Gambacciani: solo carciofo toscano nell’amaro Empolese
L’amaro Empolese Gambacciani ha un sapore delicatamente amaro e un basso grado alcolico. Nasce subito dopo la China, l’altra referenza simbolo di questo storico liquorificio. Oggi viene usato per l’aperitivo, come digestivo, ma anche nella mixology.
Nel tratto di territorio tra Firenze e Livorno che ruota attorno alla città di Empoli, i carciofi costituiscono una produzione tipica. Si chiamano mamme, non hanno spine e la loro forma è tondeggiante. Sono il punto di partenza per l’Amaro Empolese – e non poteva chiamarsi che così – prodotto dal liquorificio Gambacciani.
Gambacciani, passaggio di consegne nel rispetto della tradizione
L’azienda si trova ad Empoli ed è stata oggetto di una recente ristrutturazione da parte di Marco Corradini, attuale titolare, il quale ha voluto rilevare questa importante realtà nel rispetto di ciò che ha rappresentato e che rappresenta per il territorio. Il passaggio è avvenuto con la soddisfazione di Leonardo Gambacciani, vivace ottantenne e figlio di Otello, fondatore dell’attività nel 1930. Otello era farmacista e aveva a che fare con erbe e spezie quotidianamente. Creare liquori faceva parte del suo lavoro.
L’Empolese Gambacciani, fratello della China
L’Empolese, tuttavia, nasce come secondogenito. La sua prima creazione fu la China. Volle allargarne la ricetta che prevedeva poche erbe, aumentandone il numero a 23. Secondo il suo pensiero, se la protagonista era il direttore d’orchestra, l’accompagnamento degli altri ingredienti erano i musicisti. Più ce n’erano e più l’armonia era complessa, bisognava saperli scegliere con sapienza.
L’arte di saper ascoltare
La filosofia del saper fare dovuta all’esperienza è un bene che va, però, supportato dall’ascolto del parere della clientela. «Può capitare che le persone osservino aspetti che si possono migliorare», afferma convinto Leonardo Gambacciani. «E che magari, anche senza volere, ti diano idee nuove». L’amaro Empolese è stato pensato ascoltando i desideri delle persone e lavorando, questa volta, su un solo ingrediente: il carciofo, appunto. Il saper fare si è manifestato nel realizzare l’equilibrio tra le sensazioni amare, che si devono percepire e che la clientela si aspetta, e il gusto dolce che non deve prevalere.
Una ricetta segreta
Sulla sua lavorazione c’è un forte riserbo. La ricetta è un segreto aziendale. Si sa solo che la materia prima non è esclusivamente a base di foglie di carciofo ma anche di altre parti quali il cuore. La gradazione alcolica è volutamente bassa, attorno ai 16,5% vol. Dalla sua nascita negli anni Sessanta del secolo scorso era proposto come aperitivo e come digestivo; ultimamente è stato riscoperto nel bere miscelato. Nel tempo la gamma produttiva del liquorificio si è ampliata con tipologie che rispecchiano la storia dei gusti classici preferiti dagli italiani, quali anice e sambuca, più altri da ricette studiate dal fondatore.
© Riproduzione riservata - 16/01/2021