Gli interpreti del vino naturale in Toscana: dal Giglio a Massa Marittima
Dopo aver visitato Carmignano, Chianti Classico, Montalcino e Cortona, concludiamo il nostro viaggio alla scoperta del vino naturale in Toscana in Maremma e sull’isola del Giglio. Sangiovese, Ansonica e Aleatico la fanno da padroni, lavorati con lunghe macerazioni sulle bucce e oculati passaggi in legno.
La terza e ultima parte dedicata al vino naturale in Toscana ci porta ad approdare sull’isola del Giglio, piccola perla dell’Arcipelago toscano di fronte all’Argentario, e a inoltrarci poi tra le Colline Metallifere della Maremma grossetana per raggiungere Massa Marittima.
Altura, il patrimonio di Francesco Carfagna
Nel 1985 Francesco Carfagna, professore di matematica, abbandona l’insegnamento e si trasferisce sull’isola del Giglio, luogo fatato dell’Arcipelago Toscano diventato nel tempo perfino troppo turistico. Due anni dopo apre un ristorante e, non pago dell’esperienza, recupera coraggiosamente alcuni vecchi vigneti nella parte sud-ovest dell’isola. Nel tempo arriva a comporre un piccolo, prezioso, spettacolare (per le balze di Punta di Capelrosso a picco sul mare) patrimonio vitato di 3 ettari, il vigneto Altura. Qui sono stati piantati alcuni vitigni territoriali quali Ansonica, Sangiovese, Canaiolo nero e Aleatico. Un lavoro pionieristico che ha ridestato interesse per una viticoltura locale, e favorito un’economia rurale, a rischio di estinzione.
Il recupero di Ansonica e Sangiovese
Nella piccola cantina sotto casa, in località Mulinaccio, Francesco opera processi minimali, con fermentazioni innescate da lieviti indigeni, lunghe macerazioni sulle bucce (anche i bianchi), pochi e oculati passaggi in legno, imbottigliamenti senza chiarifiche o filtrazioni. Nascono così rossi di temperamento, come il Rossetto di Sangiovese e il Rosso Saverio (uvaggio di Sangiovese, Grenache, Malvasia nera e Moscato); e l’Ansonaco, in cui l’Ansonica allevata ad alberello e macerata sulle bucce rivela un’anima mediterranea, isolana e indomita. Dal colore aranciato-ramato, ha profumi di iodio, erbe, albicocca matura, grano; al palato è intenso, ricco, tannico-sapido.
Massa Vecchia da subito a impronta naturale
Quella di Massa Vecchia è una storia appassionante, e curiosa. L’azienda è ubicata nell’omonima località di Massa Marittima, nel cuore della Colline Metallifere dell’alta Maremma Toscana (provincia di Grosseto). Viene fondata nel 1985 da Fabrizio Niccolaini, partendo dalla storica vigna della Querciola piantata dal padre Alberto nel 1972. Si acquisiscono via via altri vigneti (tra cui le vigne Beruzzo negli anni Novanta) fino a comporre, insieme alla moglie Patrizia Bartolini, una realtà complessa, che oggi conta su 24 ettari, di cui poco più di 5 vitati (gli altri sono uliveti, seminativi e bosco), suddivisi in tre corpi principali. Con la volontà ferrea dei precursori e la passione degli autodidatti, i coniugi scelgono da subito un’impronta naturale per la loro produzione.
I modelli steineriani e la fondazione di ViniVeri
In un’epoca in cui furoreggiano i vini internazionali e i Supertuscan, e l’enologo è una specie di star, Fabrizio sceglie di andare controcorrente, e non per partito preso, ma per vocazione. Ispirandosi ai modelli steineriani, produce bianchi macerati sulle bucce, afferma la priorità dei vitigni locali e lavora in cantina per sottrazione. Nel 2003 fonda ViniVeri insieme ad Angiolino Maule, Stanko Radikon e Paolo Bea. Questa filosofia produttiva continua anche quando Fabrizio decide di lasciare l’attività vitivinicola a Francesca Sfondrini, la figlia di Patrizia, per dedicarsi all’allevamento e ai seminativi. Probabilmente si prende una pausa dalle controversie e dalle polemiche sorte da tempo intorno ai suoi vini.
Una nuova gestione e poi il ritorno
È il 2009 e, non senza perplessità da parte di molti, Francesca prende in mano le redini aziendali con il compagno Stefano Costagli e alcuni amici-soci, i giovani Daniel e Ines Wattenhofer, Thomas Frischknecht e Rocco Delli Colli, che condividono il progetto di un ciclo chiuso di autosufficienza alimentare. La necessità di vivere di quello che si produce e si alleva riduce al minimo i contatti di Francesca con il mondo esterno. Sceglie di partecipare a una sola fiera, quella di ViniVeri, di non fornire campioni alle guide di settore e di allontanarsi dalla comunicazione indiretta, specie quella della rete. Il 2019 segna il ritorno di Francesco con i figli Tosca e Vasco alla guida dell’azienda al posto di Francesca.
Vivere un’esperienza senza mezze misure
Assaggiare vini come Ariento (Vermentino con macerazione sulle bucce in tini troncoconici aperti di castagno), Vita (Malvasia bianca, stessa vinificazione), La Querciola (Sangiovese da vecchie vigne), Poggio a’ Venti (Sangiovese da viti più recenti) o il Passito (Aleatico con appassimento delle uve all’aperto), è un’esperienza senza mezze misure. Tutti seguono una maturazione di due anni e mezzo in vecchie botti di rovere.
Dove acquistare i vini naturali della Toscana
I vini di Altura si trovano su www.decanto.it, mentre le etichette di Massa Vecchia si possono comprare su www.enotecanaturale.it.
Foto di apertura: le uve Aleatico di Massa Vecchia appassiscono all’aperto su un tenditoio
Tag: Fabrizio Niccolaini, Francesco Carfagna, interpreti del vino naturale, Massa vecchia, Toscana, Vigneto AlturaPer leggere tutti gli articoli sugli interpreti del vino naturale in Italia clicca qui+
© Riproduzione riservata - 22/05/2021