Dal nostro archivio (1976) | Grandi firme per Civiltà del bere: Roberto Morgante e il tappo come arma impropria

Dal nostro archivio (1976) | Grandi firme per Civiltà del bere: Roberto Morgante e il tappo come arma impropria

L’autore dell’articolo, di professione medico e neurologo, esamina la cosiddetta traumatologia da vino o meglio da tappo a fungo, la cui maldestra apertura può generare spiacevoli incidenti casalinghi. La casistica e i consigli su come stappare senza pericoli (e senza fare il botto).

Attenzione, attenzione. Per la prima volta al mondo – crediamo – il medico può parlare di “traumatologia da vino”. Non tanto da vino, in sé e per sé, quanto da tappo. Da tappo di spumante. Non siamo noi a raccontarlo, ma nientemeno che l’autorevole The Lancet, cioè la più accreditata rivista medica inglese. In un suo curioso editoriale, The Lancet (“Il bisturi”) afferma che esistono descritti in letteratura dei traumi da tappo di Champagne. Quello che l’articolista definisce Champagne cork injury to the eye.

Roberto Morgante spumante botto Iva Zanicchi
La copertina del 5° numero di Civiltà del bere di maggio 1976 dedicata a Iva Zanicchi

Una storia antica

In realtà anche storicamente si era parlato di questi strani accidenti: erano conosciuti già dalla fine del XVII secolo. Chi stappava, alla corte di Francia o a Vienna una bottiglia, doveva stare attento ai suoi occhi. Ma vi è di più. Per mera curiosità e coincidenza, l’inventore dello Champagne, cioè il monaco benedettino Dom Pérignon, risultava affetto da cecità a un occhio. La cui causa, taluno suppone, è rapportabile a trauma da tappo di Champagne. Il tappo più pericoloso risulterebbe essere quello corazzato con la caratteristica lamina a solchi, che trattiene il tappo di sughero sottostante.

La dinamica degli incidenti

Ma come avvengono i traumi – si badi, tutt’altro che banali – da tappo di spumante? Gli esperti di medicina (immagino consultando trattati di balistica) possono precisare quanto segue. Un comune tappo ha un peso poco inferiore a trenta grammi. Orbene – non sappiamo per la verità con quanto fondamento – nella dinamica degli incidenti si calcola che un tappo sia in grado di raggiungere una altezza di dodici metri, viaggiando alla velocità di circa 13,5 metri al secondo, con una forza d’urto quasi di un proiettile. Lo spumante viene servito in genere alla temperatura ottimale di 8 gradi centigradi: a questa temperatura la pressione all’interno della bottiglia risulta di circa 6 Kg per centimetro cubico. Alla temperatura ambientale di 18 gradi centigradi, la pressione subisce all’interno della bottiglia un notevole aumento, suscettibile di ulteriore impulso se la bottiglia viene agitata. È evidente, quindi, che il cameriere, o il padrone di casa che si accinge a stappare, si trova tra le mani quello che attualmente le forze di polizia definirebbero “arma impropria”.

Attenzione agli occhi

Ma tornando alla dinamica dell’incidente da tappo, si è appurato che esso avviene in seguito alla precoce espulsione frettolosa quando si allenta con le dita la gabbia metallica di contenzione, collegata al collo della bottiglia. L’impatto con l’occhio – riferiscono gli studiosi dell’inconveniente – avverrebbe nel tempo di 0,05 secondi. Poiché il riflesso palpebrale, cioè la chiusura dell’occhio per difenderlo da qualunque oggetto estraneo lo minacci, impiega circa 0,1 secondi, ecco che il tappo colpisce in pieno centro uno dei due globi oculari. Un calcolo approssimativo della superficie di urto, e del grado di deformazione che il globo oculare riporta, fa concludere che sull’occhio stesso si abbatte una pressione di 100 atmosfere.

I casi più frequenti

Dalla casistica accuratamente riportata dagli autori inglesi su The Lancet, risulta che l’occhio sinistro è quello più frequentemente colpito. Ciò è facilmente spiegabile tenendo presente la posizione della bottiglia, quando essa viene manovrata da persona destrimane. Viceversa l’occhio destro, se a stappare è individuo mancino. Le lesioni oculari da trauma da tappo di spumante figurano essere le seguenti: abrasioni di cornea, commozione o emorragia della rétina, emorragie del corpo vitreo (che è la parte acquosa globoide più cospicua dell’occhio), distacchi del vitreo. Per evitare che lettori di Civiltà del bere, vadano incontro a lesioni da “arma impropria”, che abbiamo dimostrato essere la bottiglia di spumante, forniamo i seguenti consigli di massima.

I nostri suggerimenti

Strappare la bottiglia con adeguata tecnica, con la massima cautela, dirigendo la mira eventualmente sulla traiettoria di una donna brutta, o di un astemio. La bottiglia – scherzi a parte – va sempre inclinata e mai agitata.
Ogni buongustaio e bevitore dovrà inoltre compulsare il manuale che il Comité Interprofessionel du Vin de Champagne ha stampato, elencando le regole per stappare correttamente una bottiglia di Champagne. Tra l’altro è scritto che la bottiglia va “vestita” con una elegante salvietta, in fiandra, che avvolga collo della bottiglia e tappo. Solo a questo punto si può rimuovere la gabbia metallica avvolgitrice. Il tappo deve essere prima rimosso, poi trattenuto, quindi liberato dolcemente, e la bottiglia tenuta lontana dal viso. Se la sequenza di queste manovre assai semplici è perfetta, non si deve avvertire con l’orecchio il classico rumore “pop” prodotto dall’espulsione del tappo. Ma soltanto un lieve sospiro. Come, in amore, potrebbe emettere soltanto una Catherine Deneuve.

I consigli del sommelier Franco T. Marchi

Fino qui il resoconto su ciò che ha pubblicato The Lancet e che va preso, naturalmente, senza esagerati allarmismi. Rammentiamo comunque i consigli dati da Franco T. Marchi, nella nostra rubrica Il sommelier, a chi deve stappare una bottiglia di spumante: “Dopo 10-15 minuti circa di raffreddamento nel secchiello con acqua e ghiaccio, si taglia la stagnola all’orlo del collo, si svita la gabbietta metallica di ancoraggio. Una mano tiene la bottiglia impugnandola nella parte più bassa e con l’altra, possibilmente con un frangino pulito, si avvolge la parte del collo dove c’è il tappo. Si imprime al tappo un movimento rotatorio alternato premendo lateralmente la “testa” del sughero, avanti e indietro, aiutandoci col dito pollice.

Non sta bene fare il botto

Nel caso si trovasse una certa resistenza, bisogna ricorrere all’apposita pinza dentata (mancando, si possono usare certi tipi di schiaccianoci) con cui si fa leva sull’orlo della bottiglia. Dopo aver agitato con lento movimento progressivo, tenendo premuto il pollice sulla testa del tappo in maniera che la pressione del gas naturale (4/5 atmosfere) non espella il tappo facendo il “botto”, si stappa. È bene tenere la bottiglia inclinata affinché la spuma non sgorghi troppo impetuosamente.

Roberto Morgante

Foto di apertura: elaborazione grafica © V. Fovi

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© Riproduzione riservata - 27/09/2024

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