Focus Montepulciano d’Abruzzo, prove tecniche di cambiamento

Focus Montepulciano d’Abruzzo, prove tecniche di cambiamento

Il nuovo appuntamento en primeur unisce le due anime del Montepulciano d’Abruzzo, quella Docg delle Colline Teramane e quella Doc, nel solco delle modifiche introdotte dal cosiddetto “Modello Abruzzo”.

«C’è un Abruzzo del valore e uno del volume. La difficoltà di questi due Abruzzi è che si intrecciano in tutti i territori, nonostante in alcuni prevalga soprattutto uno dei due». Non sono state parole scontate, né tantomeno così prevedibili, quelle che Enrico Cerulli Irelli, ex e ultimo presidente del Consorzio Colline Teramane, da poco confluito all’interno del più grande Consorzio Vini d’Abruzzo, ha deciso di pronunciare in apertura della giornata di degustazioni di Focus Montepulciano d’Abruzzo, il nuovo appuntamento che si inserisce all’interno del fitto calendario di anteprime dedicate alla stampa e che si è recentemente svolto l’1 marzo a Borgo Spoltino a Mosciano Sant’Angelo, in provincia di Teramo.

Il nuovo format unisce le due anime del Montepulciano d’Abruzzo

In realtà che esista un Abruzzo dei numeri e dei volumi, rappresentato soprattutto dal mondo delle cooperative e localizzato nell’area meridionale della regione, e uno di dimensioni più piccole, presente soprattutto sulle colline teramane, ma che in realtà si intreccia un po’ su tutto il territorio abruzzese, non è certo una novità. Lo è, però, il fatto che (finalmente) entrambi questi due universi abbiano trovato non solo il modo di collaborare, ma anche di pensare a un modello vitivinicolo condiviso che vuole presentarsi in modo differente rispetto al passato.
L’edizione 2024 di questa anteprima, che per la prima volta ha consentito di poter degustare in un’unica location e in un unico appuntamento le ultime annate sia del Montepulciano d’Abruzzo del nord della regione, quello Docg, che quello Doc prodotto in tutti gli altri areali, è un esempio concreto di questo nuovo modo di porsi e comunicare, quanto meno alla stampa di settore.
Un debutto nel complesso certamente positivo, sia nel format che nella location e che, al netto di una serie di assenze che quasi sempre si riscontrano in questi appuntamenti, ha il merito di aver fornito una più che discreta fotografia dello stato attuale della produzione del Montepulciano d’Abruzzo.

Focus Montepulciano d'Abruzzo
Franco D’Eusanio, vicepresidente del Consorzio Vini d’Abruzzo ed Enrico Cerulli Irelli, ex e ultimo presidente del Consorzio Colline Teramane

Una sfida chiamata “Modello Abruzzo”

Quello ribattezzato “Modello Abruzzo”, presentato l’anno scorso e che entrerà di fatto in vigore a partire dalla prossima vendemmia, è una sfida certamente importante per il mondo del vino di questa regione, così come delicata sul piano comunicativo.
Sebbene, infatti, un po’ ovunque l’indirizzo di molte denominazioni e Consorzi sia ormai quello di puntare sul concetto di “territorio”, ridefinendo le piramidi qualitative interne con l’introduzione di sottozone o avventurandosi nel dettagliato mosaico delle Uga, in Abruzzo è evidente come il lavoro di unione e raccordo tra anime e identità che in molti casi parlano linguaggi anche molto differenti tra loro, non sia una tappa secondaria di questo percorso. Grandi e piccoli, aziende del nord e del sud, privati e cooperative, tutti dovranno infatti credere fortemente in un nuovo modello che ridefinisce non solo il Montepulciano d’Abruzzo, il vino più importante dal punto di vista quantitativo della regione, ma anche il Cerasuolo e tutto il fronte dei vini bianchi, con Pecorino e Passerina in testa.

Le future modifiche alla piramide dei vini

Se il Montepulciano delle Colline Teramane, sottozona diventata Docg nel 2003, continuerà a rimanere tale, l’universo della Doc si proporrà sul mercato obbligatoriamente con tre sottozone provinciali   Colline Pescaresi, Terre de L’Aquila e Terre di Chieti – attraverso l’introduzione delle nuove versioni Riserva e Superiore. Anche nel caso del Cerasuolo e dei vini bianchi, sempre sotto il cappello della Doc Abruzzo e sempre nel caso della presenza delle menzioni Superiore e Riserva, sarà possibile aggiungere queste sottozone provinciali, compresa questa volta anche quella delle Colline Teramane.
Nuove specificazioni territoriali, quindi, che si aggiungono alle sottozone attualmente già esistenti, dalla recentissima San Martino sulla Marruccina a quelle denominate Terre dei Vestini, Teate, Terre dei Peligni e Alto Tirino. Tutto il frastagliato universo composto dalle attuali Igt, che sono per ora 8, sarà unificato in un’unica Igt che assumerà il nome di Terre d’Abruzzo. Cambiano anche alcuni dettagli produttivi, come ad esempio le rese della Doc, che passano dagli attuali 140 q/h a 150, ma si abbassano a 135 nel caso del Superiore e della Riserva.

Cambiare l’offerta e aumentare il valore dei vini

Insomma, da una parte c’è il desiderio di semplificare, dall’altro quello di segmentare un mercato indistinto che in questo momento mette in vendita 100 milioni di bottiglie di Montepulciano d’Abruzzo Doc (alle quali bisogna sommare le circa 600 mila, nella annate migliori della Docg Colline Teramane) provenienti da circa 17mila ettari dedicati a questa varietà . «Qui ci sono areali con peculiarità importanti e differenti. Avevamo bisogno di differenziare l’offerta», ha affermato non a caso Franco DEusanio, vice presidente del Consorzio, poco prima di dare il via alla degustazione dei vini.
Si tratta di cambiare un paradigma dopo tanti anni, e non sarà facile dal punto di vista comunicativo. Anche se probabilmente necessario. Lo dice il mercato: se i consumi stagnano o addirittura calano, come nel caso del vino rosso in generale, meglio segmentare l’offerta.

Marcare le differenze senza dimenticarsi di fare sistema

Lo dicono anche i numeri presenti in altre denominazioni che dimostrano come l’introduzione di differenziazioni territoriali, se ben comunicate, possano portare valore a tutta la denominazione. Un esempio? Nel Chianti Classico la tipologia Gran Selezione, a 10 anni dalla nascita, rappresenta solo il 5% a volume ma circa il 12% a valore di tutta la denominazione e ora è stata ancorata alle nuove Uga.
Certo, si tratta di cambiare mentalità: la nascita della Docg nelle colline teramane, poco più di 20 anni fa, nacque proprio con l’obiettivo di marcare la differenza e porre l’attenzione sulle peculiarità di una specifica sottozona. Ora la volontà è quella di andare nella stessa direzione in tutto l’Abruzzo e questo ha portato alla fusione dei due Consorzi, probabilmente non senza qualche mal di pancia da parte di alcuni, come è normale che sia in questo casi. Ma a fare sistema, nella maggior parte dei casi, non si sbaglia.

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© Riproduzione riservata - 19/03/2024

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