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Monte Zovo e Le Civaie raccontati da Mattia Cottini

Monte Zovo e Le Civaie raccontati da Mattia Cottini

In assaggio tre etichette emblematiche: il Lugana Le Civaie 2020, al suo debutto assoluto, ma anche il mitico Calinverno, sul mercato con l’annata 2016, così come l’elegante Amarone della Valpolicella, figlio della Val d’Illasi.

Caprino Veronese nell’anfiteatro morenico del lago di Garda; Tregnago in Val d’Illasi; Pozzolengo e Desenzano nel comprensorio del Lugana. Sono queste le coordinate spaziali entro cui si muove la famiglia Cottini, titolare dei marchi Monte Zovo e Le Civaie.

Le tappe di una storia familiare

Mattia Cottini rappresenta la quarta generazione ed è il responsabile commerciale e marketing. «La nostra è una storia quasi centenaria», ci spiega nel corso di un digital tasting dedicato alla presentazione delle nuove annate. «Tutto comincia a inizio Novecento con il mio bisnonno. Per un certo periodo la produzione di uva viene affiancata alla frutticoltura; poi mio nonno, intorno agli anni Cinquanta, decide di specializzarsi nella viticoltura, avviando i primi imbottigliamenti». Il testimone passa in seguito ai figli: Diego (papà di Mattia e Michele) e Marco. «Prima l’azienda si chiamava Cottini Raffaello, come il nonno. Il brand Monte Zovo è nato alla fine degli anni Novanta, quando papà e lo zio Marco hanno deciso di intraprendere strade diverse».

Tre tenute per 140 ettari

Oggi Monte Zovo produce circa 1 milione di bottiglie, scegliendo di vinificare esclusivamente uve di proprietà. Gli ettari di riferimento sono 140, suddivisi in tre Tenute. «La Tenuta di Caprino Veronese risale al 1965 e può contare su 70 ettari. Le vigne sono ai piedi del monte Baldo e in località Spiazzi, tra gli 850 e i 900 metri di altezza. Tra Mezzane e Tregnago, invece, possediamo 50 ettari e il fruttaio per l’appassimento delle uve destinate alla produzione dell’Amarone e dei grandi rossi di Valpolicella. Dieci anni fa siamo arrivati anche nella zona del Lugana, dove abbiamo acquisito la Tenuta Le Civaie. Gli appezzamenti – circa 30 ettari – sono sparsi tra Pozzolengo e Desenzano del Garda».

La Tenuta di Caprino Veronese si estende su su 70 ettari di vigneti certificati biologici

Dal biologico alla sperimentazione di uve piwi

Tra le parole chiave c’è sostenibilità, perseguita molto prima che diventasse un trend o un’esigenza ambientale. I vigneti in Valpolicella e nella zona del Lugana sono certificati Biodiversity Friend, mentre quelli della Tenuta di Caprino nel 2018 hanno concluso l’iter per la certificazione biologica. In azienda la sostenibilità va di pari passo con la sperimentazione, che da sempre contraddistingue i vini di Monte Zovo. «Per abbattere l’uso di prodotti chimici, un paio di anni fa a Caprino Veronese abbiamo avviato un progetto in collaborazione con la Fondazione Mach di San Michele all’Adige, impiantando alcuni ettari con varietà resistenti alle malattie fungine, i cosiddetti vitigni Piwi».

3 + 10 ettari e il progetto di due nuovi vini

Come spiega Mattia Cottini, tre ettari sono stati destinati alla creazione di un campo sperimentale con 3 mila ceppi per ettaro gestito direttamente dalla Fondazione Mach, che ha impiantato numerose varietà Piwi per creare una banca genetica e studiarne il comportamento. A questi si aggiungono 10 ettari condotti direttamente dalla famiglia Cottini. «Ci siamo concentrati in particolare su alcune cultivar, come il Johanniter e il Bronner, che stiamo monitorando in un’ottica di vinificazione. Il prossimo obiettivo, infatti, è quello di produrre due nuovi vini – un bianco e un rosso – da uve resistenti».

