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Nei vini PuntoZero il riflesso dei Colli Berici

14 Agosto 2018 Civiltà del bere
Il bello di questa storia è che non ha nulla di speciale. Nessuna illuminazione divina, nessuna reliquia riscoperta in vigna, nessuna star del cinema. Ma i vini PuntoZero hanno quattro punti a favore: un patrimonio viticolo d’età compresa tra i 5 e i 50 anni, vitigni altamente qualitativi e (per la zona) tipici, cioè i due Cabernet e il Merlot, un amico esperto e sensibile (Celestino Gaspari, per lungo tempo braccio destro di Bepi Quintarelli) e un luogo magnifico, sulla sommità dei Colli Berici. Quando la famiglia de’ Besi, di origini padovane, vendette un’azienda zootecnica nel Polesine e acquistò nel 1994 i terreni tra Lonigo e Serego, vide qui la salvezza da una sottile malinconia. Infatti, venduta la terra di famiglia, Andrea de’ Besi cominciò a incupirsi, nessun luogo gli restituiva il sorriso, mentre con inquietudine cercava una nuova terra. Finché vide “il sole sopra le nuvole”.

Una storia di famiglia

Questo tratto biografico è solo apparentemente secondario. Come sempre, il vino è riflesso di una famiglia e di un luogo, ma in questo caso lo è persino della “disposizione d’animo” di una famiglia alla ricerca di una nuova patria. È incredibile, ma si sente anche questo nello stile dei vini. PuntoZero è il nuovo inizio. E se “sfida” è una parola troppo retorica, diciamo che si tratta di un progetto ambizioso avviato con il ritrovato sorriso. Si sente nell’energia e nella precisione dei vini. Tra l’altro, chi viene da fuori spesso interpreta molto bene un territorio, perché lo affronta senza pregiudizi.

Puro stile vicentino

I vini PuntoZero, ad esempio, sono ottenuti da vitigni internazionali, ma hanno uno stile incredibilmente vicentino: energici con eleganza, forti con delicatezza, misurati, colti. E in questo caso, anche di larghe vedute, dato che nessun pregiudizio ideologico ha frenato la famiglia nell’impiantare uve straniere. Oggi, si sa, vanno di moda gli autoctoni. E qui è intervenuto il demiurgo Celestino Gaspari, che ha saputo interpretare l’ambizione di famiglia legandola all’eccellenza del territorio.

5 vini PuntoZero da provare

Queste etichette di alta fattura si esprimono con una complessità che origina necessariamente dalla ricchezza dei suoli: roccia calcarea, argille rosse, zolle ricche di scheletro, tratti basaltici di origine vulcanica.      
Trasparenza, Veneto Pinot bianco Igt 2016
Pinot bianco 100% Naso intenso di menta, pera, erbe aromatiche, petalo di rosa. Ha buona concentrazione al palato, con intensità di frutto, finale setoso, un’acidità smussata di carattere piuttosto vicentino. Delicato, ma non banale. Da vigne quarantenni.
Idea, Veneto Cabernet Sauvignon Igt 2016
Cabernet Sauvignon 100% Lo spettro aromatico è di frutti neri (mirtilli) con un tocco erbaceo molto franco. In bocca è fruttato, speziato, di media freschezza con un piacevole finale astringente che lo rende perfetto al pasto.
Dimezzo, Veneto Rosso Igt 2013
Cabernet Sauvignon 50%, Merlot appassito 30%, Cabernet Franc 20% Vino con note evolutive, un tocco aranciato sull’unghia. Note olfattive di prugna matura, uva passa, marmellata di lamponi, cioccolato, viola appassita. Al palato ha stoffa morbida, concentrazione del frutto, buona persistenza, tannini rotondi e finale che ricorda il dolce senza toccarlo.
Punto, Veneto Rosso Igt 2012
Merlot 100% Rubino intenso, con note di prugna secca, menta, frutti rossi (fragola e lampone). In bocca ha spessore, finale molto persistente e retrogusto piacevolmente mentovato.
Virgola, Veneto Rosso Igt 2013
Syrah 100% Riflessi purpurei nel calice preludono a un naso fruttato (fragola e more) combinato elegantemente a spezie (pepe nero da Syrah), cioccolato, caffè. In bocca è ancora pepato, pur mantenendo la frutta, di grande spessore con tannini molto morbidi.

La genesi (e il futuro) di PuntoZero

E conta molto anche l’altitudine (quel “sole sopra le nuvole”) che preserva da nebbie e gelate tardive. Il primo imbottigliamento risale al vicino 2012, nel 2015 nasce il nome PuntoZero. Adesso i vini si possono confrontare con i grandi: sono arrivati i primi riconoscimenti nelle competizioni internazionali e nelle guide nazionali. Ma è solo l’inizio: in quest’ambito la strada è lunga. Così lunga che qualcuno tornerà a convincersi che non conta la razza, sia essa Cabernet o Tai rosso (una chicca in arrivo prossimamente), ma contano la stoffa, la terra, lo spirito dell’uomo (e delle donne): mamma Marcella, le figlie Anna, Paola e Carolina, il nipote Andrea ce la stanno mettendo tutta e stanno lavorando bene. Per info www.puntozerowine.it  
L’articolo è tratto da Civiltà del bere 2/2018. Per continuare a leggere acquista il numero sul nostro store (anche in digitale) o scrivi a store@civiltadelbere.com

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