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Concorso Rosati d’Italia: 18 medaglie e vini sempre più cool

Concorso Rosati d’Italia: 18 medaglie e vini sempre più cool

Sono 18 e sono le cantine vincitrici della terza edizione del Concorso Vini Rosati d’Italia (autorizzato dal Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali e promosso da Regione Puglia, area Politiche per lo sviluppo rurale) che ha visto il suo momento conclusivo lo scorso 31 maggio a Otranto (Lecce) con le premiazioni dei migliori. Parliamo di un Concorso serio e qualificato che vede ogni anno aumentare il numero dei campioni partecipanti. Quest’anno, ad esempio, sono state giudicate 319 etichette provenienti da 245 Cantine da venti regioni d’Italia. I vini sono stati valutati da 8 commissioni composte ciascuna da 4 enologi e 1 giornalista e ben il 69% dei campioni è stato ritenuto “ottimo”, raggiungendo un punteggio di almeno 80 centesimi. Un segno importante, questo, di quanto sia stia lavorando, e bene, in Italia.

ROSATI FERMI: I VINCITORI – Ca’ Maiol, il Chiaretto 2013 dell’Agricola Provenza, nel bresciano ha ottenuto la medaglia d’oro nella categoria Tranquilli Doc e Dop. Argento al Cerasuolo d’Abruzzo Unico 2013 della Tenuta Ulisse di Crecchio (Chieti) e bronzo a Selene, un altro Chiaretto 2013 dell’azienda Civielle di Moniga del Garda, sempre nel bresciano. Molta Puglia nel medagliere della categoria Tranquilli Igt-Igp. L’oro è andato al Susumaniello Tre Tomoli Rosa, annata 2013, di Vigna Flora, a Castellana Grotte (Bari). Medaglia d’argento a Maylea 2013 di Orsogna, a Orsogna (Chieti) e bronzo a Rosato 2013 di Polvanera a Gioa del Colle (Bari).

I MIGLIORI TRA FRIZZANTI E BOLLICINE – Podio emiliano invece nella categoria Frizzanti Igt-Igp: Aura Letitiae 2013 dell’Agricola Manera a Castelfranco Veneto (Treviso) ha conquistato l’oro; medaglia d’argento alla Puglia con Prosit 2013 della Cardone Vini di Locorotondo (Bari) e bronzo al Veneto con un Raboso 2013 dell’agricola La Pracurte di Annone Veneto (Venezia). Tra i frizzanti Doc-Dop l’oro è andato a Il Campanone 2013, Lambrusco Reggiano delle Cantine Lombardini di Novellara (Reggio Emilia), argento a Rosaspino, Lambrusco 2012 di Emilia Wine di Arceto di Scandiano (Regggio Emilia) e bronzo a Rosa, Lambrusco di Sorbara 2013 di Garuti, a Bomporto (Modena). La categoria Spumanti Doc-Dop ha visto trionfare Ruffiano, Chiaretto 2013 di Benazzoli a Pastrengo (Verona), seguito al secondo gradino del podio da Chiaretto Spumante 2013 di Righetti Enzo, a Cavaion Veronese (Verona); il bronzo è andato invece al Five Roses 2010 di Leone de Castris di Salice Salentino (Lecce). Nell’ultima categoria, quella dedicata agli spumanti Igt e Vsq, l’oro è andato alla cantina veneta di Valdobbiadene (Treviso) Ca’ Salina e al suo Manzoni Moscato 2013. Argento e oro sono stati conquistati rispettivamente da Melarosa 2011 di Cantina Due Palme di Cellino San Marco (Brindisi) e dal Pinot nero Cuvee Eleonora Giorgi della cantina Giorgi di Canneto Pavese (Pavia).

PRODUZIONE IN ROSA. A CHE PUNTO SIAMO – Il Concorso è stata anche l’occasione per fare il punto della situazione sullo stato di salute del nostro vino Rosato e confrontarla con quella degli altri Paesi. Antonio Calò, presidente dell’accademia Italiana della Vite e del Vino, ha aperto i lavori del Convegno “I mercati del Rosato: identità, gradimento e prospettive”, sottolinenando come il gradimento della tipologia rosa non sia solo frutto di una moda: «I rosati sono sempre stati vini oligofori, che portavano poco colore, ma molta eleganza», ha detto. «Fu Andrea Bacci, nel 1596 a chiamarli per la prima volta “roseus” scrivendo della Liguria che li produceva sotto il monte Rosa». A Federico Castellucci, già Direttore Generale dell’Oiv, il compito di fornire qualche dato internazionale: «I rosè rappresentano oltre il 9% della produzione mondiale di vino e la maggior parte sono secchi. La maggior parte del vino Rosato arriva da Francia, Italia, Stati Uniti, Spagna e Germania; proprio in Francia la produzione è aumentata del +29% tra il 2002 e il 2011 e i cugini d’Oltralpe consumano da soli il 34% del rosè mondiale. Il vino Rosato viaggia, più del 30% viene esportato e l’Italia, in particolare, in dieci anni, ha aumentato la sua quota export dal 26 al 40%». Interessantissima la relazione di Gilles Masson del Centre de Recherche et d’Expérimentation sur le Vin Rosé: «Grazie a una collezione internazionale di oltre 100 campioni di Rosati provenienti dal nostro Centro, ogni anno l’Unione degli Enologi di Francia segue la composizione dei vini Rosati. Oggi abbiamo capito, ad esempio, che i colori dei vini rosati non sono distribuiti sul piano geografico in modo aleatorio; si osservano tonalità più vive nelle aree geografiche più meridionali: I Rosati, inoltre, con il passare degli anni, sono sempre più chiari». Rudolf Nickenig, della German Wine Growers Association, ha messo in evidenza come in Germania sia molto cresciuta la popolarità di questa tipologia e di quanto le varietà italiane e spagnole abbiano affiancato il classico rosè di Provenza. Infine l’intervento di Sandro Sartor, ad di Ruffino, con la sua narrazione di una case history: il fenomeno Rosatello e la sua evoluzione iconica dagli anni Sessanta a oggi.

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© Riproduzione riservata - 03/06/2014

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