Il debutto del Lugana Le Civaie (vendemmia 2020)

Ma torniamo al presente e alle ultime annate. Il 2020 segna un debutto importante: la prima uscita sul mercato del Lugana Doc Le Civaie, che porta il nome della Tenuta. «L’acquisizione risale a 10 anni fa, ma solo adesso le vigne hanno raggiunto l’età giusta per esprimere al meglio il terroir». Le uve, Turbiana in purezza, arrivano da due appezzamenti: il 70% della massa cresce a Pozzolengo, su suoli di tipo morenico ai piedi della torre di San Martino della Battaglia. Il restante 30% proviene dai vigneti di Desenzano sul Garda, più pianeggianti e ricchi di argille bianche». Pozzolengo dona struttura e una bella spalla acida al vino; Desenzano apporta sapidità e mineralità. Il risultato è un Lugana di grande pulizia e ricchezza olfattiva, di corpo ma senza venir meno ad una rinfrescante agilità. La scelta di aspettare qualche anno prima di imbottigliarlo si è dimostrata vincente.

La magia del Calinverno 2016

Monte Zovo è conosciuta nel mondo soprattutto per il Caliverno, Rosso Veronese Igt. Un vino unico, nato ormai più di 20 anni fa da una felice intuizione di Diego Cottini (ne abbiamo già parlato qui). È il risultato di un appassimento lento e suddiviso in due fasi: la prima avviene sulla pianta e la seconda in fruttaio. In questo modo si ottiene la massima espressività aromatica di tutte le varietà che compongono il blend: Corvina (70%), Rondinella (20%), Croatina (5%) e Cabernet Sauvignon (5%).
«Non si può parlare del Calinverno senza fare riferimento al particolare microclima di Caprino Veronese. Le viti, a giro poggio, si trovano tra i 350 e i 400 metri; sono esposte ad est-ovest e hanno tra i 12 e i 25 anni. Il terreno è di natura morenica con scheletro ghiaioso. La zona beneficia delle brezze del lago di Garda che permettono di lasciare le uve in pianta indicativamente fino ai primi di novembre. Dopo una forte cernita, i grappoli arrivano in fruttaio. Ovviamente il Calinverno nasce solo nelle annate migliori».
È il caso della 2016, dal decorso regolare, senza stress idrici o fenomeni climatici di particolare rilievo. Nel calice troviamo un rosso dal bouquet caleidoscopico di fiori essiccati, fieno, lampone, ciliegia sotto spirito, poi accenni di tabacco e cioccolato. In bocca il sorso è ampio, concentrato, fresco; la trama tannica setosa e avvolgente.

Amarone 2016, moderno e vibrante

Un altro cavallo di battaglia della Cantina Monte Zovo è l’Amarone della Valpolicella Docg. Si tratta di un Amarone di alta collina e i vigneti si trovano nella Valpolicella Orientale, senza dubbio la zona più selvaggia e incontaminata. In tutto 50 ettari tra i 450 e i 600 metri di altezza sulla collina che divide Mezzane da Tregnago. Le vigne sono esposte a nord-sud ed est-ovest, con un’età media di 12 anni. I terreni sono di tipo calcareo-marnosi, con una densità di impianto a guyot di 6.000 ceppi per ettaro.  Il blend prevede Corvina, tra il 55 e il 65%, Corvinone, tra il 25 e il 35% e Rondinella, tra il 5 e il 15%. «La fermentazione avviene in vasche in acciaio inox, dopo che le uve sono state diraspate, e dura circa 20 giorni a 20-24°C. L’affinamento prosegue in barrique di rovere francese di I passaggio per 14 mesi più altri 6 in tini troncoconici. Dopo un’attenta valutazione, si effettua il blend che resta 6 mesi in acciaio. Poi in bottiglia per almeno altri 12 mesi». L’annata 2016 ci regala bell’esempio di Amarone moderno, che unisce struttura e rotondità, ma resta vibrante ed elegante. Lungo finale di frutta matura, speziatura dolce e note di cacao. Già godibilissimo, ha un grande futuro davanti a sé.

Foto di apertura: Mattia Cottini è il responsabile commerciale e marketing di Monte Zovo

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© Riproduzione riservata - 30/05/2021

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