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A Masseria Jorche con Dalila ed Emanuela Gianfreda

26 Settembre 2016 Jessica Bordoni
Negli ultimi quindici-vent'anni la Puglia del vino è stata protagonista di un grandioso salto qualitativo e oggi figura meritatamente tra le regioni protagoniste dell’enologia italiana, sempre più apprezzata anche da un pubblico di estimatori stranieri. Tra le giovani realtà da tenere d’occhio c’è certamente la Masseria Jorche di Torricella, nel Tarantino. Al vertice aziendale ci sono le sorelle Dalila ed Emanuela Gianfreda (in foto), rispettivamente classe 1985 e 1988.

Nel 2013 le prime etichette Masseria Jorche

«La nostra famiglia si occupa di vino da cinque generazioni, ma ha sempre venduto all’ingrosso», spiega Emanuela. «Io e Dalila abbiamo deciso di fare il grande passo, seguendo l’intera filiera e imbottigliando con un nostro marchio. La prima vendemmia risale al 2011 e le etichette sono uscite nel 2013, dopo il necessario affinamento». Dalila ha alle spalle studi di Marketing e Comunicazione, mentre Emanuela si è laureata in Viticoltura ed Enologia a San Michele all’Adige, per poi seguire il master "Vini italiani e mercati mondiali" alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

La formazione di Emanuela Gianfreda

«Tra i ricordi più belli legati al periodo della formazione, c’è quello del tirocinio alla Cantina Conte Collalto di Susegana nel Trevigiano, e il periodo trascorso a Bolgheri presso l’azienda Guado al Melo del professore Attilio Scienza e di suo figlio Michele, che sono stati grandi maestri», spiega Emanuela. «E poi le esperienze in Francia, in particolare a Bordeaux, che per me rappresenta il top dal punto di vista della produzione. Dopo la laurea nel 2011, nel 2012 ho seguito una vendemmia in Australia, vicino a Melbourne, prima di intraprendere questo nuovo progetto di famiglia con mia sorella».

L’antico alberello pugliese per il Primitivo

Oggi i volumi di Masseria Jorche si attestano sulle 80 mila bottiglie all’anno, di cui la maggior parte a Primitivo di Manduria Doc. Il sistema di allevamento è quello ad alberello pugliese, come da tradizione. «Ci garantisce un’elevata qualità, in quanto asseconda senza forzature la disposizione naturale della pianta, riducendo il consumo d’acqua e regalandoci una resa ridotta, ma assai pregiata».

La chicca: spumante di Bianco di Alessano e Fiano Minutolo

Tra i vini in gamma ci sono anche Caleido, un Negramaro in purezza Salento Igt e una bollicina a base di Bianco di Alessano e Fiano Minutolo. «Mio padre ha studiato a Conegliano, io a Trento… per me era importante misurarmi con la spumantizzazione, capire che risultato potesse dare qui in Puglia, a climi e latitudini differenti. Siamo molto soddisfatti del nostro Metodo Classico, che resta ben 30 mesi sui lieviti. Ne produciamo circa 4.000 bottiglie, che vanno letteralmente a ruba».

Vigne di 80 anni per il Primitivo Dolce Naturale Docg

Dal 2014 è entrato in produzione anche il Primitivo Dolce Naturale Docg. «Il vigneto ad alberello da cui ricaviamo questo passito ha circa 80 anni. L’appassimento avviene per il 90% proprio in pianta. La resa è del 50% e l’affinamento in barrique per 5 mesi. La gradazione alcolica raggiunge i 14 gradi, con un concentrato zuccherino pari a 60 g/l. Ci ho tenuto particolarmente a inserire questo vino in gamma perché rappresenta il vino delle origini, della tradizione pugliese a cui sono molto legata», conclude Emanuela.

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