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L’Europa riconosce il marchio delle Famiglie dell’Amarone

4 Dicembre 2017 Civiltà del bere
L'ultimo capitolo dell'affaire Amarone rimette in gioco, a sorpresa, il nome delle Famiglie dell'Amarone d'Arte. L'Ufficio dell'Unione Europea per la proprietà intellettuale (Euipo) ha infatti respinto la richiesta di annullamento del marchio europeo "Amarone Families - Famiglie dell’Amarone d’Arte" mossa dal Consorzio vini della Valpolicella. Una decisione diametralmente opposta alla sentenza giunta a fine ottobre dal Tribunale di Venezia, che decretava l'impossibilità di utilizzare il termine "Amarone" per qualificare l'associazione delle Famiglie.

L'origine della contesa

Tutto nasce dalla causa avviata dal Consorzio Tutela Vini Valpolicella contro le 13 Cantine riunitesi dal 2009 per produrre Amarone della Valpolicella Docg di qualità secondo norme più restrittive (Allegrini, Begali, Brigaldara, Guerrieri Rizzardi, Masi Agricola, Musella, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant’Antonio, Tommasi, Torre d’Orti, Venturini e Zenato). Ma mentre il verdetto italiano metteva un punto fermo alla possibilità di registrare una denominazione di origine protetta all’interno del nome di un brand privato, la prospettiva europea potrebbe ribaltare (o certamente ridefinire) la situazione.

L'Autorità Europea dà ragione alle Famiglie dell'Amarone d'Arte

L’Autorità Europea rigetta ogni richiesta del Consorzio, sia in merito al presunto uso illegittimo di una denominazione protetta in marchio privato, sia sull’uso del termine Arte, non ritenendolo né laudativo né ingannevole per il consumatore. Il Consorzio è condannato anche a rifondere le spese giudiziarie. «Il marchio europeo e il bollino dell’Associazione Le Famiglie dell’Amarone d’Arte sono quindi perfettamente validi. La decisione europea cambia lo scenario», precisa Maria Sabrina Tedeschi, presidente delle Famiglie dell'Amarone, «dando ragione all’intera linea difensiva proposta dai nostri legali».

Obiettivo comune: la pace dell'Amarone

Oggi il desiderio comune è porre fine a questa lite. Lo si evince dalle parole di Andrea Sartori, presidente del Consorzio, che a metà novembre aveva dichiarato al Corriere.it: «Dobbiamo lavorare insieme sulla promozione dell’Amarone. Spero che le Famiglie tornino nel Consorzio». Altrettanto positiva la risposta delle Famiglie: «Le trattative sembrano positive e promettenti. Il nostro impegno sarà sempre rivolto a far crescere l’immagine delle nostre aziende e, di riflesso, di tutto il territorio». Specifica oggi la presidente Maria Sabrina Tedeschi: «Fatta salva l’impugnazione della sentenza veneziana per ottenere il coordinamento alla pronuncia europea, stiamo tentando di percorrere con il Consorzio una strada verso il dialogo e la mediazione. Questo contrasto ha fatto male all’intero territorio, distogliendo l’attenzione alla risoluzione delle vere criticità della Denominazione».

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