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Le uve “minori” esaltano il Gragnano

25 Novembre 2019 Roger Sesto
Le uve “minori” esaltano il Gragnano

In area Sorrentina Gilda e Salvatore Martusciello, titolari dell’omonima azienda di Quarto (Napoli), si dedicano con scrupolo alla riscoperta di numerosi antichi autoctoni del comprensorio, contribuendo alla straordinaria biodiversità dello stesso.

Racconta Salvatore: «Nella produzione dell’Ottouve, Penisola Sorrentina Gragnano Doc concorrono per il 60% Piedirosso, Sciascinoso e Aglianico e per il restante 40% alcuni vitigni che all’epoca del riconoscimento della denominazione (1994) non erano ancora stati censiti e classificati, e che dunque non potevano essere esplicitati nel disciplinare se non sotto la voce “altri”». Successivamente la Regione avviò degli studi ampelografici per identificarli, giungendo al riconoscimento di varie cultivar, quali Suppezza, Castagnara, Olivella e Uva Sabato, e per alcune di esse si avviò il lavoro di classificazione ampelografica.

Salvatore e Gilda Martusciello

La scommessa dell’Ottouve di Martusciello

«Da qui l’idea», riprende Martusciello, «di chiamare Ottouve il nostro Gragnano. Vogliamo sottolineare che il quid in più di questo vino è rappresentato proprio da queste uve “minori” a suo tempo non dichiarabili». In particolare queste bacche infondono complessità aromatica, freschezza e armonia che Piedirosso e Aglianico in purezza faticano a dare.

Nella foto: grappoli di Suppezza

Per conoscere gli altri autoctoni della Campania clicca qui.
L’articolo sui vitigni autoctoni campani prosegue su Civiltà del bere 5/2019. Se sei un abbonato digitale, puoi leggere e scaricare la rivista effettuando il login. Altrimenti puoi abbonarti o acquistare la rivista su store.civiltadelbere.com (l’ultimo numero è anche in edicola). Per info: store@civiltadelbere.com

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