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Per dimostrare che “Vino è salute” il mio sogno è fare il testimonial

Per dimostrare che “Vino è salute” il mio sogno è fare il testimonial

Un’interessante riflessione del giornalista Cesare Pillon sul binomio vino-salute, attraverso il racconto personale del rapporto con il nettare di Bacco. Lo spunto è la reazione al Beating Cancer Plan approvata a febbraio dal Parlamento Europeo.

Nei giorni in cui tutta la filiera vitivinicola italiana era insorta compatta protestando perché la relazione sul Beating Cancer Plan approvata in dicembre dal Parlamento europeo apriva la strada a misure proibizioniste e chiedeva perciò di modificarla, mi ha irritato, lo confesso, che il vino fosse costretto alla difensiva su quel terreno. Sono infatti convinto, e da tempo, che bisogna smetterla di giustificare il ruolo della bevanda di Bacco nel complesso rapporto tra “Vino e salute”. Secondo me bisogna invece mettere con decisione l’accento su una affermazione inequivocabile, il “Vino è salute”.

Il problema della percentuale di alcol

Prevedibile la reazione: ma come? Il vino contiene alcol, e l’Organizzazione mondiale della sanità ha inserito l’alcol tra gli alimenti cancerogeni. Inutile far presente che il contenuto di alcol nel vino non arriva al 15%: “Non esiste un livello sicuro di consumo di alcol”, sosteneva la relazione del Parlamento europeo sul Piano Anti Cancro che è poi stata fortunatamente corretta. E meno male! Purtroppo la soluzione raggiunta è un compromesso non proprio entusiasmante ma obiettivamente non si poteva ottenere molto di più, limitandosi a contestare la nocività dell’alcol nel vino solo sul piano quantitativo.

Davvero il vino è cancerogeno?

È il concetto che secondo me bisogna ribaltare, perché il problema è qualitativo. Il vino non è alcol, e l’alcol che contiene si è trasformato in vino: non è un veleno reso inoffensivo perché in piccola dose, è una fonte di salute oltre che di piacere. Si comporta come l’energia nucleare, che sotto forma di bomba è letale; ma se alimenta una centrale elettrica è straordinariamente preziosa (anche se poi eliminare le scorie radioattive quando ha esaurito il suo compito è un problema non da poco; ma questo è un altro discorso). Nel caso specifico, nessuno può mettere in dubbio che l’alcol possa essere cancerogeno, se è stato accertato da ricerche scientifiche, però è difficile credere che sia cancerogeno il vino: lo si beve da svariati millenni, possibile che nessuno se ne sia mai reso conto prima?

Un elemento della sanissima dieta mediterranea

Quando si tirano in ballo le ricerche scientifiche, poi, non sarebbe il caso di ricordare che il vino è un elemento della dieta mediterranea, la cui salubrità da queste è stata documentata? Ecco, è da qui che vorrei partire, non solo perché è in Italia che la dieta mediterranea è nata e studiata, ma anche perché è un Paese la cui popolazione beve vino abitualmente per secolare tradizione e allo stesso tempo è una delle più longeve del mondo, seconda soltanto a quella del Giappone. Ed è proprio per questo che devo confessare di avere un sogno: vorrei essere il testimonial dello slogan “Vino è salute”.

Le caratteristiche del testimonial

Nutro questa ambizione per un motivo concreto; le mie caratteristiche, come si richiede a un testimonial, dimostrano effettivamente la positività del vino sul piano salutare e garantiscono quindi la veridicità di quella affermazione. È da più di 70 anni, infatti, che bevo vino. Da quando ho cominciato ad apprezzarlo, nel 1950, e da allora ne ho sempre, ma proprio sempre, bevuto almeno un bicchiere a pranzo e a cena.

Bere vino per passione e per lavoro

Dal 1979, poi, cioè da quando ho imboccato la strada del giornalismo enogastronomico, la dose quotidiana è cresciuta, abbastanza spesso, per via delle degustazioni necessarie per svolgere questo impegno professionale con conoscenza di causa. Debbo precisare che del vino non mi piace cogliere soltanto i profumi roteandolo nel bicchiere e percepirne gli aromi attraverso le mucose del palato: senza berlo non lo saprei degustare. Detesto sputarlo e perciò evito di farlo; non solo mi ripugna ma mi sembra un oltraggio a chi lo ha realizzato impegnandosi a fondo perché fosse della maggior qualità possibile.

Tuttavia con il vino non mi sono mai ubriacato: mi era successo una volta sola, giovanissimo, con i superalcolici e avevo promesso a me stesso che non ci sarebbe stata una seconda volta. Ho mantenuto la promessa e forse è per questo che sono diventato la dimostrazione vivente che bere vino ha fatto bene alla mia salute. Lo testimoniano le cifre. Ho già vissuto 91 anni e non ho alcuna intenzione di smettere, mentre mio padre, che non era astemio ma non beveva abitualmente vino, è morto a 63. Mi dispiace soltanto che quando succederà a me, me ne andrò nell’al di là con il rimpianto di non aver potuto realizzare il mio sogno. Mi manca la caratteristica fondamentale: perché il testimonial serva a qualcosa dev’essere un personaggio famoso. E io, che non frequento i social network e non ho neanche un follower, sono fuori gioco.

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© Riproduzione riservata - 11/07/2022

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