Cosa succede nelle terre del Lugana

Cosa succede nelle terre del Lugana

Amatissimo in Germania, può in realtà giocare più di una carta anche in Italia, e non solo in Lombardia. Una Doc, cinque tipologie, un territorio di origine che si porta in dote l’indiscusso fascino del lago di Garda. Presente e futuro del Lugana.

Dopo anni di grande crescita dei consensi, sia sul mercato domestico che soprattutto internazionale, ai quali ha fatto da contraltare anche l’aumento della produzione e del valore dei terreni vitati, per il Lugana sembra giunto probabilmente il momento della maturità. Obiettivi? Più che quantitativi, di posizionamento. Cercare di uscire dalla comfort zone rappresentata dalla Lombardia sul fronte delle vendite in Italia. Al tempo stesso comunicare con forza il meraviglioso luogo di origine dal quale si proviene. E ancora: continuare a proporsi come scelta ideale quando si pensa a situazioni semplici e conviviali a tavola, ma contemporaneamente far emergere anche la capacità di saper cavalcare il tempo, diventando un compagno ideale per preparazioni gastronomiche più articolate e complesse.

Quasi 28 milioni di bottiglie, ma non è solo una questione di quantità

«Potremmo crescere ancora di più, ma oggi non è questo l’obiettivo che ci prefiggiamo». Ne è convinto Edoardo Peduto, giunto da qualche mese alla direzione del Consorzio di Tutela del Lugana e con un passato alle spalle prima a Vinitaly International e poi al Consorzio del Grana Padano. Quasi 28 milioni di bottiglie prodotte nel 2022, provenienti da un territorio interregionale – più sbilanciato verso la Lombardia che il Veneto – composto da 2.560 ettari vitati posizionati all’interno di 5 comuni (Peschiera del Garda, Desenzano del Garda, Lonato del Garda, Sirmione e Pozzolengo) con 180 viticoltori e 90 imbottigliatori.
«L’area di produzione non è enorme, quindi per noi ora è importante crescere soprattutto in valore». Posizionamento, quindi, cercando di tenere sempre alta l’asticella su una fascia costantemente medio-alta. Anche nel 2023 i numeri sono tutti con segno positivo. L’imbottigliamento progressivo ad aprile segna un +8,72% mentre il prezzo Iri a bottiglia è di 7,82 euro, con un aumento nel primo quadrimestre anche per il vino sfuso.
«Ad oggi non possiamo che essere contenti» commenta ancora il neo direttore del Consorzio.

I turisti tedeschi che visitano le bellezze del lago di Garda amano moltissimo il Lugana

Deutschland über alles, ma non solo

Che il Lugana sia un vino bianco amatissimo dai turisti tedeschi che visitano le bellezze del lago di Garda è un dato di fatto assodato e quasi storico. Turisti che, una volta tornati a casa, lo cercano costantemente; tanto che la Germania è il più importante mercato dell’export, davanti ai Paesi del Nord Europa, il Regno Unito e gli Usa. Nel complesso il 70% vola all’estero ma l’Italia non è (più) considerata un mercato secondario.
«Sull’Italia stiamo lavorando per uscire dall’area di comfort dove siamo ben conosciuti. Ora abbiamo iniziato un tour per far conoscere la nostra denominazione nelle principali città italiane». Non solo Lombardia, quindi, e in particolare l’area del lago di Garda, ma anche altri lidi dove questo bianco cercherà di ritagliarsi un ruolo non di secondo piano nelle carte dei vini, anche se la concorrenza certo non manca. 

Le Riserve e il fascino della longevità

Una denominazione e cinque tipologie. Se il Lugana Doc d’annata rappresenta il 90% della produzione, attenzione e investimenti sembrano rivolgersi anche su altre due tipologie previste dal disciplinare (che contempla anche la versione Superiore e Vendemmia Tardiva), a partire dalla Riserva, introdotta nel 2011 e che prevede almeno 24 mesi di affinamento, dei quali 6 in bottiglia. «Rappresenta l’espressione del Lugana nel tempo, la sua capacità di invecchiare. E ci permette, a livello di comunicazione, di lavorare sul tema della longevità, nonché di esplorare modalità di consumo differenti a tavola».
Non mancano nomi da segnalare, a partire dal Vigne di Catullo Riserva di Tenuta Roveglia, che riesce sempre a trovare il giusto connubio tra struttura ed eleganza dopo un riposo in cantina, tra acciaio e bottiglia di due anni e mezzo. O la Riserva del Lupo di Ca’ Lojera, da uve vendemmiate tardivamente e attaccate da Botrytis nobile; anche lui riposa in cantina per più di 24 mesi prima della commercializzazione.

Gli elementi di comunicazione su cui puntare per promuovere il Lugana sono sono due: la Turbiana e il lago di Garda

Le bollicine possono ritagliarsi un ruolo importante

Sebbene la tipologia Spumante per il Lugana risalga al 1975, un certo fermento si sta manifestando soprattutto negli ultimi anni. Questo anche se Metodo Charmat e Classico insieme a base Turbiana arrivano a stento al 2% rispetto al totale complessivo delle bottiglie prodotte all’interno della denominazione.
«In Germania abbiamo fatto recentemente una serie di masterclass e devo dire che lo spumante in questo mercato ci sta dando grande soddisfazione. È in grado di stupire anche gli appassionati che lo conoscevano solo come vino fermo» ci spiega sempre Peduto. Zenato, storico produttore della zona veronese della denominazione, produce un interessante Metodo Classico Brut che riposa 30 mesi sui lieviti e 3 mesi in bottiglia dopo la sboccatura.

Turbiana & lago di Garda, un connubio da comunicare

Non tutti la conoscono e forse per troppo tempo si è persa confusa nel mare magnum della famiglia dei Trebbiano nonostante studi genetici abbiano da tempo dimostrato che la Turbiana abbia caratteristiche tutte sue e sia quindi una varietà indigena, o autoctona che dir si voglia. Ha trovato nelle terre di Catullo il suo habitat ideale, su pianure di matrice argillosa e morenica di origine glaciale, condizionata naturalmente dalla benefica presenza del Lago di Garda. «Non dobbiamo dare per scontato questi fattori» afferma Peduto. «Noi continuiamo a insistere perché questi aspetti ci rendono distintivi in termini di comunicazione e di prodotto. Gli elementi di comunicazione su cui puntiamo sono sono due: la Turbiana e il lago di Garda. Quando comunichi il Lugana il consumatore deve ricondurci immediatamente a questi due aspetti».

Cosa manca? Un Osservatorio economico

«Ma ci stiamo arrivando» ci spiega in conclusione Edoardo Peduto. Già, perché, senza dati concreti è impossibile costruire una strategia complessiva, sia essa di marketing o comunicazione. «Quando penso a un’attività promozionale devo pensare al ritorno dell’investimento di cui possono beneficiare sia la denominazione che le singole aziende».
Ecco perché diventa fondamentale la realizzazione di un vero e proprio Osservatorio economico, simile a quello che si è dotata la non lontana Franciacorta. «Ci servirà per fare scelte mirate in futuro. Quando avremo informazioni e dati dalle aziende, potremo iniziare anche a ragionare sui quali mercati investire in termini di comunicazione. Le strategie si fanno sull’analisi dei dati e non sui sentimenti dei singoli, perché solo la prima ti consente di avere una visione a medio lungo termine».

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© Riproduzione riservata - 11/07/2023

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