Non solo vino, il progetto dell’Alta Langa per il tartufo
Dopo anni in cui la vite si è fatta strada nelle Langhe togliendo spazio ai boschi, nasce un progetto di ripopolamento di querce, salici e tigli, sotto cui prospera il tartufo bianco d’Alba. Il Consorzio dell’Alta Langa Docg e il Centro nazionale studi tartufo collaborano per tutelare il pregiato fungo.
I boschi delle Langhe sono quasi scomparsi per lasciare posto alla vite. Eppure, questo territorio tanto famoso per i suoi vini, lo è altrettanto per il tartufo bianco d’Alba, a cui ogni anno è dedicata una Fiera internazionale che va in scena proprio in questo periodo. Ma il tartufo, così profumato e pregiato quanto raro, non cresce tra i filari, bensì nei boschi. Apprezzabile è, dunque, il nuovo progetto in collaborazione tra il Consorzio dell’Alta Langa Docg e il Centro nazionale studi tartufo che mira a far rinascere le piante tartufigene accanto ai vigneti.
Il tartufo bianco d’Alba nasce sotto gli alberi
Si muovono silenziosi, nelle ore notturne, su tracciati e sentieri segreti che condividono solo con il loro fedele e indispensabile compagno canino chiamato tabui; sono i trifolao, i cercatori di un raro fungo ipogeo che ogni autunno spunta sulle tavole del territorio Patrimonio Unesco di Langhe, Monferrato e Roero. Il prezioso e profumato tartufo bianco d’Alba cresce, però, solamente in simbiosi con alcune piante che in queste aree stanno scomparendo per lasciare posto ai vigneti. Per via del surriscaldamento climatico, inoltre, la viticoltura si sta spingendo sempre più in alto. Per questo motivo, il Consorzio dell’Alta Langa Docg, che tutela le bollicine prodotte sopra i 250 metri di altitudine sulla destra orografica del fiume Tanaro in provincia di Cuneo, Asti e Alessandria, ha deciso di avviare un progetto in collaborazione con il Centro nazionale studi tartufo guidato dal presidente Antonio Degiacomi.
Un progetto che coinvolge i viticoltori
L’iniziativa è stata presentata a fine settembre, a Moncalvo, nell’Astigiano, in occasione del Tuber Primae Noctis, ovvero il capodanno del tartufo bianco d’Alba. L’evento ha aperto la stagione della cerca del fungo ipogeo in Piemonte dopo il periodo di fermo biologico e introdotto la sua fiera, che quest’anno va in scena ogni fine settimana tra il 9 ottobre e il 5 dicembre. L’obiettivo è la sensibilizzazione dei soci viticoltori affinché riservino una porzione dei loro terreni alla piantumazione di alberi simbionti del tartufo; ovvero quelle piante come querce, salici e tigli, sotto le quali i bravi trifolao sanno scovare il pregiato fungo il cui nome scientifico è Tuber Magnatum Pico. Le tartufaie rinnovate potranno, dunque, essere seguite direttamente dai viticoltori che faranno parte del progetto, oppure si potranno stabilire accordi con associazioni di cercatori di tartufo.
Il legame tra Alta Langa Docg e tartufo bianco d’Alba
L’Alta Langa Docg è anche la bollicina Metodo Classico ufficiale della fiera albese. «Il legame tra i nostri vini e il tartufo bianco d’Alba in questi anni si è fatto via via sempre più stretto. Un comune territorio di origine, un comune senso del gusto, un comune sentire che ci ha avvicinati e ci ha permesso di vivere un’esperienza che parte dalla tavola, ma va ben oltre», ha commentato Giulio Bava, presidente del Consorzio Alta Langa. E Paolo Rossino, responsabile operativo, ha aggiunto: «Auspichiamo che anche altri enti e associazioni si muovano in questa direzione. Come e più che piantare una vite, piantare un albero significa avere capacità di immaginare il futuro. E se piantare un albero permette di dare corpo al sogno di un mondo più bello, piantare alberi simbionti del tartufo ci impegna nella direzione di un mondo più buono».
Foto di apertura: il trifolao e il suo tabui, cioè il cercatore di tartufo bianco d’Alba con l’indispensabile compagno a quattro zampe © A. Cairone
Tag: Antonio Degiacomi, Consorzio dell'Alta Langa Docg, Fiera del Tartufo, Giulio Bava, tartufo bianco d'Alba© Riproduzione riservata - 06/11/2021