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Censimento delle vecchie vigne: Abruzzo e Molise

25 Giugno 2022 Civiltà del bere Molise
Censimento delle vecchie vigne: Abruzzo e Molise

In Abruzzo si contano vecchi impianti a partire dal secondo Dopoguerra e ogni provincia ha lavorato sulla propria realtà, anche grazie ad un’encomiabile operazione di mappatura dei viticoltori delle Cantine sociali. E in Molise? Nonostante sia una delle regioni più piccole d’Italia, si trova una produzione limitata, ma interessante. Per segnalare vecchie vigne di oltre i 30 anni d’età scrivere a redazione@civiltadelbere.com. 

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vecchie vigne Abruzzo e Molise
Il Vigneto da cui nasce A Marianna di Praesidium è poco più di 1 ettaro coltivato in biologico

Abruzzo

a cura di Massimo Di Cintio

La stragrande maggioranza di vigneti più vecchi in Abruzzo risale agli anni ’60. Prima di allora la coltivazione dell’uva era praticata con forme verticali nell’entroterra pescarese e aquilano, con sistemi orizzontali nell’area chietina. A partire dal secondo Dopoguerra, la vitivinicoltura cominciò la sua migrazione verso le colline a ridosso della fascia litoranea. Complice una maglia poderale frammentata, in provincia di Chieti, tra il 1959 e il 1970, si affermò il fenomeno cooperativistico. Ancora oggi le cooperative gestiscono l’80% della produzione regionale.

Le vecchie vigne si trovano tra il nord e il centro

Nelle province di Pescara e di Teramo è stato invece possibile conservare appezzamenti privati di medio-grandi dimensioni, mentre le più fresche pianure pedemontane dell’Aquilano nell’ultimo decennio sono state oggetto di un rinnovato interesse. Questa premessa consente di spiegare come l’individuazione dei vigneti più vecchi risulti agevole nell’area centro-settentrionale e meno in quella meridionale, se non grazie al lavoro di alcune importanti cooperative che hanno svolto un encomiabile lavoro di mappatura dei viticoltori associati.

Trebbiano e Montepulciano le uve da piante “antiche”

Codice Citra, ad esempio, ha disposizione 3 ettari di Trebbiano toscano del 1945, 3 di Montepulciano del 1964, 4 del 1965 e 5 del 1966, 18 del 1970 e 7,3 di Trebbiano sempre del 1970. Cantina Tollo conta 5 ettari di Montepulciano del 1974, mentre Cantina Frentana registra nell’area frentana una serie di vigneti di piccole dimensioni di Montepulciano impiantati tra il 1960 e il 1968, di Cococciola (1965-66), di Chardonnay e Trebbiano abruzzese (1972-1975) e di Ciliegiolo (1972).

Valentini

Montepulciano d’Abruzzo Doc

È un vino iconico e commercializzato solo nelle annate migliori (tre o quattro a decennio). Nasce da un vigneto di contrada Castelluccio messo a dimora nel 1962 da Edoardo Valentini. Oggi sotto le cure del figlio Francesco Paolo, è un vecchio clone coltivato a pergola abruzzese 2,5×2,5 e alta circa 2 m, e regala grappoli serrati, acini ovoidali e buccia spessa, ideali per contribuire in maniera determinante insieme agli altri vigneti over 40, alla realizzazione del rosso da lungo invecchiamento per 1 anno in grandi botti di rovere e 4-5 anni in bottiglia, a seconda delle caratteristiche dell’annata.

Illuminati

Zanna, Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Riserva Docg

Zanna è il primo terreno acquistato nel 1967 da Dino Illuminati e dà vita al vino storico dell’azienda. Il vigneto è collocato a 20 km dall’Adriatico e i monti Gran Sasso-Laga, a quasi 300 m sulla collina prospicente la cantina: impianto di 5 ettari a pergola abruzzese 3×3 m e 1.100 piante/ha, con esposizione sud, sud-est su terreni di medio impasto con limo, sabbia e prevalenza di argilla che consente di mantenere le piante in equilibrio e capace a cinquant’anni suonati di autoregolarsi nella resa, che non supera i 70 q/ha. Macerazione sulle bucce di 20 giorni, elevazione in botti di rovere di Slavonia da 20 e 25 hl per 24 mesi e poi per 12-18 mesi in bottiglia.

