In Italia In Italia Elena Erlicher

Le Famiglie dell’Amarone chiamano “alle armi”

Le Famiglie dell’Amarone chiamano “alle armi”

Nuovo capitolo della vicenda che vede in contrasto le Famiglie dell’Amarone (che riuniscono 12 tra i più importanti produttori del vino con un fatturato annuale di 140 milioni di euro) e il Consorzio Tutela Vini Valpolicella, reo, secondo l’associazione, di voler modificare il disciplinare di produzione in favore di una produzione indiscriminata del prodotto d’eccellenza simbolo del territorio (leggi Le Famiglie dell’Amarone dicono no alla modifica del disciplinare). Dopo aver rotto il tavolo di trattativa, per scongiurare “quest’azione killer” e “vero e proprio colpo di grazia”, come l’ha definito Marilisa Allegrini, presidente delle Famiglie dell’Amarone, l’associazione ha lanciato un appello per riunire tutti i produttori di qualità, «a partire da quelli di collina che hanno a cuore le sorti dell’Amarone», e opporsi alla prossima assemblea del 10 maggio indetta da Consorzio alle «modifiche capestro al disciplinare», che sarebbero «una sorta di condono per chi già pratica, indisturbato, una produzione mai consentita dal regolamento».

NUOVI ISCRITTI E TUTELE – Inoltre, l’associazione (che comprende Allegrini, Begali, Brigaldara, Masi, Musella, Nicolis, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant’Antonio, Tommasi, Venturini e Zenato) ha modificato il regolamento interno per consentire l’ingresso ad altri produttori. E il 10 maggio, afferma il vicepresidente Stefano Cesari, «proporremo l’aggiunta all’articolo 3 (dichiarante le delimitazioni delle zone produttive tra Classica, Doc e Valpantena) di una specifica declaratoria che differenzi la collina dalla pianura. Tale differenziazione è già contenuta nella Carta Angelini del 1998 (“Delimitazione dell’area a più alta vocazione viticola”) ed è a questa che noi intendiamo riferirci».

QUALITÀ VS QUANTITÀ – «Ciò che ha determinato la mancanza di progettualità condivisa e la conseguente rottura del tavolo», dice Sandro Boscaini di Masi, referente al tavolo di concertazione delle Famiglie dell’Amarone con il Consorzio Tutela Vini Valpolicella, «è stata principalmente un’abissale diversità di vedute: la nostra ha un approccio qualitativo basato sulla vocazione del vigneto per cui l’Amarone si può produrre solo nei terreni vocati, quella del Consorzio pone obiettivi di quantità, sulla base delle richieste del mercato. Non per nulla negli ultimi 15 anni l’aumento della produzione è stato del 1.140%, ma l’Amarone non è una commodity e la sua fortuna nel mondo è dovuta al nostro assunto, non al loro».

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© Riproduzione riservata - 08/05/2013

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