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Diversità contro l’omologazione: il futuro del vino secondo Luigi Moio

26 Giugno 2023 Elena Erlicher
Diversità contro l’omologazione: il futuro del vino secondo Luigi Moio

In occasione dell’apertura del 74° anno dell’Accademia italiana della vite e del vino, il prof. Luigi Moio, presidente dell’Oiv, ha parlato dei valori che rendono il vino oggi un prodotto unico e dei pericoli derivanti dal cambiamento climatico. I nuovi accademici nominati dal consiglio.

Custodire l’identità del vino legata al territorio, la sua diversità, rifuggire dal rischio dell’omologazione, avere un approccio al consumo intelligente e consapevole. Sono queste le tematiche affrontate dal prof. Luigi Moio, presidente dell’Oiv (Organisation internationale de la vigne et du vin), durante la relazione introduttiva all’apertura del 74° anno dell’Accademia italiana della vite e del vino, a Firenze lo scorso 13 giugno. L’intervento, dal titolo “Il futuro del vino nell’era della sostenibilità”, è seguito alla nomina dei nuovi accademici – 33 tra corrispondenti, emeriti e ordinari – da parte del consiglio, rinnovato a gennaio per il prossimo quadriennio.

Il prof. Luigi Moio, presidente dell’Oiv

Il vino e le conoscenze tecniche e scientifiche

Secondo Moio, anch’esso accademico, «per avere un’idea su dove andrà il vino, bisogna capire da dove si è partiti». Com’era, quindi il vino di una volta? Moio lo descrive come un prodotto poco sicuro dal punto di vista sia della salute sia nutrizionale. Ricordando che, solo dopo l’avvento della chimica con Lavoisier, nella seconda metà del ’700, e in seguito dell’enologia moderna con Peynaud, nella seconda metà del XX secolo, si sono avute le appropriate conoscenze tecniche e scientifiche per fare il vino. Ciò ha permesso di poter dar vita a un prodotto privo dei molti additivi necessari in passato per la sua conservazione.

La crociata contro l’alcol

«Con la nascita dell’enologia moderna», continua Moio, «iniziò quella ricerca scientifica in vigna e in cantina che ha portato il vino a essere il prodotto sano, sicuro e preciso che è oggi. Anche l’alcol, che prima era considerato uno degli elementi stabilizzatori del vino, ora ha perso la sua importanza a favore dell’estetica dell’olfatto». È perciò incomprensibile il motivo per cui oggi esso sia oggetto di una vera e propria crociata per bandirlo a livello di politica europea, con il rischio reale, secondo lo studioso, dell’avvento di un’epoca neo-proibizionista. «Il vino è diverso da tutte le altre bevande che contengono alcol, in quanto portatore di valori storici e culturali. Valori alti che dovrebbero portarci a supportare un consumo intelligente attraverso seri programmi di educazione».

Il rischio omologazione

Altro rischio odierno è quello dell’omologazione, quando invece «il vino è un modello di diversità. Anche il cambiamento climatico in atto contribuisce ad alimentare questo pericolo», sostiene Moio. «Si preferisce pensare di spostare la latitudine e l’altitudine dei vigneti, quando invece bisognerebbe attrezzarsi per fare il vino negli stessi luoghi e non dislocare».
Per esempio, investendo in nuovi cloni con più acidità e meno zuccheri, sviluppando la ricerca sui portainnesti, riscoprendo le varietà storiche resistenti o accelerando gli studi sul miglioramento genetico. Con le conoscenze scientifiche di oggi si possono fare vini tecnologicamente perfetti un po’ ovunque, «ma il vino deve essere espressione del luogo in cui è prodotto, deve essere legato al territorio d’origine. Bisogna recuperare il concetto di vocazionalità».

I nuovi accademici

Di seguito pubblichiamo l’elenco degli accademici nominati dal nuovo consiglio.

Corrispondenti dell’Accademia

Gianluca Allegro, Guido Corino, Stefano Cosma, Andrea Costacurta, Roberto Da Re Giustiniani, Elena Erlicher, Aldo Fiordelli, Simone Giacosa, Giovanni Giardina, Silverio Pachioli, Domenico Pasetti, Susana Rìo Segade, Stefania Savoi, Roberto Scalacci, Mattia Vezzola, Enrico Viglierchio, Augusto Zuffa

Accademico straniero

Julian Alston (UC Davis, California)                           

Accademici emeriti

Antonio Calò, Annibale Gandini, Arturo Zamorani        

Accademici ordinari

Pierstefano Berta, Dario Cartabellotta, Onofrio Corona, Marina Cvetic, Carlo De Biasi, Deborah Franceschi, Matteo Gatti, Chiara Lungarotti, Maria Grazia Mammuccini, Clementina Palese, Riccardo Ricci Curbastro, Antonio Venturi

Foto di apertura: il 13 giugno nell’auditorium di Santa Apollonia a Firenze si è aperto il 74° anno dell’Accademia italiana della vite e del vino

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