Il Malbo gentile è adatto anche all’appassimento
Pur importante per la viticoltura modenese e reggiana, sulle origini di questa varietà non si sa quasi nulla mancando documentazioni. Al di là di ipotesi fantasiose come quelle di una sua origine californiana, o di una sua – poi smentita – parentela con il Malbec.
Dal 1995 il Malbo gentile è iscritto al Registro nazionale delle varietà. Tra i suoi principali cultori, l’azienda TerraQuilia di Guiglia (Modena). «Una delle cose a cui teniamo di più», chiosano Romano e Giorgia Mattioli, titolari della Cantina, «sono le tradizioni dei nostri luoghi, che includono anche la viticoltura. Perciò abbiamo voluto recuperare questa antica cultivar».
Il Malbo Gentile ama la compagnia
Il Malbo gentile ama terreni magri, trovando nella fascia pedecollinare appenninica il suo habitat d’elezione. Non essendo auto impollinatore, necessita di essere vitato accanto ad altre varietà. Sensibile alla peronospora per il suo ampio fogliame, ha grappolo piramidale-allungato e spargolo; tratto quest’ultimo che lo rende resistente al marciume. Gli acini sono ricchi di antociani, pruinosi, un poco aromatici; avendo buccia spessa, ben si presta anche all’appassimento. «Il nostro Malbone, Emilia Malbo gentile Igt fermenta sulle vinacce per 10 giorni e affina in vetro per almeno 12 mesi. Ne scaturisce un vino violaceo, dai profumi intensi di more, mirtilli e pepe nero, con palato armonico, polposo, caldo, ricco di tannini e vivo di acidità».
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Tag: Emilia-Romagna, Malbo Gentile, Romano Mattioli, Terraquilia, vitigni autoctoni dell'Emilia Romagna© Riproduzione riservata - 07/03/2019