente non disdegna l’accostamento: “meglio quelle fini, sapide e minerali, con una certa texture che si fonde in bocca”.
Cuvée Belle Epoque 2012
Chardonnay 50%, Pinot noir 45%, Pinot Meunier 5%
Passiamo ad assaggiare l’icona della Maison. Da un’annata “quasi normale, con vendemmia a settembre, tutti e tre i vitigni al meglio, precisa e serica”. La Belle Epoque è sempre millesimata, almeno sei anni in cantina, quota fissa del 50% di Chardonnay dai villaggi di Cramant, Avize e Mailly. Il profumo è di pera, pesca sciroppata, agrumi canditi, limone, pompelmo, pasta mandorla, burro e vaniglia. L’attacco in bocca è di una leggerezza che lascia il passo corpo del Pinot noir. Lo Chardonnay persiste sulla lunghezza. Secondo gli enologi “potrà invecchiare 10-20 anni”.
Cuvée Belle Epoque Rosé 2010
Pinot noir 50%, Chardonnay 45%, Pinot Meunier 5%
L’annata era partita bene, poi le piogge hanno guastato la festa e si è potuto produrre eccellenza solo selezionando severamente, per cui in Perrier-Jouët si è deciso di puntare tutto sul rosé. È stata mantenuta una buona dose di Chardonnay e il vino si presenta rosé pallido. Al naso invitante con note di pompelmo rosa, fragoline e lampone, floreale (rosa). Bocca delicata e floreale. Molto teso sul finale promette una straordinaria serbevolezza.
Cuvée Belle Epoque Blanc de Blancs 2006
Chardonnay 100%
Un’invenzione di Hervé Deschamps datata 1993, ha avuto grande successo. Questo millesimo fu caratterizzato dal sole e le “texture” delle basi erano molto mature. Nasce dalle parcelle migliori di Chardonnay, che lasciano trasparire tutta la mineralità del terreno. È complesso, ampio spettro: fungo, acacia, radice, albicocca, pesca gialla, spezie, limone candito, zenzero, cumino. In bocca è cremoso e teso, con un’ottima acidità finale che ha richiesto un dosaggio importante. “Potenza vestita di velluto”, la definisce Séverine.
Cuvée Belle Epoque 1999 in magnum
Chardonnay 50%, Pinot noir 45%, Pinot Meunier 5%
Gran finale, con un vino straordinario che ha smentito un luogo comune, come ricorda Alberto Lupetti: “Fu un’annata molto calda, il che – secondo qualcuno – penalizza la longevità degli Champagne. È falso. Invecchiano benissimo”. Degorgiato nel 2007-08, è poi rimasto 12 anni in bottiglia, “il che sfata un altro mito”, continua Lupetti: “Che siano più interessanti gli Champagne sboccati recentemente, mentre così si può apprezzare la straordinaria evoluzione del vino”, così come era stato pensato. Aromi leggermente evoluti, mandarino, spezie, pesca mandorla, vaniglia, albicocca, tabacco biondo. Carezzevole in bocca, vellutato, charmant, ricco. Ancora integro.
Foto credit: Justin Jin
Tag: Champagne, chef de cave, Hervé Deschamps, Milano Wine Week 2020, Perrier Jouët, Séverine Frerson© Riproduzione riservata - 10/10/2020