In Italia In Italia Elena Erlicher

La Cantina Valle Isarco punta la bussola sul Kerner

La Cantina Valle Isarco punta la bussola sul Kerner

Cantina Valle Isarco è la cooperativa più giovane dell’Alto Adige e negli ultimi otto anni ha quasi raddoppiato il suo fatturato. Merito di una direzione moderna e vitale, che investe in vigna e cantina e punta alla valorizzazione del Kerner, il vino bandiera. Uno sguardo ai progetti futuri.

Alla guida della Cantina sociale più giovane dell’Alto Adige (fondata nel 1961) ci sono due giovani altoatesini. Stiamo parlando di Armin Gratl, direttore generale, e dell’agronomo ed enologo Hannes Munter, che stanno conducendo la Cantina Valle Isarco lungo un percorso di crescita che nell’ultimo anno ha fatto registrare tassi a due cifre. Con un fatturato che è passato da 6,3 a 7,6 milioni di euro (era 4,3 nel 2014) a chiusura dell’anno fiscale (+23% sul 2021). Ma questo è solo l’ultimo gradino della scala che stanno salendo Armin e Hannes, insieme ai 135 soci che coltivano 150 ettari in 11 comuni tra Bolzano e Bressanone, mentre la Cantina è a Chiusa. Una scalata costellata da riconoscimenti, come i recenti 3 bicchieri del Gambero conquistati dal Kerner Aristos 2020, grazie anche alla supervisione dell’enologo Riccardo Cotarella, puntando sempre la bussola ai vini bianchi, che costituiscono il 98% della produzione.  

Il Kerner è il vino di punta

«Il Kerner è la nostra varietà bandiera», esordisce Armin Gratl, declinata nella linea Classici, selezione Aristos e cru Sabiona, che prende il nome dall’omonimo monastero del 1700 che sorveglia il borgo di Chiusa dall’alto. E ci sono pure un Passito e una grappa. «Anche la presenza del Sylvaner è storica nella zona, dove i nostri vigneti, distribuiti su pendii aspri e versanti scoscesi, arrivano fino a 1000 metri d’altitudine. Ma è sul Kerner che prevalentemente puntiamo. Incrocio tra la vigorosa Schiava e il Riesling, resistente al freddo ma più contenuto nelle rese, il Kerner si è ben adattato in montagna e soprattutto in Valle Isarco. E mentre in Germania, sua terra d’origine, dà vita a vini più semplici, qui da noi, grazie alle forti escursioni termiche, è in grado di donare bianchi di grande freschezza e mineralità».

Un caleidoscopio di suoli

Oltre al microclima, anche i suoli danno il loro contributo, continua Armin Gratl: «Leggeri e con poco humus, sono magri e di diversa composizione con prevalenza di differenti minerali: a sud della Valle Isarco si trovano porfidi di origine vulcanica; nella zona centrale intorno a Chiusa dioriti, denominati Klausenit, dal nome tedesco del borgo; a nord verso Bressanone un filone quarzifero. Anche all’interno di queste zone il terreno cambia almeno ogni centinaio di metri». I vini di Cantina Valle Isarco si avvantaggiano di questo caleidoscopio di suoli e sono tutti vinificati separatamente per poi essere composti in blend dopo accurate valutazioni, che permettono di cogliere le molteplici sfaccettature a loro donate.

Cantina Valle Isarco
Il fusto in granito di Bressanone dove riposa sur lie il Kerner Granit 960

Kerner Aristos, uno e trino

Il Kerner Aristos ne è un esempio. Abbiamo potuto toccare con mano il lavoro che sta dietro a questa selezione, assaggiando sia il risultato finale sia il frutto delle vinificazioni separate dell’annata 2021. Il vino fermenta in acciaio e matura 80% in acciaio e 20% in botte grande per 10 mesi. Il primo Kerner, che evidenzia note floreali (fiori gialli) e fruttate, arriva dalla zona di Velturno, da uve allevate a 680-700 metri d’altezza, su suolo a prevalenza quarzifera con esposizione sud, sud-est. Il secondo Kerner è più fruttato (pesca) e nasce a Tiso, in Val di Funes, a 750 metri su suoli calcarei esposti a sud. Nel terzo Kerner prevalgono i sentori speziati (noce moscata) che derivano da terreni misti di quarzo e granito della zona bassa di Tschötsch (Scezze), verso Bressanone, a 680-700 metri con esposizione sud, sud-est. Nell’insieme del Kerner Aristos tutte le sue componenti si armonizzano.

La gamma e i progetti

Cantina Valle Isarco produce 950.000 bottiglie l’anno per una gamma di 28 etichette con 14 varietà tipiche altoatesine come Kerner, Sylvaner, Müller Thurgau, Grüner Veltliner, Gewürztraminer, Riesling, Pinot grigio, Schiava, Lagrein, Pinot nero, ecc.: il 75% appartengono alla linea Classici bianchi, il 5% ai Classici rossi, il 18% alla selezione Aristos, il 2% ai 2 cru Sabiona (Kerner e Sylvaner); a questi si aggiungono un Brut metodo Charmat da Müller Thurgau 70% e Sylvaner 30%, che vuole porsi come alternativa locale al Prosecco, un Kerner Passito, una grappa Kerner e due Igt. L’anno prossimo la Cantina uscirà con una sua cuvée, mentre ancora non si sa quando vedrà la luce il progetto Granit 960. Si tratta di un Kerner vendemmia 2021 che sta maturando sur lie in un fusto da 960 litri di granito di Bressanone del peso di 2 tonnellate e che trascorrerà almeno un altro anno in bottiglia.

Foto di apertura: il cru Sabiona è un clos che si estende per 2,5 ettari intorno all’omonimo monastero sopra il borgo di Chiusa (Bolzano), dove si trova la sede aziendale

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© Riproduzione riservata - 23/11/2022

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