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Cadgal, l’altra faccia del Moscato d’Asti

15 Giugno 2025 Elena Erlicher Piemonte
Cadgal, l’altra faccia del Moscato d’Asti
Le sei bottiglie di Moscato Cadgal degustate: Lumina, Sant’Ilario, la mini verticale di Vigna Vecchia e il nuovo Vigna Vecchia Collection

Alessandro Varagnolo, che guida la Cantina piemontese dal 2023, mira a dare a questo vino, naturalmente poco alcolico e versatile, un volto nuovo, fresco e competitivo nel mondo. Il lancio del Vigna Vecchia Collection, che affina 120 mesi nella sabbia

«Il Moscato d’Asti è un vino contemporaneo, che ha tutte le caratteristiche per conquistare i palati del mondo»: ne è convinto Alessandro Varagnolo di Cadgal, che dal 2023 ha preso le redini della Cantina piemontese, avviando un progetto che punta a rivalutarlo, plasmando un suo volto nuovo, fresco e competitivo in linea con i trend di mercato, con l’obiettivo di emergere sulle piazze internazionali come quelle americane e asiatiche. «Il Moscato d’Asti è adatto non solo ad essere abbinato alla biscotteria, ma ha una serie di atout che ne aumentano l’appeal per il consumatore moderno», dice Varagnolo. «È fresco, leggero, ha naturalmente una bassa gradazione alcolica (min 11% vol) ed è versatile nell’abbinamento con il cibo, sposando dall’aperitivo, al pesce, ai formaggi, al dolce, alla cucina etnica. L’avete mai provato, per esempio, con burro e acciughe?».  

Il titolare Alessandro Varagnolo con l’enologo Luca Caramellino (a sinistra) e Gianni Fabrizio del Gambero Rosso

La novità del Vigna Vecchia Collection

Ma il Moscato d’Asti è anche un vino che ha la capacità di evolvere nel tempo in termini di complessità aromatica e soddisfazione di sorso. Tra i cavalli di battaglia della Cantina c’è il Vigna Vecchia, un Moscato d’Asti Docg affinato – in modo singolare – 60 mesi nella sabbia e in grado di invecchiare fino a 15 anni conservando intatte, anzi incrementando nel tempo, le doti di freschezza, piacevolezza e mineralità. Come se non bastasse, il progetto Cadgal si è arricchito di una nuova etichetta: il Vigna Vecchia Collection, versione più “evoluta” del suo predecessore (120 mesi nella sabbia) presentata a Vinitaly. Insomma, il Moscato d’Asti è un vino dalla grande versatilità, e per provarlo il Varagnolo ha offerto in degustazione 6 versioni, abbinate poi ai piatti della cucina dello chef Cracco in Galleria Vittorio Emanuele, a Milano. Le abbiamo degustate dalla meno alla più evoluta, e in quest’ordine ne scriviamo.

6 Moscato d’Asti alla prova del calice

Lumine, Moscato d’Asti Docg 2024

«È il Moscato di pronta beva», spiega Gianni Fabrizio del Gambero Rosso, che ha condotto la degustazione, «quello giovane, fresco, gradevole ed equilibrato». Nasce da vigne a 400 metri, esposte a nord, tra i 20 e i 45 anni di età, allevate a Guyot su suoli diversificati, ricchi di sedimentazioni marine e calcare. Fermenta subito ed è in commercio già da dicembre. Frutto di un’annata fresca e piovosa, sa di fiori di acacia ed erbe aromatiche (salvia e rosmarino) con note fresche fruttate. Ha perlage vivace e un buon equilibrio tra sfumature dolci e fresche. Delle 10.000 bottiglie prodotte ogni anno, ben 7.000 volano in una steakhouse a Taiwan.

Sant’Ilario, Canelli Docg 2023

È il Moscato di un tempo, quello “della nonna”, dallo stile più ricercato. Nasce da suolo più sabbioso e calcareo, con esposizione a nord-est, e da piante di 70 anni. La vinificazione è più lenta e l’affinamento si protrae fino a settembre dell’anno successivo alla raccolta. L’annata 2023, calda e secca, gli ha donato un bouquet di erbe (rosmarino e timo), pesca gialla e albicocca; la bocca, grassa e ricca, si veste di frutta sciroppata e persistenza cremosa.

Vigna Vecchia, Moscato d’Asti Docg

È prodotto da piante di oltre 70 anni di età, con uve portate a leggera surmaturazione e rese basse (da 1 ettaro nascono solo 5.000 bottiglie). A rendere unico Vigna Vecchia è il singolare metodo di affinamento utilizzato dal 2014: le poche bottiglie prodotte riposano per 60 mesi in casse colme di sabbia, in condizione di buio, umidità, isolamento e staticità ideali. Una soluzione che dà meravigliosi risultati in termini di complessità, piacevolezza, raffinatezza e longevità. «La nostra volontà era di ricercare una maggior maturazione e un’acidità più alta», dice l’enologo Luca Caramellino. «L’affinamento nella sabbia, per quanto oggi appaia inusuale, era una pratica che si faceva in zona: si conservavano alcune bottiglie di Moscato per famigliari e amici negli infernot (cantine sotterranee scavate a mano nella pietra) sotto la sabbia, appunto».

2019

Il millesimo 2019, frutto di un’annata calda ma equilibrata, è ancora giovane e sta virando ora verso gli aromi terziari. Ha un bouquet ampio e balsamico, animato da note di agrumi, menta, salvia, miele di acacia; il sorso è complesso e persistente, con note di frutta sciroppata, ricco ed equilibrato.

2018

L’annata 2018 è stata fresca e piovosa e ha donato al vino profumi molto più freschi e fortemente balsamici. Verticale al palato, si avverte un’esplosione di freschezza e mineralità con finale di ammandorlato.

2016

Tardiva ma fresca, la 2016 si presenta al naso con un’evidente nota di patè di olive, seguita poi da freschezza e balsamicità; equilibrato al palato, è ricco ma anche fresco, pulito, con una nota di vaniglia sul finale.

Vigna Vecchia Collection, Moscato d’Asti Docg 2014

È l’interpretazione più ambiziosa, evoluta e distintiva del Moscato d’Asti firmato Cadgal. Sono state selezionate 514 bottiglie del Vigna Vecchia che hanno proseguito l’affinamento nella sabbia, fino a 120 mesi in totale. Nasce da un’annata fredda e piovosa, la 2014, considerata difficile. È un vino quasi da meditazione, grazie alla sua versatilità e raffinatezza, memorabile con il suo bouquet di aromi dal quale emergono molteplici note di idrocarburo, iodate e di frutta secca. La bocca è più evoluta ma ancora fresca.

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