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Lusenti e la sorpresa Malvasia

15 Luglio 2010 Roger Sesto
Storica realtà di Vicobarone, condotta dal 1961 dalla famiglia Lusenti, ha saputo coniugare la valorizzazione dei vitigni autoctoni dei Colli Piacentini: Bonarda, Barbera, Croatina e soprattutto Malvasia di Candia, con l’affermazione di varietà internazionali, Cabernet Sauvignon in primis. I vigneti si estendono per 15 ettari sulle colline di Ziano Piacentino e in Località Case Piccioni, in tre luoghi diversi esposti a sud e sud-ovest. È proprio con la Malvasia, spiazzandoci un po’, che Lodovica Lusenti sfoggia la capacità evolutiva dei suoi vini. Da tempo il Colli Piacentini Malvasia Bianca Regina, vino bianco secco di punta della Cantina, è conservato anno dopo anno in azienda, per valutarne la capacità evolutiva, con risultati sorprendenti per un vino non pensato come prodotto da invecchiamento. Tra le varie annate, qual è quella che più le è rimasta impressa? «La 2002!», sottolinea Lodovica, «un vino che nonostante gli anni in bottiglia, a dispetto di una zona di produzione da sempre versata ai frizzanti beverini, sa oggi esprimere al meglio, con la sua intensità e persistenza aromatica, l’integrità del vitigno». Come mai, secondo lei? «Perché non è un prodotto “costruito”, ma è vino di territorio, che ne esalta il potenziale». Ma non si è sempre detto che il 2002 fu un disastro di annata? «In realtà è stato proprio il lungo percorso in bottiglia a riequilibrare le asperità di un millesimo piovoso e difficile. Va detto che per arrivare a questo risultato, fondamentale è stato l’accurato lavoro in vigna: eliminazione delle foglie e diradamento dei grappoli hanno ottimizzato l’esposizione solare e limitato il ristagno dell’umidità, oltre alla naturale e favorevole esposizione del vigneto: ciò ha condotto all’indispensabile premessa di poter partire da uve sane e mature. Un vino, in questo senso, che non è nato per caso, ma nel quale la mano dell’uomo una volta tanto è stata positivamente cruciale, come spesso accade nei millesimi più complicati».

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