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Cusumano punta in alto. Etna e Ficuzza per una viticoltura di montagna

6 Dicembre 2021 Jessica Bordoni
Cusumano punta in alto. Etna e Ficuzza per una viticoltura di montagna

Da un lato i vini dell’Etna targati Alta Mora, dall’altro il Salealto, originale blend di Grillo, Insolia e Zibibbo che cresce sulle colline tra i 700 e gli 800 metri della Tenuta Ficuzza, nel Palermitano.

Quando si pensa alla viticoltura siciliana “in quota”, vengono subito in mente i vini dell’Etna, oggi al centro di un grande apprezzamento internazionale. Ma ‘A Muntagna non è l’unica cima di riferimento dell’isola. Nel nord, a 40 minuti da Palermo, si erge la Riserva regionale Serre della Pizzuta, un’area naturale protetta situata nel comune di Piana degli Albanesi.

La Tenuta Ficuzza

La Tenuta Ficuzza, di proprietà della famiglia Cusumano, è parte integrante della Riserva. «I vigneti raggiungono i 700-800 metri di altezza, circondati da boschi e macchia mediterranea», spiega Diego Cusumano, alla guida del marchio di famiglia con il fratello Alberto. «Si tratta di un luogo unico, dalla natura rigogliosa e incontaminata. I filari sono disposti a giropoggio, con sistema a Guyot che facilita le operazioni di raccolta e permette maturazioni omogenee tra le varie parcelle».
La luce cristallina, l’ottima ventilazione e le notevoli escursioni termiche giorno-notte garantiscono una notevole espressività aromatica, soprattutto per i vini bianchi. Qui nascono alcune etichette simbolo di Cusumano, come lo Chardonnay Jalé e il blend di Insolia e Chardonnay Angimbé.

Sognando il vino del Re

L’ultimo nato della Tenuta Ficuzza si chiama Salealto ed è un vero e proprio vin du terroir, frutto dell’unione di Inzolia, Grillo e Zibibbo in parti uguali. «Lo Zibibbo è una varietà che di solito non viene associata alla viticoltura di montagna, ma la scelta di impiantarne un ettaro, nel 2010, nasce da ragioni storiche. Nell’Ottocento, in queste zone Re Ferdinando IV di Borbone fece costruire una grande Reggia di caccia e installò la Real Cantina Borbonica; lo Zibibbo figura proprio tra i vitigni vinificati per la produzione vinicola destinata al sovrano. Siamo partiti da questa curiosità e ci siamo chiesti come poteva essere il vino del Re. La composizione non è documentata, ma abbiamo immaginato che fosse un bianco vinificato a partire da uve autoctone, con una maturazione sulle fecce fini fino alla vendemmia successiva, in quanto le botti dovevano essere “liberate” per la nuova annata».

Cusumano

Salealto, Terre Siciliane Igt 2019

Dopo alcuni anni di prove e sperimentazioni, l’anno scorso è stato lanciato Salealto, Terre Siciliane Igt 2018. Attualmente sul mercato c’è l’annata 2019, presentata alla stampa milanese durante un pranzo alla Langosteria Bistrot lo scorso 25 novembre. «Si tratta di una limited edition di 3 mila bottiglie, il cui nome richiama il territorio collinare di partenza, ma anche la forte sapidità del prodotto, tipica dei vini di montagna». I vigneti hanno una densità di ceppi per ettaro di 5.000 piante, con una resa di uva intorno ai 60 quintali per ettaro. Le fermentazioni, rigorosamente separate, avvengono in acciaio a 20 °C con lieviti indigeni. Poi travaso ed assemblage, con sosta di almeno 10 mesi sulle fecce fini e successivo. Il bouquet di Salealto 2019 ricorda i fiori bianchi, la frutta a polpa gialla, ma anche rosmarino, zagara e macchia mediterranea. Al palato colpisce per la sapidità sferzante, ben integrata da un’agile struttura.

L’universo Cusumano

Oggi l’universo Cusumano comprende cinque Tenute nella Sicilia occidentale. Nel Palermitano, oltre alla Tenuta Ficuzza di Piana degli Albanesi, ci sono la Tenuta San Carlo a Partinico, Presti e Pegni e Monte Pietroso sulle colline di Monreale. In provincia di Caltanissetta, invece, si trova la Tenuta San Giacomo a Butera, scrigno del Nero d’Avola. Nel 2013, dopo un decennio di ricerche, i Cusumano hanno trovato casa anche sull’Etna. Gli appezzamenti vitati si trovano nelle contrade di Guardiola, Pietramarina, Verzella, Feudo di Mezzo e Solicchiata.

Altamora Etna Bianco Doc 2020

«Per differenziare la produzione etnea, abbiamo creato il marchio Alta Mora. Sul vulcano, la sfida è quella di creare vini che incarnano la natura estrema del territorio, fatto di suoli lavici e pendenze importanti». Alta Mora è un progetto in continuo sviluppo; dopo la ricostruzione dei tradizionali muretti a secco, è stata progettata una moderna cantina ipogea, realizzata con i materiali naturali del luogo – come la lava e il coccio pesto – secondo i principi dell’ecosostenibilità ambientale e del risparmio energetico. L’Altamora Etna Bianco Doc 2020 è una selezione di uve Carricante da cinque diverse contrade che resta 1 anno sui lieviti prima dell’imbottigliamento. I vigneti vanno dai 10 fino ai 40 anni di età e le uve si raccolgono a partire dal 15-20 ottobre. È un bianco minerale, dal naso piacevolmente tropicale, di grande eleganza e persistenza. La produzione annua è di circa 35 mila bottiglie.

Guardiola Etna Rosso Doc 2016

Il cru di Nerello Mascalese proviene da un vigneto di 1,5 ettari tra i 900-1000 metri di altezza in Contrada Guardiola, da cui il nome del vino. Le viti sono allevate ad alberello a piede franco e con un’età media di 150 anni. «Le piante producono pochissimo, ma ci garantiscono un vino dall’equilibrio straordinario. Data la forte pendenza, i filari maturano in momenti diversi, il che ci porta a vendemmiare almeno in 2-3 diversi step». Il Guardiola Etna Rosso Doc matura in botti da 30 e 50 ettolitri per 18 mesi prima di essere messo in bottiglia. A breve uscirà sul mercato l’annata 2016. Degustata in anteprima, si distingue già per l’eleganza della trama tannica e la purezza del frutto, con un avvolgente speziatura di cannella e legno di cedro in chiusura.

Foto di apertura: Alta Mora Guardiola Etna Rosso Doc è il cru di Nerello Mascalese in purezza allevato nel vigneto di Contrada Guardiola che sorge a 900/1000 metri slm. Segni particolari: proviene da viti di 150 anni, pre phylloxera, coltivate ad alberello, disponibile nell’edizione limitata che conta 3.500 bottiglie

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