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Capezzana: a Carmignano il Cabernet non è straniero

7 Aprile 2011 Roger Sesto
«La filosofia che ci ha portato a produrre vini da invecchiamento», ci spiega Beatrice Contini Bonacossi, «nasce a inizio Novecento, quando il mio bisnonno Alessandro decise di acquisire la Tenuta di Capezzana: l’idea era quella di creare un’etichetta che potesse fungere da biglietto da visita presso la nobiltà europea, oltre che traccia della nostra storia». Continua la nostra ospite: «Oggi riteniamo che sia fondamentale avere una memoria storica delle bottiglie più importanti: soprattutto perché ci si possa render conto della longevità del nostro vino e delle modalità di evoluzione. Naturale conseguenza è la possibilità di organizzare verticali, così da trasmettere agli appassionati questo patrimonio di conoscenza; siamo inoltre in grado di permettere ai clienti affezionati l’acquisto di alcune bottiglie di un’annata a loro cara, in numero limitato». Chiediamo quale sia il segreto della durevolezza del Carmignano Villa di Capezzana.Ci dicono: «Il terreno, calcareo; l’esposizione e il microclima: elevate escursioni termiche e piovosità distribuita durante tutto l’anno; potature corte, portainnesti poco produttivi e cloni adeguati fanno il resto. In cantina si fermenta in vasche chiuse, con temperatura non superiore a 27 °C; la malolattica deve seguire subito la fermentazione: infonde un’eleganza che poi sarà esaltata dall’elevazione in tonneau». Domandiamo delle annate più emozionanti: «La 1931: tra le migliori; spezie e pellame. 1969: crosta di pane, caffè, cuoio, liquirizia, peperone, note fumé e animali. 1974: lavanda, spezie, mentolo, paglia, miele. 1981: contro ogni aspettativa in bocca resta fresco. 1988: annata molto buona, tuttora giovane! Polpa e bei tannini. 1995: tannini giovani e aggressivi, bilanciati dal frutto, note minerali, quindi mentolo, eucalipto, tabacco, fiori e cera d’api. 1998: di carattere e di lunga vita. Al naso la tipica violetta appassita del Sangiovese e Cabernet in evidenza. 2005: ancora in divenire! Va detto che nel tempo abbiamo eliminato il Canaiolo, a beneficio di Sangiovese e Cabernet Sauvignon, passando da un blend di Sangiovese, Cabernet, Canaiolo e vitigni autoctoni nel 1931, all’attuale 80% Sangiovese e saldo di Cabernet Sauvignon. Inoltre dal 1998 siamo passati dalle botti grandi ai tonneau. In vigna abbiamo aumentato la densità degli impianti, oggi meno produttivi ma più qualitativi».

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