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Il Rossetto va “ustionato” a freddo

29 Luglio 2019 Roger Sesto
Il Rossetto va “ustionato” a freddo

Famiglia Cotarella, nota realtà che opera fra Terni e Viterbo, da qualche anno ha intrapreso un percorso per rivalutare alcuni rari vitigni. Fra questi l’antico Rossetto (Roscetto), dell’areale di Montefiascone.

Il Rossetto è una varietà a bacca bianca che, se contenuta a livello di rese produttive e ben gestita in cantina, grazie al buon rapporto zucchero-acidità e alla venatura aromatica offre un vino di grande estratto. «Il professor Attilio Scienza dell’Università di Milano» ricorda Riccardo Cotarella, «ha studiato il Dna del Rossetto dietro mia specifica richiesta. Il risultato della ricerca ha stabilito la sua appartenenza alla famiglia dei Greco. Il desiderio di studiare questa varietà derivava dal suo essere potenzialmente assai più interessanti dei pur locali Trebbiano e Malvasia toscana».

Il Rossetto nelle sue varie fasi di maturazione

Come nasce il profumato Ferentano

Dopo varie sperimentazioni, è stato messo a punto un protocollo enologico. Continua Cotarella: «Gli acini, prima della criomacerazione e della pigiatura, sono sottoposti a un abbattimento delle temperature che “ustiona” le bucce, così da agevolare l’estrazione dei tratti varietali. La fermentazione comincia in acciaio a bassa temperatura, per concludersi in barrique (malolattica compresa), dove il vino sosta per 4 mesi». Il tutto conduce a un nettare dai sentori tropicali, vegetali e di spezie morbide, con gusto ricco, rotondo e persistente, chiamato Ferentano.

Nella foto i fratelli Riccardo e Renzo Cotarella

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