Come sta ProWein? La fiera di Düsseldorf sotto la lente dei media internazionali

Come sta ProWein? La fiera di Düsseldorf sotto la lente dei media internazionali

L’inevitabile confronto con Wine Paris. Le tendenze dei vini no alcol e il boom degli spirits. Ma anche la necessità di “professionalizzarsi” del settore.

Per approfondimenti: Prowein, Tecnovino, The Buyer, Wine Industry Advisor, Vinojoy, Harpers

L’Europa è abbastanza grande per due fiere internazionali sul vino dalle ambizioni di ProWein e Wine Paris? Oppure, come molti vanno preconizzando, Parigi finirà per “fagocitare” le presenze e gli interessi per Düsseldorf? A conclusione dell’appuntamento tedesco, l’argomento anima le opinioni degli addetti ai lavori e trova spazio tra le analisi sulle pagine dei media specializzati, insieme alle immancabili tendenze emerse nella tre giorni di incontri.

Visitatori in calo…

Partiamo dai numeri. Quelli ufficiali di questa trentesima edizione di ProWein andata in scena dal 10 al 12 marzo raccontano di un totale di 47 mila visitatori provenienti da 135 Paesi. Questi dati (scioperi dei treni a parte che secondo gli organizzatori hanno frenato gli accessi nell’ultimo giorno della fiera) che certificano un leggero calo rispetto ai 49 mila (da 141 Paesi) fatti registrare 12 mesi fa.
L’esatto opposto di quanto successo in Francia: in due anni Wine Paris & Vinexpo Paris è passata dai 25.000 visitatori del febbraio 2022, dopo Covid, ai 41.253 di oggi. Dove il ProWein ha ancora un grande vantaggio è invece nel numero di espositori presenti: 5.700 in totale provenienti da 61 Paesi contro i 4.074 provenienti da 48 Paesi produttori di Wine Paris.

… ma il numero di espositori resta il più alto

«Nessun’altra fiera offre una gamma così ampia come la ProWein. Tutte le regioni vinicole internazionali sono rappresentate a Düsseldorf», ha dichiarato il direttore della manifestazione Peter Schmitz. (Tecnovino). E questo, secondo alcuni analisti ( The Buyer) è fattore differenziante della fiera tedesca. Dall’Argentina al Libano, dall’Austria alla Romania, dal Brasile all’Uruguay: ProWein è ancora la piattaforma in cui ogni paese produttore di vino nel mondo può trovare il suo posto. Una tre giorni cruciale per produttori e acquirenti per incontrarsi, incontrare clienti, trovare nuovi partner, vendere e acquistare vino. Ma certo, mai come quest’anno, tra i 17 padiglioni di Düsseldorf si è avvertita una necessità di rinnovamento, la sensazione di una fiera che ha bisogno di riorganizzarsi, ricalibrarsi, resettarsi.

No-low, spirits e non solo

E proprio nel tentativo di evolvere e mantenere la sua rilevanza, quest’anno il salone ha anche ampliato la sua gamma e inaugurato nuove sezioni seguendo i trend del mercato (Wine Industry Advisor). Sotto la sigla ProSpirits un intero padiglione è stato per la prima volta dedicato agli spirits, «un segmento di mercato dal grande potenziale». 4.800 metri quadrati dedicati a 420 espositori provenienti da 40 Paesi, masterclass e degustazioni dedicati a brandy, vodka, liquori, distillati d’agave e cocktail.
ProWein Zero, l’area dedicata ai “no e low alcol”, ha rubato ancora una volta la scena. Con buona pace dei detrattori, nei primi due mesi 2024, secondo i dati diramati in fiera, questi prodotti, di cui la stessa Germania è il primo mercato in volume (seguita da Spagna, Usa, Giappone e Uk) hanno già fatto +91% sullo stesso periodo 2023. E secondo Iwsr – International Wine & Spirits Research, sono destinati a una crescita del +7% annuo fino al 2026.
Il sentito e intramontabile argomento della sostenibilità ambientale ha raccolto gli interventi di associazioni e iniziative internazionali come Bioland, Demeter, Ecovin, Fair’n Green, Respekt Biodyn e Vignerons de Nature e delle associazioni non governative International Wineries for Climate Action (IWCA) e Sustainable Wine Roundtable (SWR). Particolare attenzione è stata dedicata anche alle alternative di imballaggio nella sezione Packing & Design come bag-in-box, fusti in acciaio inossidabile, lattine di alluminio riciclabili e bottiglie in PET in risposta alla crisi energertica e alla crescente consapevolezza ambientale  (Vinojoy).

Bisogno di managerialità

Ma forse il tema più rilevante, emerso dalle sensazioni e dai commenti raccolti tra i padiglioni di Düsseldorf, è la necessità per il settore di “professionalizzarsi” per sopravvivere. La sostenibilità economica è la missione principe in un contesto di crisi globale, nel quale il costo della vita si scontra con la diminuzione dei consumi e la sovrabbondanza dell’offerta.  
In una intervista al portale britannico Harpers (Harpers) la professoressa Simone Loose, direttrice dell’Istituto di vino e bevande dell’Università di Geisenheim e autrice del rapporto annuale di ProWein, ha parlato del problema del calo di redditività del settore vinicolo, colpito dall’ondata salutista e da quella inflazionistica e in ritardo nel processo di managerializzazione e nello sfruttamento delle strategie comunicative. Sottolineando come in un settore altamente frammentato le aziende vinicole, in particolare quelle più piccole, debbano fare leva su un rinnovato spirito imprenditoriale. Lo stesso di cui la fiera tedesca «ha dato lungimiranti esempi con la zona “zero”, la gastronomia urbana e le aree dedicate al packaging e design».
«L’industria del vino è anni indietro rispetto ad altri settori in termini di avanzamento tecnologico. Due terzi dei produttori non usano nemmeno Excel, il che significa che non analizzano la loro attività commerciale. Questo è un grosso problema, perché il consumo di vino per famiglia sta diminuendo a livello globale, e ci sono enormi problemi legati al calo della domanda e all’eccesso di offerta. Come faranno le aziende vinicole a raggiungere i consumatori? Se non sono redditizie come azienda, come faranno a pagare le strategie di marketing? Quelle che sopravviveranno sono quelle più professionali».

Foto di apertura: a ProWein hanno partecipato 47 mila visitatori provenienti da 135 Paesi © Messe Düsseldorf – ctillmann

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© Riproduzione riservata - 21/03/2024

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