Praesidium

A Marianna, Montepulciano d’Abruzzo Doc

La valle Peligna è considerata dagli storici la culla del vino abruzzese. A Prezza alla fine degli anni ’60 Enzo Pasquale piantò uno dei vigneti oggi più vecchi di Montepulciano, a doppio cordone speronato, 2,5×1 m, su terreno scheletrico, con argilla rossa e pietre silicio-calcaree. Siamo a 400 m di altitudine, dietro c’è il monte Sirente e davanti la Maiella. Marianna è poco più di 1 ettaro coltivato in biologico per 25-30 q, le cui uve dal 2009 sono vinificate con fermentazione spontanea e senza filtrazione che diventano 3 mila bottiglie, dopo 6-7 anni di affinamento, metà in botti di rovere e altrettanti in bottiglia. Esempio di tipicità, di ruvida armonia e freschezza.

Rabottini

Per Iniziare, Trebbiano d’Abruzzo Doc

La piccola azienda della famiglia Rabottini nasce con nonno Carlo che tra il 1960 e il 1970 impiantò i primi vigneti di Montepulciano e Trebbiano intorno alla collina in cima alla quale è nata la cantina guidata dal nipote Massimo. Il Trebbiano nasce nel vigneto Auragna, poco più di 1 ettaro di pergola abruzzese, 2,50×2,50 m e 1.666 piante su terreni argilloso-calcarei. Con due passaggi a distanza di 10 giorni si raccolgono circa 80 q di grappoli spargoli, pigia-diraspati e avviati alla fermentazione con le bucce per 30 giorni in acciaio, dove il vino finito resta circa 1 anno. Ricco, sapido e minerale, richiama agrumi maturi ed erbe di campo e dimostra una bella longevità.

vecchie vigne Abruzzo e Molise
Le prime testimonianze della Tintilia risalgono al 1700

Molise

a cura di Francesca Mancini

Nonostante sia una delle regioni più piccole d’Italia (seconda solo alla Valle d’Aosta), il Molise ha una produzione assai limitata, ma interessante. Come quella che nasce dal vitigno autoctono Tintilia, le cui prime testimonianze risalgono al 1700. Il suo espianto – perché geneticamente poco produttivo – è stato incentivato a metà anni ‘60 del secolo scorso, a favore di cultivar non autoctone come il Montepulciano d’Abruzzo e il Trebbiano, più interessanti dal punto di vista economico. Per fortuna non tutto è andato perduto, perché qualche ettaro di quei vecchi filari oggi è ancora in piedi, ma il vino da essi proveniente non è destinato alla vendita.

La svolta negli anni Novanta

Solo negli anni ’90, grazie all’interesse di alcuni vitivinicoltori e all’introduzione della Doc Molise (1998), la Tintilia inizia a ricevere la dovuta attenzione. Nel 2011, con la Doc Tintilia del Molise e con la cooperazione di agronomi, produttori e del dipartimento di Scienze forestali Unimol, è stata dichiarata uva autoctona e restituita alla sua originaria identità. Da soli venti anni, quindi, si sta lavorando al suo recupero e reimpianto, sperimentando sempre più l’allevamento tra i 500 e gli 800 metri d’altezza, dove la Tintilia trova l’ambiente più adatto.
È una tipologia di uva rustica che resiste bene al freddo e alle malattie. La produzione si aggira sulle 8 t/ha e in monovitigno produce un vino con note speziate molto eleganti e caratteristiche. Al gusto è di buon corpo, con tannini in evidenza e una buona persistenza retro-olfattiva.

Foto di apertura: Dino Illuminati ha impiantato il vigneto Zanna a Montepulciano nel 1967

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