Nel nostro Paese la vinificazione in bianco, cioè senza bucce, è il risultato di stili ancora molto borgognoni o Napa Valley, ma non mancano espressioni di grande spessore. Vi proponiamo una selezione di 30 grandi bianchi italiani longevi che rappresentano il proprio terroir in modo unico e originale.
L’articolo fa parte della Monografia Grandi bianchi dal mondo (Civiltà del bere 1/2023)
con la collaborazione di Ilaria Menci
Per quanto generico, il vino bianco ha una propria identità in quanto tipologia. Se col rosso l’Italia ha scalato classifiche, quotazioni, carte dei vini, listini e fermato martelli d’asta, col bianco la strada è ancora lunga, però almeno aperta. All’estero molti autoctoni italiani sono considerati con un vecchio retaggio se non pregiudizio culturale come neutral. Il termine nella traduzione letterale di neutro sarebbe negativo, come di qualcosa di poco espressivo, ma è perlopiù da intendere nel senso di non aromatico.
Premesso ciò, alcuni dei più importanti vini italiani sono figli di varietà internazionali e non autoctone, sono il risultato cioè di un modello bordolese (poco) o borgognone e in qualche caso anche un po’ (troppo) Napa Valley importato da molti anni. Le ragioni sono figlie dei limiti stessi dell’approccio a questa tipologia. Secondo un sondaggio dell’agenzia inglese Wine Intelligence del 2021 il bianco è in testa alle preferenze ed è stato bevuto almeno una volta nell’ultimo anno dall’89% dei consumatori, di poco davanti al rosso (86%) e alla birra (85%), seguiti dal Prosecco (64%). Fin qui tutto bene.