La meglio gioventù vitata tra i calanchi abruzzesi

La meglio gioventù vitata tra i calanchi abruzzesi

Il racconto di un viaggio diverso dal solito per incontrare i volti emergenti dell’Abruzzo, tra Trebbiano, Pecorino e Montepulciano, tra convenzionale e naturale, tra mare e montagna. Qui la voglia di investire si traduce in una vera e propria sfida.

È facile, o almeno più facile fare i giovani vignaioli in Toscana o in Piemonte. Molto meno in Abruzzo, dove i valori di certi vini non sono certo ai livelli di Brunello e Barolo, e dove resistere o investire è davvero una sfida e richiede un amore un po’ folle per la propria terra. Eppur si muove qualcosa, ovvero esistono vivaci realtà che portano una brezza sulle colline di questa regione associata al binomio mare-montagna.

Fabio Tomei di Cantine Maligni, Matteo Zappacosta, Nic Tartaglia e Alessio D’Onofrio di Cascina del Colle

La simpatia di Fabio Tomei e il ritorno di Matteo Zappacosta

Il nostro viaggio comincia a Chieti, o meglio tra questa città e Torrevecchia Teatina con vista sul mare, a casa dei Maligni. Ispirano simpatia sin dal soprannome (il nome vero è Tomei): se l’è guadagnato Pasquale Tomei a seguito di una lite col parroco nella chiesa Santa Maria de Cryptis. Era il bisnonno di Fabio, 38 anni, che a 26 ha creato l’azienda vinicola. E Fabio Tomei cura 10 ettari di Cococciola, Trebbiano, Passerina, Pecorino, Montepulciano e qualche filare di Aglianico, allevati a spalliera e a pergola, particolarmente utile in questi anni di grande caldo, perché preserva l’evapotraspirazione. Fabio segue pratiche di agricoltura integrata, e nelle annate buone praticamente biologico. Tra i vini assaggiati vogliamo segnalare l’Inebrio, un Montepulciano vinificato in acciaio, da tutti giorni, frutta rossa totale, semplice e succoso, pura piacevolezza a un prezzo da non credere.
Sulla strada del tratturo magno “L’Aquila-Foggia” conosciamo Matteo Zappacosta, 25 anni. Dal 2008 asseconda una passione del padre che, di mestiere, fa altro. Dopo le prime esperienze di viaggio, a Matteo è venuta la “voglia ’e turnà” e ci crediamo: dalla sua terrazza, in una rigogliosa primavera il profumo è una carezza, il verde intenso da far male e la cima della montagna ancora innevata è uno squillo di tromba. Matteo, in questo paradiso, alleva Montepulciano, Trebbiano e Pecorino. Ci mostra “l’arena”, una nuova vigna sotto la cantina, che è microscopica ma con equipaggiamenti scintillanti di nuovo dove regnano ordine e pulizia. Sono biologici dal 2013. Mediamente buoni tutti i suoi vini, l’emozione è scattata assaggiando Minuccio, un Trebbiano d’Abruzzo Doc intenso e cremoso, con profumo di foglia di tè, mela rossa croccante, pesca. Grande presenza in bocca, ricchezza, profondità, piacevole tocco fenolico.

Abruzzo giovani viticoltori
I vini naturali di Max D’Addario di Marina Palusci celebrano
l’amore dell’uomo per il territorio

Lo sgamato Nic Tartaglia e il sornione Max D’Addario

Ad Alanno nel Pescarese, sottozona di Casauria, incontriamo Nic Tartaglia, figlio di un simpatico (e gaudente) rappresentante di prodotti agricoli che ci fa compagnia con salumi eccellenti. Nic ha il sorriso del compagno di classe “sgamato”, di cui ti puoi fidare; si sente il continuatore dell’attività di famiglia e cura i quattro vigneti di casa, in totale 13 ettari. Le varietà sono Montepulciano, Trebbiano, Pecorino e gli internazionali Chardonnay e Cabernet. Anche in questo caso media qualitativa alta, compreso un eccellente Cabernet Sauvignon (il Bifolco), ma scegliamo Io-Selva delle Mura, che dal 2016 è sottozona Casauria, del quale apprezziamo la precisione e il nitore, l’intensa amarena sposata al mirtillo, l’ampiezza al palato e i tannini setosi.
A Pianella – città di olio e di imbattibili arrosticini – nella zona artigianale c’è un angolo nascosto che consigliamo di cercare: il locale dove il sornione Max (Massimiliano D’Addario) ci accoglie con flemma e sincera passione per l’olio e il vino naturale. È figlio di Marina Palusci, un nome di spicco tra i seguaci del natural wine. Nel 2008, quando è morto il nonno, ha voluto creare qualcosa di speciale per celebrare l’amore dell’uomo per il territorio. In particolare, la linea “Senzaniente”: Pecorino, Cerasuolo, Montepulciano. Ed è il Cerasuolo che desideriamo ricordare, 8 ore sulle bucce, ha un guizzo al naso di lime che rinfresca la tipica ciliegia; in bocca è fresco, scattante leggero. Menzione anche per l’orange wine di Max, dal profumo intenso di mela e zenzero, annata 2015 “perfetta per il Pecorino”.

La svolta di Alessio D’Onofrio e le cuvée di Sara Tilli

Alessio D’Onofrio ha dato una svolta all’attività di famiglia in Val di Foro, il tratto più breve tra mare e montagna. Siamo nell’areale della Doc Villamagna, che prende il nome da un paese di 1.300 abitanti e 9 Cantine. Cascina del Colle nasce nel 1997 con 10 ettari a regime biologico. Il nonno, rientrato dal Venezuela, aveva investito nella terra, ma fino a che Alessio non si è messo in gioco si produceva solo sfuso. Ora i tre vini di punta non sono solo imbottigliati, ma numerati.
Tra questi abbiamo preferito il Negus, Montepulciano d’Abruzzo da una vigna del 1977. Un vino di struttura, i cui 15,5 gradi sono gestiti con equilibrio, grazie al corpo e alla brillantezza del frutto. Sosta in barrique nuove per 18-24 mesi e dell’annata 2014 sono state prodotte 4.488 bottiglie, di cui sto assaggiando la 1.194. Il naso è intenso, speziato (vaniglia), scaglie di cioccolato e cacao, note di sottobosco, con tocco fresco di pino. In bocca torna il sottobosco, con prugne mature.
Infine, scopriamo la recente avventura di Sara Tilli azienda a Casoli (Chieti), dove ha creato una moderna struttura con un dettaglio che vale la visita: una finestra incorniciata attraverso la quale si ammira la Majella in tutta la sua maestosità arcaica. Questa azienda è stata creata nel 2006 (al fianco di Sara c’è il fratello Pier Carmine, perito agrario), sfruttando il terreno attorno a casa, dove si produceva soprattutto olio. Hanno la certificazione biologica sin dall’inizio e per adesso fermentano solo in acciaio, con un piccolo progetto di anfora. Ci colpisce il progetto dei vini Tilli bianco e Tilli rosso, numerati a seconda della cuvée, Igt Terre di Chieti. Il Bianco 002 è particolarmente affascinante: 75% Viognier, 15% Sauvignon, 10% Trebbiano: ha profumo di fiore bianco (melo), salvia, frutta a polpa bianca; il palato è denso e fruttato.

Foto di apertura: Sara e Pier Carmine Tilli e la cantina con finestra incorniciata che dà sulla Majella

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© Riproduzione riservata - 06/06/2022

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