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Cantina San Michele Appiano, l’importanza di fare sistema

23 Maggio 2021 Civiltà del bere
Cantina San Michele Appiano, l’importanza di fare sistema

Il successo di San Michele Appiano poggia sulla sua struttura organizzativa, una cooperativa in cui il lavoro di tutti i 330 soci viene valorizzato e premiato in base alla qualità raggiunta. Il grande supervisore dei 385 ettari di vigneto è lo storico kellermeister Hans Terzer, spalleggiato dal suo staff.

La Guida Vini d’Italia 2021 del Gambero Rosso ha premiato San Michele Appiano come “Cantina cooperativa dell’anno”. Una vittoria importante, che riconosce il ruolo centrale nello sviluppo del sistema cooperativistico altoatesino, rivelatosi la forma di organizzazione vinicola ideale in questo territorio: oggi il 75% della produzione complessiva è legato a 14 cooperative sociali.

Il lavoro del singolo per un progetto comune

Come spiega Hans Terzer, dal 1977 kellermeister della Cantina San Michele Appiano: «La cooperativa è una struttura organizzativa che funziona solo se tutti i soci seguono un sistema comune e perseguono il medesimo obiettivo. Grazie al lavoro del singolo è possibile concretizzare il progetto della Cantina».

Un inizio difficile

Un percorso intrapreso vari decenni fa, con scelte rivoluzionarie che all’inizio hanno disorientato i piccoli contadini. «Il primo grande ostacolo è stato convincere i soci che una produzione più ridotta avrebbe garantito maggiore qualità e quindi maggiore ricompensa economica per ciascuno». Ma ben presto questo modus operandi si è dimostrato vincente e oggi resta il perno attorno a cui ruota il successo aziendale, con 21,5 milioni di euro di fatturato nel 2020.

Il ruolo fondamentale del kellermeister

Il rigore con cui vengono prodotte e selezionate le uve dei 330 soci è in primo luogo un atto d’amore verso la terra. L’intraprendenza visionaria di Hans Terzer, con la collaborazione dell’agronomo, guida ogni socio passo dopo passo fino al raccolto. È una presenza costante, che lo vede impegnato personalmente in consulenze e sopralluoghi nei 385 ettari di vigneto.

La valorizzazione della qualità

«Ogni viticoltore per noi ha una propria identità, che contribuisce ai grandi risultati della Cantina e viene premiato per la dedizione e la qualità che apporta», prosegue Terzer. «L’impegno e l’investimento che i soci impiegano nella lavorazione non facile di terre collinari e nell’attuazione di metodi rigorosi, come la selezione dei grappoli in vigna, sono fattori che vengono ricompensati con un alto valore economico». I prezzi applicati cambiano in base a qualità, varietà, zona, aspetto visivo e sanitario dell’uva.

Non soci, ma promotori della Cantina

«È fondamentale che ognuno assecondi le regole in modo disciplinato, con attenzione per la materia prima. Come se si trattasse di una grande Casa vinicola privata, ogni socio diventa così non un semplice conferitore di uva, ma lui stesso promotore della Cantina, portavoce di una filosofia comune e dell’eccellenza che contraddistingue il brand».

Valori che durano da più di un secolo

Durante i 114 anni di attività aziendale, in tutti i momenti più difficili – dalle guerre all’attuale pandemia mondiale – il sistema cooperativa ha garantito una situazione di commercializzazione stabile e solida, senza speculazioni, ma anche un punto fermo per i dipendenti.

CANTINA SAN MICHELE APPIANO
via Circonvallazione 17-19
Appiano sulla Strada del Vino (Bolzano)
0471.66.44.66
office@stmichael.it
www.stmichael.it
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Realizzato in collaborazione con San Michele Appiano.

Questo articolo è tratto da Civiltà del bere 1/2021. Acquista

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