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Nals Margreid: l’efficienza della cooperativa

La cooperativa di Nalles, con i suoi 140 soci viticoltori per 150 ettari vitati, è tra le più moderne e funzionali della provincia autonoma; una realtà che dedica soprattutto al vigneto ogni forma di attenzione: impianti che salgono sino a 600-700 metri di altitudine, su terreni argilloso-calcarei, allevati sia a Guyot sia a pergola, con densità altissime per una viticoltura quasi di montagna, Bottiglia Chardonnay Nals Margreidfino a 6.000 ceppi per ettaro. Linea di eccellenza della casa è la Baron Salvadori, una “griffe” di cui fa parte il vino sul quale si investe di più dal punto di vista della tenuta nel tempo, l’Alto Adige Chardonnay Baron Salvadori. Qual è il segreto della sua longevità? «Sono le vecchie viti», ci racconta l’enologo Harald Schraffl, «ubicate a Magrè su terreni calcarei, in un’area ad alta vocazionalità per lo Chardonnay. Le rese sono bassissime, non usiamo diserbanti e lavoriamo le piante in modo naturale. Solo le uve migliori sono destinate a questa etichetta. Il mosto fermenta in legno per una ventina di giorni, e qui affina per un anno, con continui bâtonnage delle fecce fini; infine, un anno di vetro e poi il

Harald Schraffl

Harald Schraffl

mercato». Cosa vi spinge a conservare le vecchie annate? «Si tratta di un vino che una volta maturo vede protagonisti i suoi profumi terziari, con una straripante mineralità. Troviamo molto interessante il conservarne una partita di ciascuna annata, per poi poterlo riassaggiare nel tempo e capirne il potenziale evolutivo e apprezzarne l’evoluzione in bottiglia». Quali le annate che vi stanno gratificando di più? «La recente 2007, ancora giovane con quei suoi profumi di banana e mango, è in fase di più compiuta armonizzazione, ma reputiamo abbia un eccellente avvenire di fronte a sé. Anche la 2006 è potenzialmente assai interessante. La più sottile 2002 mostra oggi grande eleganza, con note minerali e un tocco di amaretto e vaniglia. Davvero stupendo il nettare figlio della vendemmia 2000, per noi annata del cuore. Frutto di un’estate calda e di un’uva molto concentrata, si presenta ora opulento, complesso, ricco, buono da bere, ma anche versato a rimanere lunghi anni in bottiglia, per essere poi degustato magari come vino da meditazione».

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© Riproduzione riservata - 15/03/2010

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