In Italia In Italia Elena Erlicher

Le due Vitovska del Carso

Le due Vitovska del Carso

L’Associazione dei viticoltori carsolini vuole investire sulla Vitovska, antica varietà autoctona, come volano per il rilancio eno-turistico della zona. I terroir dove nasce, il Carso e l’areale di Muggia, le conferiscono due anime differenti. Le abbiamo provate entrambe nel calice alla manifestazione Mare e Vitovska in Morje al Castello di Duino.

Un’uva, la Vitovska, per valorizzare tutto quanto il suo territorio di provenienza. È questo l’intento che si propone l’Associazione dei viticoltori del Carso, che da ben 17 anni organizza la manifestazione Mare e Vitovska in Morje (cioè mare in sloveno) dedicata al vitigno autoctono a bacca bianca e che sempre più vuole puntare sui suoi vini come veicolo per il successo eno-turistico della zona.
«Il Carso è molto più di un territorio geografico», ha dichiarato il presidente Matej Skerlj al convengo di apertura del 30 giugno al Castello di Duino, «è un vero e proprio scrigno di tesori culturali, che raccontano storie millenarie e tradizioni tramandate di generazione in generazione. È nostro dovere custodire questa ricchezza e garantire che sia trasmessa alle generazioni future».

Tesoro nascosto del Carso

«E per farlo dobbiamo lavorare con continuità con le istituzioni e i ristoratori; come “la goccia scolpisce la pietra non con la forza ma con la costanza”, per rievocare un antico detto carsolino», ha concluso Skerlj. Oggi il Carso conta appena 300 ettari coltivati a vite – fino a cent’anni fa erano mille – da una trentina di Cantine. E al suo interno (oltre a Malvasia istriana, Glera, Terrano) la Vitovska è una goccia. Si stima (un rilevamento dei dati certo non è ancora stato fatto) che se ne producano 100.000 bottiglie l’anno. Si tratta di un vero tesoro nascosto del Carso, un vitigno locale nato da un incrocio spontaneo tra Malvasia e Glera, non a caso gli altri due autoctoni a bacca bianca della zona.

Una varietà in simbiosi col territorio

In passato era chiamata Garganja (almeno fino a fine ’700), per poi assumere il nome odierno Vitovska, che deriva dallo sloveno vitica (viticcio dell’uva). La sua peculiarità, infatti, è quella di attorcigliarsi e si aggrapparsi, difendendosi dalle raffiche della Bora, senza spezzarsi né perdere grappoli, ma esponendosi naturalmente alle caratteristiche del territorio, con i suoi freddi inverni e le estati siccitose. La Vitovska, cresce sia su terreni cretacei del Carso (in provincia di Trieste e Gorizia) che su quelli marnosi-eocenici dell’Istria settentrionale – zona di Muggia e conca di Zaule – che hanno caratteristiche differenti. I primi siccitosi e calcarei, in cui l’acqua scarseggia, ma dove nelle doline (depressioni rilevanti) si raccoglie la terra carsica, argilloso-silicea, rossa per il ferro e il manganese, e molto fertile. I secondi dove l’acqua è più abbondante, e dove grazie alle lievi pendenze si raccoglie terriccio fertile.

Vitovska
Il nome Vitovska deriva dallo sloveno vitica (viticcio dell’uva), per la sua caratteristica di attorcigliarsi e aggrapparsi, difendendosi dalla Bora

Le differenze nel calice

Il primo, il terroir del Carso, dona ai vini colori compatti e profondi, profumi intensi e variegati, sensazioni minerali, buona struttura e prodotti decisamente longevi. Il secondo, che va dal margine del Carso triestino fino alla linea costiera, si contraddistingue per un substrato roccioso con presenza di terreno marnoso-arenaceo (flysch), terra gialla, dunque, che si differenzia sensibilmente da quello carsico. Questo tipo di terroir dona ai vini colori più decisi, percezioni olfattive più complesse, gradazioni importanti e prodotti longevi. Per approfondimenti consigliamo il libro Vitovska Frutto del Carso a cura di Stefano Cosma.
Durante la manifestazione Mare e Vitovska in Morje abbiamo potuto saggiare queste differenze, avendo a disposizione 50 Vitovske da 26 Cantine. Erano presenti anche 5 vignaioli ospiti (nel 2023 La Ricolla, Nevio Scala, Cascina delle Rose, Aleks & Simona Klinec e Alberto Burzi) che ogni anno sono selezionati dall’associazione perché condividono la stessa filosofia votata alla sostenibilità del territorio del Carso.

La nostra selezione dal Carso

La Vitovska 2021 di Bajta nasce a Sales, nel comune di Sgonico, da uve raccolte manualmente e vinificate e affinate, nella cantina scavata nella roccia, solo in acciaio. Ha un delicato bouquet floreale, con note di pera matura tipiche ed è fresco, armonico e morbido al palato. Gli altri due vini affinano in pietra, un trend che sta prendendo piede negli ultimi anni (nonostante il costo dei contenitori di circa 15 mila euro l’uno) così come quello del tappo stelvin anche per i vini da invecchiamento. Il Kamen 2017 di Zidarich sa di agrumi, macchia carsica e iodio e ha un sorso fresco, minerale, balsamico e lungo. La Vitovska Riserva 2020 di Škerlj matura in pietra e poi in legno per un bel colore giallo dorato, profumi di frutta candita, bosso e iodio, palato intenso ma rinfrescante con finale gessoso che ricorda quasi uno Chablis.

Il contenitore di pietra di Zidarich, usato sempre più dalle Cantine del Carso per affinare i propri vini

La nostra selezione dalla zona di Muggia

La Vitovska 2021 di Grgič affina il 30% in barrique e il restante 70% in acciaio ed è fine ed elegante con lieve retrogusto di mandorla. Infine segnaliamo lo Stenčnik 2021 di Cacovich, frutto di un uvaggio di Vitovska, Malvasia, Ribolla e Sauvignon, un tempo tipico della zona. Nasce da un antico vigneto di famiglia dove, come da tradizione, si piantavano le viti che si riteneva stessero bene insieme. Prende nome dalla brezza Stena che scende la sera portando aria fresca nei giorni d’estate. È frutto di macerazione e fermentazione spontanea. Al palato offre un sorso pieno e avvolgente, con intense note di frutta gialla che spiccano anche al naso.

Foto di apertura: alla manifestazione Mare e Vitovska in Morje in assaggio 50 Vitovske da 26 Cantine del Carso

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© Riproduzione riservata - 11/08/2023

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