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L’Alto Lario riparte con l’uva Verdese

25 Aprile 2018 Roger Sesto

Il Verdese è un vitigno di antiche origini della provincia di Como. Dopo l’arrivo della fillossera è quasi scomparso, anche per via della sua fragilità colturale. Da qualche tempo però la viticoltura Lariana è in fase di moderato rilancio, sancito anche dal varo dell’Igt Terre Lariane. Ed ecco allora che questa rara cultivar, salvata dall’estinzione, sta tornando a essere coltivata, sia pure su pochi ettari, nei terrazzamenti sopra Domaso (alto lago di Como). Tra le rare interpreti di questa varietà v’è Cantine Angelinetta.

L’unico autoctono lariano

Racconta il patron Emanuele: «Abbiamo optato per un allevamento a Guyot, con capo a frutto di 8 gemme e sesto d’impianto di 80 x 170 cm. L’esposizione è a sud, sud-est, su suoli terrazzati acido-sabbiosi. Abbiamo deciso di impegnarci nel rilancio del Verdese perché è in pratica l’unico autoctono del Lario. Vogliamo valorizzare la sua principale caratteristica, ossia la sapidità, capace di bilanciare il basso tenore acido». Dopo varie sperimentazioni è stato scelto un protocollo di vinificazione basato sull’iperossigenazione e sul solo impiego dell’acciaio.

grappolo di Verdese © Cra Vit – Sncv

Dal Verdese si ottiene un vino sapido e longevo

Ossidando il mosto, l’ossigeno si lega agli abbondanti tannini, creando molecole pesanti che si depositano: in questo modo si ottiene un vino già stabile, e bisognoso di poca solforosa. Nonostante la sua scarsa acidità, si preferisce comunque svolgere la malolattica per dare maggior grassezza, confidando nella grande sapidità del vino come elemento di armonizzazione gustativa. Pronto sin da giovane, dopo qualche anno di bottiglia La Moglie del Re, Terre Lariane Bianco Igt sviluppa intriganti sentori balsamici, di liquirizia e pietra focaia.

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