Il caso Vermentino in etichetta: la Francia protesta
I produttori di Vermentino in Francia non potranno più usarne il nome in etichetta. Lo ha stabilito l’Unione europea quattro anni fa e ora che il divieto sta per entrare in vigore, i francesi insorgono.
Il vitigno a bacca bianca di origini mediterranee è oggi coltivato in molte regioni vinicole del mondo ed è particolarmente diffuso in Italia, ma anche nel Sud della Francia. Dalla vendemmia 2022 solo i vini italiani (insieme a quelli croati, australiani e statunitensi) potranno, però, essere commercializzati con la dicitura Vermentino, mentre i francesi dovranno usare un sinonimo locale.
I vigneron della Languedoc sono furiosi
Il Vermentino è un vitigno sempre più diffuso oltre i confini nazionali, anche grazie alla sua facile adattabilità a climi caldi e siccitosi. Nella Francia meridionale quest’uva va infatti a comporre diversi vini, in particolare in assemblaggio con altre varietà locali: in Provenza, per esempio, è anche conosciuto come Rolle ed è spesso impiegato per la produzione dei famosi rosati. Il nome italiano rimane, però, il più conosciuto e usato dai produttori. È per questo motivo che le Cantine della Languedoc sono ora furiose, tanto che il magazine The drinks business ha raccolto numerose lamentele. I vigneron d’Oltralpe temono, infatti, che questo cambiamento possa disorientare il consumatore, ormai abituato al termine più diffuso.
La direttiva approvata su richiesta dei produttori italiani
Le prime richieste dei produttori italiani risalgono al 2013 e la direttiva Ue 2019/33 (adottata nell’ottobre 2018) è stata approvata per la tutela delle denominazioni di origine italiane – in particolare il Vermentino di Gallura Docg e il Vermentino di Sardegna Doc, entrambe sarde – in materia di nomi ed etichettatura. In generale, la normativa non consente l’uso di termini che fanno parte di indicazioni geografiche esistenti. Nonostante siano stati presentati vari ricorsi, il divieto per i produttori francesi di usare la menzione italiana è ora entrato in vigore.
I commenti della critica
Molti critici del vino si stanno opponendo alla decisione dell’Unione europea. Vermentino non è, infatti, il nome di un luogo, ma di un vitigno riconosciuto a livello mondiale e ampiamente coltivato fuori dall’Italia. Prendendo le parti dei francesi, il giornalista W. Blake Gray commenta così su wine-searcher: «Il Vermentino da solo non mi dice che sapore avrà il vino, anche se proviene dall’Italia! Il Vermentino sardo, per esempio, non ha niente a che vedere con quello maremmano. Ecco perché vanno protetti i nomi dei luoghi». Blake Gray si complimenta, ironicamente, con gli italiani per la padronanza della burocrazia europea e per altri casi simili, come accaduto in precedenza per la tutela del nome Prosecco.
La paura di un precedente
Con la creazione di un precedente, i produttori ora temono che questa decisione potrà essere applicata anche ad altri vitigni internazionali, ovvero coltivati in varie aree al di fuori della loro zona d’origine. Per ora, le leggi avevano colpito solo in casi di omonimia, come accadde nella querelle tra Tokaji ungherese e Tocai Friulano con quest’ultimo che – dal 2007 – è costretto a chiamarsi solamente Friulano; più recente è, invece, la diatriba tra il Prosecco italiano e il Prošek croato, per la quale ancora non si è trovata soluzione.
Foto di apertura: dalla vendemmia 2022 solo i vini italiani potranno essere commercializzati con la dicitura Vermentino, i francesi dovranno usare un sinonimo locale.© D. Hou su Unsplash
Tag: Francia, Vermentino© Riproduzione riservata - 27/09/2022