Centesimino, autoctono romagnolo dalle note di incenso orientale
La storia di questo vitigno romagnolo, in dialetto Savignôn rosso, comincia nel periodo postfillosserico. La sua diffusione si deve a Pietro Pianori di Faenza, detto Centesimino, che negli anni Cinquanta avvia la propagazione di marze di vecchie vigne presenti nei suoi terreni.
Assodato trattarsi di una varietà autonoma, estranea all’Alicante spagnolo, il Centesimino viene ufficialmente riconosciuto solo nel 2003. Oggi quest’uva autoctona è coltivata da un piccolo gruppo di aziende consorziate sulle colline di Oriolo dei Fichi, vicino a Faenza (Ravenna). Tra queste c’è Poderi Morini.
Le tre versioni di Poderi Morini
«Il Centesimino è incredibile, dagli aromi intensi con note d’incenso orientale. Quando sono venuto in possesso del podere Cà Donati, ai piedi della torre di guardia di Oriolo, ho avuto la curiosità di vinificarlo in purezza per verificarne il potenziale», spiega Alessandro Morini (nella foto di apertura con il figlio Mattia e la moglie Daniela). «I vini mi hanno dato ragione visto il loro successo: nel 2001 ho prodotto il Traicolli, Ravenna Igt affinato per 14 mesi in tonneau, e il Rubacuori da uve stramature, elevato 12 mesi in barrique. Luigi Veronelli ha apprezzato molto questi nettari, consigliandomi di produrne una versione in acciaio per esaltare i tratti varietali del vitigno; è così che è nato il Savignone. Infine, nel 2008, ho prodotto il Morosé, un Metodo Charmat».
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Tag: Alessandro Morini, Centesimino, Emilia-Romagna, Poderi Morini, vitigni autoctoni dell'Emilia Romagna© Riproduzione riservata - 14/02/2019