Luigi Moio sul prossimo congresso Oiv: «Sarà un evento storico»
L’Organizzazione internazionale della Vigna e del Vino festeggia i suoi primi cento anni e, in occasione del 45° congresso in programma dal 14 al 18 ottobre a Digione, inaugura la nuova sede.
Il 29 novembre 1924 nasceva a Parigi l’Oiv: un’istituzione scientifica e internazionale per la tutela e la diffusione del patrimonio culturale della vite e del vino. Dopo un secolo di studi, il suo ruolo è ancora oggi indispensabile. Ne abbiamo parlato con Luigi Moio, enologo, professore universitario e, dal 2021, presidente dell’Oiv.
Il centenario dell’Oiv: tempo di bilanci e nuove sfide
Fare il bilancio degli ultimi cento anni per guardare ai prossimi cento: sarà questo il focus del congresso annuale che dal 14 al 18 ottobre riunirà a Digione un’intera comunità impegnata nel trovare soluzioni alle sfide emergenti di un settore che, proprio come all’inizio del Novecento, si trova oggi in un momento cruciale.
«L’Oiv è un esempio di diplomazia scientifica a disposizione di tutta la filiera vitivinicola mondiale. Attualmente coinvolge 50 Paesi membri, quasi 51, con la Cina pronta a farne parte dal prossimo novembre», afferma il presidente Luigi Moio. E continua: «Fin dalla sua creazione, l’organizzazione ha svolto un lavoro fondamentale in difesa del vino, promuovendo gli scambi internazionali e sostenendo lo sviluppo dell’intera filiera».
Un evento che entrerà nella storia
«Essere presidente dell’Oiv in questo momento storico è per me un grande onore e una grande responsabilità» dichiara Moio, senza nascondere la sua emozione in vista dell’evento. «Quello che accadrà a ottobre rimarrà nella storia mondiale del vino e porterà alla definizione di una dichiarazione comune sul futuro del settore». Tutto, infatti, è pronto per l’apertura del congresso, in vista del quale è stato presentato un francobollo commemorativo con una tiratura di 600.000 copie raffiguranti l’Hôtel Bouchu d’Esterno. Lo storico edificio di Digione, dopo un attento lavoro di restauro, si prepara a ospitare la sede dell’Oiv.
Digione: una nuova casa e un ritorno
«L’organizzazione in passato non ha mai avuto una sede fissa, quindi finalmente ci sarà un edificio molto bello in grado di conferirle anche un’identità materiale», spiega Moio, rivelando, inoltre, il suo particolare legame con la storica capitale della Borgogna: «Ho avuto la fortuna di essere stato eletto nel periodo del centenario, ma anche nel momento del trasferimento della sede. La vita, però, riserva delle sorprese meravigliose. Io, proprio a Digione, ho completato i miei studi di dottorato e qui ho vissuto quattro anni, tra il 1989 e il 1994, con i miei figli piccoli. Dopo trent’anni ritorno a Digione come presidente dell’Oiv».
La cuvée del centenario
Durante il triennio di presidenza, il professor Moio ha dato un contributo anche alle celebrazioni per i 200 anni dalla nascita di Louis Pasteur, figura chiave per lo sviluppo della microbiologia e della scienza enologica. In occasione di questo evento, Moio ha proposto di produrre un vino simbolico: una cuvée a base di uve Pinot nero provenienti da vigne ad Arbois vicine a quelle impiegate dallo stesso Pasteur per i suoi esperimenti. La cuvée del centenario sarà il vino del congresso e un omaggio alla dimensione scientifica e diplomatica che l’Oiv incarna. «È un vino che non è legato a un singolo Paese, è universale, proprio come le scoperte di Pasteur», spiega Moio.
Il ruolo dell’Italia e un patrimonio da difendere
Così come universali saranno i temi protagonisti del congresso, in particolare la sostenibilità e la crisi climatica che stanno portando a ripensare l’agricoltura. «Dobbiamo capire come continuare a produrre vini di qualità in questo scenario cambiato dal punto di vista climatico, rispettando l’ambiente e i consumatori». Moio sostiene, dunque, come sia necessario far ripartire la selezione sulle varietà riflettendo anche sul principio della vocazionalità dei suoli. «Dobbiamo capire bene dove e in che modo continuare a fare viticoltura di qualità», prosegue il presidente. «L’Italia, in questo contesto, ha un vantaggio competitivo grazie alla diversità delle sue varietà e alla loro capacità di resistere a condizioni climatiche mutevoli, purché vi sia disponibilità idrica. Inoltre, aggiunge, «non possiamo nemmeno immaginare una viticoltura senza le sue regioni più storiche e iconiche poiché rappresentano un patrimonio insostituibile».
L’importanza del trasferimento culturale tra le generazioni
Un altro tema di primaria importanza riguarda il calo dei consumi di vino tra i giovani. Moio attribuisce questo fenomeno all’«interruzione del trasferimento culturale tra le generazioni» vedendo nell’educazione, nella conoscenza e nel dialogo internazionale ancora una volta promossi dall’Oiv, la principale soluzione. «È fondamentale trasmettere alle nuove generazioni il valore culturale e storico del vino, attraverso programmi formativi che illustrino i benefici culturali, fisici e mentali di questa bevanda ,ma anche i rischi legati all’alcol. In questo contesto, l’enoturismo gioca un ruolo cruciale, permettendo ai giovani di scoprire la bellezza del vino attraverso esperienze dirette e coinvolgenti».
Il futuro del vino è racchiuso nella bellezza e nella diversità
Il professor Luigi Moio offre, dunque, una visione appassionata e lucida sul futuro e sulle sfide che attendono un settore la cui chiave vincente risiede, però, nella bellezza: «In veste di presidente Oiv, professore e divulgatore, mi auguro di poter trasmettere alle future generazioni la bellezza del vino. L’ho scritto anche nel mio libro» – il “Respiro del vino”, saggio scientifico pubblicato nel 2016 è diventato un best-seller con più di 50.000 copie vendute in Italia (ndr). «Perché questa bevanda, in una società che va sempre di più verso l’omologazione, è uno straordinario esempio di diversità».
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