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Alla scoperta del Chiaretto Brut

19 Aprile 2010 Maria Cristina Beretta
I dati di mercato sono chiari: il Bardolino Chiaretto è arrivato a 10 milioni di bottiglie vendute nel 2009, con una crescita dell’11% rispetto all’anno precedente e del 60% rispetto al 2006. «La riscoperta dei vini rosati e dei vini di beva più immediata può aver contribuito a questo exploit di gradimento», spiega Giorgio Tommasi, presidente del Consorzio di tutela del Bardolino, «ma è anche vero che per le caratteristiche di freschezza e di profumi la versione rosata del Bardolino si conferma tra le preferite del lago di Garda». In queste zone avvengono i consumi maggiori, ed è entro l’estate che il vino si esprime al meglio col giusto equilibrio tra corpo e acidità, sapidità e morbidezza. La possibilità di degustare il Chiaretto in anteprima è stata fornita il 7 marzo a Lazise (Verona), al banco d’assaggio organizzato negli spazi della Dogana veneta. L’idea dell’Anteprima di un vino da bersi giovane è stata un po’ una sfida iniziata l’anno scorso e voluta dal Consorzio di tutela del Bardolino per dare al pubblico maggiori possibilità di conoscere le produzioni della sponda orientale del lago di Garda e del suo entroterra. Le circa 200 degustazioni organizzate per questa edizione hanno coinvolto l’immancabile Bardolino rosso, sempre gradito e che si mantiene sui 21,5 milioni di bottiglie, e una presenza più che tangibile del Chiaretto in versione spumante: 18 aziende su 60 partecipanti. Due di loro hanno affrontato da tempo la strada del Metodo Classico con risultati che parlano da soli, le bottiglie sono prenotate. Si tratta di un impegno preso con fatica e con determinazione a fine anni ’70, periodo in cui le conoscenze sulle caratteristiche utili alla spumantizzazione dei vitigni del territorio (Corvina, Rondinella e Molinara) erano praticamente assenti. Tutto è rimasto pressoché invariato fino a una manciata di anni fa quando le aziende impegnate nella spumantizzazione sono salite a cinque per arrivare a una decina nel 2007 e a 18 nel 2010 con la vendemmia 2009, per un totale di 500 mila bottiglie. Il metodo preferito è Charmat o Charmat lungo, ritenuto il più adatto per valorizzare il fruttato del vino. Con la vendemmia 2010 è possibile che accanto alla tipologia Brut, l’unica ammessa dal disciplinare, appaiano anche le altre, su richiesta di revisione delle regole produttive. Secondo Angelo Peretti, direttore della comunicazione del Consorzio di tutela del Bardolino, la scelta potrebbe puntare su Extra Dry e Dry, sempre nell’ottica di valorizzare i profumi e la sapidità del vino base. L’altra proposta di revisione riguarda il comprensorio del Bardolino, in cui si vuole aumentare da 65 a 80% la presenza della Corvina, varietà tipica del Veronese e che ben esprime il territorio. I vini della vendemmia 2009 sono nati da uve sane. In alcune zone il caldo estivo si è fatto sentire ma nonostante ciò, secondo Andrea Vantini, responsabile tecnico del Consorzio di tutela, i produttori hanno saputo mantenere quell’acidità necessaria a dare la giusta armonia al vino, scegliendo con estrema attenzione il tempo di vendemmia.

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