Moët & Chandon presenta Grand Vintage 2006. Com’è e come sarà
Il debutto in Italia dello Champagne Grand Vintage 2006 Moët & Chandon va in scena a Venezia. Un sole inconsueto d’inizio ottobre ci accoglie nella laguna, mentre l’attraversiamo alla volta di Murano. Qui ci incanta la padronanza e l’apparente semplicità dei gesti con cui il mastro vetraio dà forma al suo progetto. E ritroviamo la medesima maestria nel calice, la sera, assaggiando l’ultimo millesimato della Maison. Il Grand Vintage 2006 ricorda per equilibrio l’annata 2002, forse la più grande, e ben rappresenta la concezione di libertà che accompagna le Grandi Annate. A differenza di Brut Impérial, che identifica la costanza dello stile Moët, Grand Vintage è frutto e simbolo di una precisa vendemmia: ogni annata prodotta (solo 71 in 170 anni) è diversa per carattere ed evoluzione nel tempo. Ospiti della splendida PalazzinaG – e accompagnati dai piatti dello Chef de Cuisine Pascal Tingaud – abbiamo provato a immaginare come evolverà il 2006, degustandolo con altri due Grand Vintage di personalità affine, che potremmo definire “intense”: il 1985 e il 1999.
IL PROTAGONISTA – Il Grand Vintage 2006 è il primo vero figlio di Benoît Gouez – in azienda da quindici anni, ma Chef de Cave dal 2005. Tutti gli Champagne della Maison nascono dalla triade Chardonnay – Pinot noir – Meunier, perché quest’ultimo, secondo Gouez, rappresenta “un ponte fra gli estremi delle altre due varietà”. L’andamento climatico altalenante del 2006 – luglio molto caldo, agosto piovoso e un soleggiato settembre; in definitiva, una vendemmia di calore – ha donato grande pienezza allo Chardonnay (42%, con Pinot noir 39% e Meunier 19%). Il risultato, dopo 7 anni d’invecchiamento (il dégorgement è di marzo 2013), è uno Champagne moderno, dove il palato ricco e intenso si accompagna a un finale fresco, piacevolmente amaro, pulito. Contraltare nel piatto, una delicata fregola sarda e vongole, che richiama la texture delle bollicine.
PREVISIONI À REBOURS… – I secondi – piccola mousse di luccio ai gamberi e carré di vitello alla salsa Satay – sono il regno del Grand Vintage Collection 1985 Magnum. La raccolta tardiva e l’acidità molto elevata caratterizzarono la vendemmia di questa Grande Annata, la numero 57 della Maison. Il bilanciamento delle uve vede una prevalenza di Pinot noir (50%), con Chardonnay e Meunier in uguale percentuale (25%); il dégorgement risale al 2002. L’evoluzione di questo Champagne, eccellente ma non sempre perfetta (per il lieve sentore di tappo di alcune Magnum), si traduce nel calice in una sinfonia di terziari. Spicca l’affumicato, che sposa perfettamente l’abbinamento culinario. E si conclude con il Grand Vintage Collection 1999 (dégorgement nel 2008), il 66esimo della serie. La vendemmia aveva visto un’ottima performance del Meunier, ben maturato, che infatti nel blend pesa il 31%, come lo Chardonnay, mentre il Pinot noir corrisponde al 38%. All’assaggio stupisce per morbidezza: in bocca è rotondo, cremoso, intenso ed elegantissimo, con un finale di grande pulizia. L’accostamento a una tartelletta alla birra (stout) non è privo d’interesse, ma preferiamo degustarlo a parte, perché il dolce non prevarichi.
…E NEL FUTURO – La vendemmia 2014 come sarà? È ancora presto per giudicare. Per ora sembra che luglio e settembre si siano invertiti: quest’ultimo mese di sole e bel tempo sta salvando la maturazione in vigna. Per Chardonnay e Pinot noir oggi il problema non si pone, perché la qualità delle uve ben promette per la cantina. Il futuro prossimo del Meunier, invece, potrebbe non essere così roseo. Quindi l’ipotetico Grand Vintage 2014 Moët & Chandon potrebbe derivare, per la prima volta, dal blend dei due estremi? Benoît Gouez non si espone. Non resta che attendere il responso del tempo.
Tag: Benoît Gouez, Champagne, evento, foodpairing, Grand Vintage 1985, Grand Vintage 1999, Grand Vintage 2006, Moët & Chandon, tasting, Venezia© Riproduzione riservata - 08/10/2014