Senza confini Senza confini Marco Santini

Due giorni di shopping enologico nell’Aube. Alla ricerca del miglior Champagne

Due giorni di shopping enologico nell’Aube. Alla ricerca del miglior Champagne

Eccoci, partiti per lo Champagne. Max è il capo di tutto all’enoluogo, io faccio il giornalista. In comune una sana passione per il vino. Obiettivo dichiarato: comprare più bottiglie possibile! Poco bagaglio per avere l’auto vuota, viaggiamo leggeri (si fa per dire visto che in due superiamo di slancio i due quintali) Due giorni di shopping enologico nell’Aube, sotto-regione dello Champagne, tutta da scoprire. È qui che si nascondono i piccoli produttori, i vigneron emergenti.

Una selezione di bottiglie nello champagne-bar di Troyes

FRA LE MURA DI TROYES – La base è Troyes, il capoluogo. È un buon inizio, dato che le mura della città viste da sopra sono a forma di tappo di champagne. Il primo appuntamento è in un nuovo locale, che propone una vasta scelta di etichette della Côte des Bar. Siamo qui per scoprire qualche chicca da visitare domani. L’omarino del bar ha pensato di condirci via con 5 bicchierini mezzi vuoti di roba mediocre. «Non ha capito chi ha davanti» dice Max. E così nel giro di pochi minuti il pover’uomo si trova ad aprire una bottiglia via l’altra. Lo fermerà il dolore ai polsi. Ma noi abbiamo buttato giù un paio d’indirizzi nuovi.

Michel Drappier

DA MICHEL DRAPPIER – L’indomani cominciamo da una cantina così così. La signorina incaricata della degustazione dirà poi che ha sentito rumore, come una corrente d’aria, i bicchieri si sono svuotati e la stanza è tornata deserta. Noi andiamo di fretta, in questi casi. Una gentile addetta stampa si offre di guidarci per il tempo rimanente. Non ha idea di cosa l’aspetti. Si ritrova in un turbine. Dobbiamo correre verso il nostro appuntamento con il grande della regione. Michel Drappier ci accoglie vicino al caminetto scoppiettante, cominciamo subito con la trilogia Brut Nature: pas dosé, sans soufre e rosé. Cambia l’umore, forse anche grazie al fatto che dalla cucina arrivano vassoi di affettati di livello stellare e formaggi da urlo. È la volta delle Grande Sendrée: 2004 e 2005 in bianco, poi rosé 2006. Ci salgono le lacrime agli occhi e vorremmo abbracciare questo grand’uomo. Ma eccolo che in un tripudio di allegria incontenibile apre una magnum di Carte d’Or 1995. Ed è gioia vera.

La cantina del XI secolo di Morize

DEVAUX E REMY MASSIN – La donnina alla guida ci credeva appagati. E invece in un crescendo rossiniano la trasciniamo da una cantina all’altra. È un valzer forsennato. Da Devaux, il grande dei piccoli, lo chef de cave ci fa partire dai vini base perché dice che è il modo giusto per imparare a conoscere lo champagne. Proviamo tutta la linea e riconosciamo che brillano di classe e rara eleganza la Grande Reserve e la Cuvèe D-ultra. Fa buio presto di questi tempi. Peccato non poter godere più a lungo del paesaggio autunnale disegnato dalle vigne. Ci tocca di buttarci subito nella prossima cantina: Remy Massin, piccolo produttore che senza troppe parole ci apre una serie di bottiglie davvero notevole: scegliamo il Millesime 2004, la Cuvée Tradition e la Cuvée Prestige.

A LES RICEYS DA MORIZE – Se la donnina pensava di cavarsela così facilmente… facciamo un paio di telefonate e riusciamo a convincere una vecchia conoscenza a riceverci a quest’ora tarda. A Les Riceys, unica cittadina di Francia a vantare tre Aoc, accomodati in una cantina del XI secolo, portiamo diligentemente a termine la degustazione degli Champagne di Morize. È un lavoro duro, che ci costringe ad andare in dietro nel tempo, a risalire le annate. Qui selezioniamo il Brut Réserve e il Brut Rosé, uno dei pochi che davvero vinifica in rosa! Ha telefonato quello del ristorante piuttosto seccato che deve chiudere e i due italiani non si sono ancora fatti vedere. Corriamo lì piuttosto combattivi per essere stati disturbati nel pieno del nostro lavoro. Ma lo chef si dimostra simpatico e soprattutto confessa di essere anche un produttore di Armagnac… la serata prende una piega davvero interessante.

Annate storiche di Champagne Drappier

BAUSER, CHARLES COLLIN E GLI ULTIMI ASSAGGI – La mattina arriva quasi subito e la prima degustazione è alle 9.00. Bisogna confessare che la famiglia Bauser non brilla né per simpatia né per ospitalità ma, una volta assaggiati in vini la musica cambia. Troviamo un’etichetta assolutamente da portare a casa: il Brut Réserve 2009. Questa volta la donnina non ne vuole sapere di guidarci lei, così la seguiamo che la nostra macchina che comincia a essere pienotta. Nonostante un paio di tentativi di fuga, la bracchiamo fino a Essoyes, il paese di Renoir, dove hanno appena inaugurato un bello spazio interpretativo dedicato al grande pittore. Con uno stratagemma trucchiamo il videoproiettore del museo, che si mette a correre e lancia il lungometraggio in pochi attimi. Scappiamo e ci precipitiamo nella cantina Charles Collin. In realtà alle spalle c’è una cooperativa di vignerons e questa è la loro linea top. E che linea. Compriamo il Brut Selection.

La macchina è piena, non ci sta più niente: è ora di tornare a casa in attesa della prossima avventura.

la macchina colma di bottiglie

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© Riproduzione riservata - 27/11/2012

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