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Cusumano e la rinascita del Moscato dello Zucco

1 Febbraio 2013 Emanuele Pellucci
C’è  anche un vino dolce storico nell’ampia gamma di prestigiosi bianchi e rossi “firmati” Cusumano. È il Moscato dello Zucco, le cui radici storiche risalgono alla metà dell’800 quando fu Henri d’Orléans duca d’Aumale a volerlo produrre nei suoi vigneti tra Partinico e Terrasini. «All’epoca», dice Diego Cusumano, «era considerato uno dei migliori Moscati d’Italia e conobbe una grande diffusione in gran parte d’Europa. Oggi rinasce, grazie a un attento progetto di rivalorizzazione e recupero vitivinicolo, grazie anche alla collaborazione scientifica dell’Irvos, negli stessi luoghi che lo resero unico». LA RINASCITA DEL MOSCATO DELLO ZUCCO - Le uve di Moscato bianco sono selezionate accuratamente nel vigneto e poste in cassette forate da tre chilogrammi. L’appassimento avviene in cantina fino alla riduzione del 50 per cento del peso iniziale e dopo una pressatura molto dolce e una decantazione statica di 12 ore il mosto prosegue la fermentazione in caratelli di rovere in cui rimane fino all’imbottigliamento. La prima annata è stata il 2007, mentre adesso è in commercio il 2008, della quale sono state prodotte poco più di 8 mila bottiglie numerate. 400 ETTARI, DAI FRESCHI BOSCHI DI CORLEONE, ALLE COLLINE DI BUTERA FINO AD ALCAMO - In pochi anni la famiglia Cusumano (l’inizio dell’attività risale al 2001) ha costruito una realtà vitivinicola di grande interesse, con una superficie vitata di ben 400 ettari distribuiti in varie aree della Sicilia. Zone per molti aspetti, climatici e pedologici, diverse tra loro. Al microclima freddo del podere Ficuzza, ideale per dare freschezza aromatica alle uve, fa riscontro il caldo del sud che si trova nei terreni calcarei di Butera dove i rossi acquisiscono una particolare corposità, fino ad arrivare alle vigne nell’areale di Alcamo, ricche di terreni neri ed argillosi da cui nascono vini complessi e di buon corpo. LA NUOVA CANTINA DI PARTINICO IN "STILE CUSUMANO" - «Da questi vigneti, situati in contesti paesaggistici molto suggestivi, io e mio fratello Alberto, con il prezioso apporto dell’enologo Mario Ronco», ci dice Diego Cusumano, «otteniamo due linee di prodotti: l’una caratterizzata da vini del territorio che prendono nome da toponimi antichi (Angimbé, Jalé, Benuara, Sàgana, Noà, Cubìa), e l’altra da vini varietali ottenuti da vitigni autoctoni vinificati in purezza (Alcamo, Insolia, Nero d’Avola, Merlot, Syrah). Una particolarità delle nostre bottiglie, al di là dei nomi dei vini che richiamano una certa musicalità, è la colorazione vivace delle etichette che, insieme al sole che appare nel marchio, sono diventate un segno distintivo dei nostri prodotti». Anche la nuova cantina di Partinico (Palermo), costruita sull’area di un tradizionale baglio (4 mila metri quadrati di superficie e altri 3 mila interrati) rientra nello “stile Cusumano”. Progettata dall’architetto Fabrizio Ruffino, è un mix di design e stile contemporaneo applicato a una realtà produttiva. Il complesso comprende, oltre alle cantine di vinificazione e affinamento, anche gli uffici e anche un ambiente per incontri ed eventi. Tutto ciò allo scopo di conservare e trasmettere la cultura di un prodotto antico come il vino e la passione di un’azienda moderna come Cusumano. Indirizzo della Cantina:  via Bisaccia, Contrada San Carlo Partinico (Palermo), tel. 091.89.08.713, mail cusumano@cusumano.it, www.cusumano.it. Leggi anche il report di Civiltà del bere sull’enologia regionale: Speciale Sicilia

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