Emisfero Sud: il resoconto della vendemmia 2024 nei principali Paesi produttori
In generale si riscontra maggiore ottimismo rispetto all’anno scorso, sebbene gli eventi climatici imprevisti ed estremi abbiano colpito buona parte delle regioni vitivinicole. Una panoramica dall’Argentina alla Nuova Zelanda, passando per il Cile, l’Uruguay, il Brasile , il Sudafrica e l’Australia.
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La vendemmia a sud dell’Equatore è giunta al termine e nelle principali regioni vitivinicole si tirano le prime somme. Tra i produttori si percepisce, in generale, più ottimismo rispetto al raccolto del 2023, anche se gli eventi climatici imprevisti ed estremi hanno colpito buona parte dell’Emisfero australe.
Il Sud America ha sofferto maggiormente le conseguenze del riscaldamento globale: qui sono state registrate temperature molto alte seguite da settimane di piogge torrenziali e catastrofiche. Più soddisfatti dell’annata sono, invece, i produttori del Sudafrica, della Nuova Zelanda e dell’Australia.
Basse rese ma equilibrio perfetto in Argentina
Dopo un 2023 da record negativo, anche quest’anno l’Argentina ha dovuto gestire andamenti meteorologici estremi che hanno portato a rese inferiori alle attese, ma la qualità delle uve è comunque alta. I forti venti provenienti dalle Ande e i picchi di calore raggiunti a metà gennaio hanno fatto diminuire la produzione, ma senza intaccare la bontà del raccolto: un andamento che in linea di massima ha coinvolto tutta l’Argentina del vino da Mendoza alla Patagonia. Alejandro Vigil, presidente di Wines of Argentina e direttore di Bodega Catena Zapata, ha dichiarato: «La vendemmia 2024 è stata piuttosto insolita (…), ma le uve hanno mantenuto l’acidità raggiungendo un perfetto equilibrio. I vini provenienti da zone alte e fresche mi ricordano molto la straordinaria annata 2021» (Decanter).
Il Cile diviso in due
Secondo le stime riportate sempre da Decanter, il Cile può festeggiare una 2024 di grande qualità, seppur con basse rese dovute, anche in questo caso, a una stagione insolitamente caratterizzata da temperature miti. A differenza di quanto accaduto in Argentina, i produttori cileni hanno potuto osservare stagioni nettamente differenti: una più precoce nel nord del Paese, con una raccolta anticipata anche di 15-20 giorni, mentre la maturazione è stata più lenta nei vigneti del centro e del sud dove, al contrario, la vendemmia è avvenuta anche con 20 giorni di ritardo rispetto al solito. Secondo gli enologi che lavorano in tutto il Paese, in entrambi i casi le aspettative di qualità sono elevate.
Uruguay: un’annata difficile ma con grandi speranze
Anche per l’Uruguay la 2024 è stata un’annata difficile con eventi climatici inaspettati, ma ci sono grandi speranze per i bianchi e il Pinot nero che promettono un grado alcolico più basso, acidità vibrante e aromi espressivi. Eduardo Félix è agronomo e consulente tecnico dell’Instituto Nacional de Vitivinicultura Vinos del Uruguay (INAVI) e ha spiegato a Decanter come il mix di alcune condizioni favorevoli abbia coinvolto il Paese: «La mancanza di piogge durante la fioritura ha favorito lo sviluppo dei grappoli e garantito la sanità delle uve. L’inizio dell’estate è stato fresco portando a una maturazione lenta. Anche se un’ondata di caldo estremo raggiunta a febbraio ha portato le piante in stress idrico, in alcune aree l’influenza oceanica ha contribuito a mitigare il caldo».
Inondazioni catastrofiche in Brasile
La situazione è, invece, ancora complicata in Brasile: il terzo paese produttore di vino del Sud America (dopo Argentina e Cile) dal 29 aprile scorso ha subito inondazioni devastanti. Secondo le ultime notizie di Brasil de Vinhos, nello stato più meridionale del Paese, il Rio Grande do Sul – dove è concentrata l’80% della produzione di vino – circa 500 ettari di vigneti sono andati distrutti dopo settimane di temporali torrenziali. A essere stata maggiormente coinvolta è la sottoregione Serra Gaúcha. Inoltre, le alluvioni hanno causato danni immensi alla catena di approvvigionamento, sommergendo i magazzini di molti distributori e rivenditori (Jancis Robinson).
Test di resilienza per il Sudafrica
Anche in Sudafrica la stagione del raccolto è stata messa a dura prova dalle avversità climatiche, tanto da essere stata definita come un vero e proprio test per la resilienza dell’industria vinicola locale. Nonostante abbia dovuto affrontare gelo e forti piogge invernali, inondazioni e vento, l’adattabilità del settore ha consentito di trasformare il raccolto in «uno dei più notevoli della memoria recente», ha affermato Etienne Terblanche, responsabile di Vinpro Consultation. «Uno degli aspetti più salienti di questa stagione è stata l’eccezionale condizione sanitaria delle uve: una rarità nelle stagioni di raccolta piovose», ha commentato ancora Terblanche. Qui la vendemmia del 2024 è in calo del 7% rispetto al 2023 e il Sudafrica si aggiudica il settimo posto tra i maggiori produttori mondiali, producendo circa il 4% del vino globale (Winetitles media).
La Nuova Zelanda festeggia un’ottima annata
I produttori neozelandesi non vogliono cantare vittoria troppo presto, ma la 2024 potrebbe essere una delle migliori annate degli ultimi anni. A differenza della 2023, che ha visto un’estrema variabilità nei modelli meteorologici regionali, l’annata 2024 è stata gentile anche nell’Isola del Nord, colpita dal ciclone Gabrielle. In generale, le rese sono leggermente in calo (fa eccezione Central Otago) a causa delle condizioni di siccità che, però, hanno mantenuto le uve asciutte e sane (Jancis Robinson).
L’annata australiana rispecchia la varietà
Situazione più complessa in Australia, dove la vendemmia 2024 ha dato molteplici risultati che rispecchiano il diverso microclima delle varie aree vitivinicole: dalle fresche e nebbiose colline della Tasmania ai terreni assolati della Barossa Valley con caratteristiche del raccolto che, dunque, cambiano notevolmente da una regione all’altra. Su Forbes la sommelier e importatrice Jane Lopes, coautrice, insieme al marito Jonathan Ross, del libro di recente uscita How to Drink Australian, spiega: «L’Australia ha tutti i climi vitivinicoli che si possono immaginare: alpino, mediterraneo, marittimo, continentale». E in seguito aggiunge: «Mentre attraversavamo il Paese alla fine di febbraio 2024 alcune regioni avevano quasi finito di vendemmiare, mentre altre non prevedevano di iniziare prima di un altro mese». Non si può, dunque, parlare di un unico andamento vendemmiale, ma nel complesso la 2024 sta portando alla produzione di ottimi vini.
Foto di apertura: in Sudafrica il raccolto ha segnato un -7% in volume sul 2023, ma con uve di alta qualità © N. Gataric – Unsplash
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