In Italia

In Italia

A Castello di Querceto la tipicità nasce dal suolo

2 Novembre 2019 Civiltà del bere
A Castello di Querceto la tipicità nasce dal suolo

La famiglia François, alla guida della storica azienda del Chianti Classico, si focalizza sul legame tra i propri vini e il territorio grazie alla valorizzazione del Sangiovese. Qui le uve beneficiano di un terreno caratterizzato da scisti policromi ricchi di microelementi che influiscono sulle peculiarità dei prodotti.

Anno dopo anno a Castello di Querceto, storico marchio chiantigiano che dal 1897 appartiene alla famiglia François, si studiano e si sperimentano nuovi metodi produttivi per migliorare ulteriormente non solo la qualità ma anche lo stile dei vini. Ne beneficiano sia la gamma dei Chianti Classico sia gli Igt Colli della Toscana Centrale, che rappresentano anch’essi un importante biglietto da visita dell’azienda.

Fiducia nel Sangiovese

«Uno dei nostri obiettivi», dice il figlio di Alessandro François, Simone (con lui nella foto), che ha ormai assunto la piena responsabilità della conduzione aziendale, «è sempre stato quello di cercare di massimizzare la tipicità dei vini in rapporto alle caratteristiche del territorio. In particolare vogliamo valorizzare il Sangiovese, che resta senza dubbio la varietà emblematica del territorio del Chianti Classico, e non solo. Una strada che stiamo seguendo da tempo anche attraverso l’utilizzo di nuovi cloni che permettono una migliore gestione del vigneto».

A ogni terreno il suo colore

Grazie al fatto che la valle dove sono rivolti i vigneti di Querceto si trova su una lingua di terra unica nella regione chiantigiana, Simone François è fermamente convinto che qui si possano produrre vini di grande tipicità. «Si tratta di un’area geologicamente peculiare», spiega, «perché costituita da scisti policromi poveri come fertilità ma ricchi di microelementi quali ossidi di ferro, manganese, magnesio e altri ancora che influiscono sulle caratteristiche organolettiche dei vini prodotti». Perché sono definiti policromi? «Perché al variare delle loro percentuali relative varia la pigmentazione del terreno che può andare da rosso-bruno a giallognolo fino a grigiastro. Ebbene, sfruttando queste caratteristiche riteniamo sia interessante orientarci a produrre vini il più possibile espressione di questo territorio».

Massima attenzione in vigna

Da qui la volontà della famiglia François di porre maggiore attenzione nella gestione dei vigneti, che viene condotta privilegiando operazioni naturali quali l’uso di letame e di sovescio e riducendo drasticamente l’uso di prodotti chimici, nonché nello studio dei blend dei vini provenienti dai vari impianti situati su tutti i lati della valle su cui si affaccia Querceto, allo scopo di ottenere la massima piacevolezza, ripetitività e riconoscibilità dei prodotti. Oltre a questi aspetti di carattere tecnico, l’azienda chiantigiana è impegnata anche sul fronte della comunicazione attraverso il restyling del marchio e delle stesse etichette.

Questo articolo è tratto da Civiltà del bere 5/2019. Se sei un abbonato digitale, puoi leggere e scaricare la rivista effettuando il login. Altrimenti puoi abbonarti o acquistare la rivista su store.civiltadelbere.com (l’ultimo numero è anche in edicola). Per info: store@civiltadelbere.com

In Italia

WOW! The Italian Wine Competition 2025: tutti i vincitori

Le 239 medaglie d’oro, le 324 d’argento e le 128 di bronzo, […]

Leggi tutto

Terre di Pisa, la visione di tre protagonisti impegnati nella crescita della Denominazione

Questa giovane Doc toscana può contare su un piccolo gruppo di produttori […]

Leggi tutto

Erbamat e Franciacorta: a che punto siamo?

Compie 15 anni la sperimentazione con questa antica varietà locale, che già […]

Leggi tutto

Sull’Etna bianchi sempre migliori. Qualche incertezza sui rossi

Il distretto siciliano ha dovuto fare i conti con una pessima vendemmia […]

Leggi tutto

Consorzio Chianti Rufina: il punto sul progetto Terraelectae

Sono 13 le Cantine rufinesi che hanno aderito al marchio collettivo su […]

Leggi tutto

Terre di Pisa, la più giovane Doc toscana ha tanta voglia di crescere

Gli ettari rivendicati sono 350 (su 4.000 vitati potenziali) e le bottiglie […]

Leggi tutto

Nino Franco all’Enoluogo: una storia ultracentenaria che guarda al futuro

Fondata nel 1919, quest’azienda familiare ha contribuito in maniera determinante all’affermazione del […]

Leggi tutto

WOW! The Italian Wine Competition 2025: i 9 Best in Class

Ecco i vini più meritevoli per tipologia, che hanno conquistato la giuria […]

Leggi tutto
X

Hai dimenticato la Password?

Registrati