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Il croato Prosek sfida il Prosecco

9 Maggio 2013 Elena Erlicher
Il nostro Prosecco e il croato Prosek sono ai "ferri corti", come già in passato è accaduto al Tocai friulano e al Tokaji ungherese. Il Prosek, per chi non lo sapesse, è un passito prodotto in Croazia, mentre il Prosecco italiano è forse la bollicina (metodo Charmat) più famosa del momento nel mondo. Ora accade che la Croazia, per adeguarsi alle regole degli Stati membri e fare il suo ingresso nell'Unione Europea il 1° luglio, debba cambiare il nome di uno dei suoi vini storici perché troppo simile al nostro già tutelato da una Doc (e una Docg: Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore). Lo ha deciso l'Ue, in una vicenda che ricorda la diatriba tra Tocai e Tokaji, conclusasi nel 2007 in favore dell'Ungheria, che ha ottenuto l'uso esclusivo del termine. ANNUNCIATA LA BATTAGLIA LEGALE - Ma i produttori croati si apprestano a dar battaglia e sono pronti a rivolgersi a un tribunale continentale per far valere i propri diritti. «Il Prosek è prodotto nelle nostre terre da oltre 2.000 anni», spiega Andro Tomic, vitivinicoltore sull'isola di Hvar, «ed è nato molto prima dello Stato italiano. Prosek è semplicemente una parte della nostra tradizione». Dall'altra parte, anche il Veneto vuol far valere le sue ragioni. «La Croazia a luglio vuole entrare in Europa e se vuole entrarci deve farlo con le regole europee», dice Luca Zaia, presidente della Regione. «Essa deve, quindi, rinunciare all'utilizzo del nome "Prosek", perché altrimenti saremo noi a fare ricorso contro questa cosa». Non resta altro che attendere il prossimo capitolo della spinosa querelle.

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