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Sull’Etna bianchi sempre migliori. Qualche incertezza sui rossi

26 Settembre 2025 Alessandro Torcoli Sicilia
Sull’Etna bianchi sempre migliori. Qualche incertezza sui rossi

Il distretto siciliano ha dovuto fare i conti con una pessima vendemmia 2023 (-42%), ma in sostanza si tratta di un caso unico al mondo di denominazione che in soli vent’anni, da misconosciuta a livello di fine wines, è divenuta tra le più ricercate su scala internazionale. Troppi produttori senza cantina, ma alcune aziende propongono grandi etichette anche in millesimi difficili

I vini dell’Etna continuano a crescere. Potremmo persino dire che stanno esplodendo, se non suonasse ridicolo trattandosi di un vulcano attivo. Abbiamo partecipato agli Etna Days, manifestazione promo-culturale rivolta alla stampa internazionale, sempre con curiosità, perché davvero ‘a muntagna, come la chiamano in Sicilia, è ispiratrice di suggestioni. La sua energia risuona nei vini e non è una metafora.

I numeri del successo

Tutto è più che raddoppiato in dieci anni: nel 2013 si contavano 203 produttori e nel 2024 erano 474; la superficie di vigna è passata da 680 ettari a 1.347,52 e l’uva rivendicata come Doc Etna è addirittura passata da 37.336,17 quintali a 83.248,51. Il che potrebbe significare che dieci anni fa, oltre a esserci meno vigna, molte uve erano destinate ad altre produzioni, forse più remunerative. Figuriamoci, è impensabile oggi che paragoniamo l’Etna alle più prestigiose terre viticole del pianeta ed è ormai diventata un luogo comune l’espressione “Borgogna siciliana”. Unica battuta d’arresto nell’arrembante crescita di questo decennio la vendemmia 2023, evocata come un incubo, che ha segnato un sonoro -42%.

Normali problemi di crescita

Ma ogni salto repentino, come sanno bene gli adolescenti, porta qualche dolore. La qualità media dei vini è molto alta, ma non tutti sono all’altezza del posizionamento di prezzo che hanno raggiunto. È vero, la produzione è scarsa (circa l’1% del totale siciliano) e le condizioni di lavoro complicate (qui troviamo “tutti i climi e tutte le malattie”, per dirla con Christian Liistro di Terre Nere), ma gli appassionati si aspettano grandi emozioni che talvolta sono tradite. In particolare quest’anno, dopo centinaia di assaggi, ci è parso che sia soprattutto la versione in rosso a esprimere un’eccessiva variabilità stilistica (tra vini molto snelli e altri concentrati, alcuni freschi al limite dell’erbaceo e altri surmaturi), con una gestione della raccolta non sempre ideale e un’enologia poco meticolosa (con tannini amari ed acidità poco integrate). Sia chiaro: sono una minoranza, questi rossi un po’ stropicciati, ma è un campanello d’allarme. Per quanto riguarda i bianchi, invece, a parte scelte stilistiche differenti ma non antipodiche, il livello qualitativo è più costante e molto l’alto.

Possibili ragioni del disagio e prospettive

C’è un dato strutturale, però, che potrebbe spiegare alcune sbavature: molti nuovi (piccoli) produttori, tra i quali qualche “hobbista” da poche bottiglie, si appoggiano a terzi per la vinificazione, a Cantine che sono ormai al limite e che faticano a mantenere standard alti. Per i produttori senza cantina è sempre più difficile seguire i processi meticolosamente. Evitare una caduta degli standard qualitativi è il principale obiettivo del Consorzio, che ha deciso di controllare la crescita, mediante un bando annuale che concederà massimo 50 ettari di nuove iscrizioni alla Doc, come ha ricordato il presidenteFrancesco Cambria. «E poi c’è molta attesa sul riconoscimento della Docg, che dovrebbe arrivare nel 2027», ha affermato, confermando un impegno particolare sui bianchi. «L’Etna si è presentato al mondo con i rossi, ma negli ultimi anni abbiamo investito soprattutto sul Carricante, con prospettive di longevità». Ed è stato lungimirante anche l’impegno sulle Contrade, nel solco dell’attenzione dei wine lover per le espressioni micro-territoriali. «Le quali», sottolinea il presidente, «non solo saranno studiate secondo i principi scientifici della zonazione, ma ne esalteremo anche la storia».

Etna Days
Christian Liistro di Tenuta delle Terre Nere

Tenuta delle Terre Nere: le origini del mito

Gli Etna Days sono anche un’occasione per visitare aziende e vigneti. Cominciamo dalla Tenuta delle Terre Nere, a Randazzo, punto di riferimento grazie al lavoro di valorizzazione svolto dal fondatore Marco De Grazia (ora nella proprietà è entrata la Marchesi Frescobaldi al 40%). De Grazia, studioso di filosofia, greco antico e teatro è stato (come Andrea Franchetti di Passopisciaro) notevole promotore di vini italiani (Barolo) negli Stati Uniti ed è infine planato sull’Etna dove Salvo Foti lo ha introdotto alle meraviglie del territorio e gli ha permesso di individuare le migliori vigne. Per ciascuna azienda visitata vi segnaleremo qui (per cui non lo troverete nella selezione pubblicata a parte) il vino che più ci ha emozionato e in questo caso, nel complesso di una produzione impeccabile ed elegante, si tratta dell’Etna Rosso Contrada Santo Spirito 2023, le cui vigne giacciono a 850 metri su uno strato di cenere vulcanica: emana energia, vibrante freschezza su un frutto maturo alleggerito da note di sanguinella e ingentilito da spezie fini. A proposito dell’annata nefasta 2023, segnaliamo che si trovano produzioni eccellenti da parte di chi ha sacrificato alcune vigne, assemblando il meglio per proporre vini all’altezza della fama etnea.

Etna Days
Alberto Assennato di Cantoneri

Cantoneri: la più grande vigna a corpo unico

Passiamo da Cantoneri, a Solicchiata (Castiglione di Sicilia), una delle più grandi tenute a corpo unico (11 ettari). Qui il giovane Alberto Assennato sta convertendo in bottiglie parte di un notevole patrimonio d’uve per ora per la maggioranza vendute ad altri. Pregevole l’espressione del vecchio vigneto denominato Tenuta della Dainara. Ci ha convinto l’Etna Bianco 2021, Carricante 100%, con sei mesi sur lies e il resto bottiglia. Schietto, preciso con intensi profumi minerali (anche idrocarburi), albicocche e iodio, che tornano in bocca con un tocco di lime rinfrescante.

Etna days
Gina Russo di Russo Winery

Russo Winery: uno spumante di carattere

Restiamo a Solicchiata, dove Gina e Francesco Russo gestiscono l’omonima azienda di famiglia (totali 12 ettari) che ha radici nel 1800. Una nota sull’Etna Bianco Contrada Crasà 2024, tra i pochi che abbiamo trovato molto aromatici, persino con un tocco di lychee, forse per il 20% di uve complementari al Carricante. Scegliamo, a sorpresa, uno spumante: Mon Pit Blanc De Blancs, tecnicamente non un Etna Doc, che prevede almeno l’80% di Nerello; qui siamo di fronte a un 80% Carricante e 20% Catarratto, con 36 mesi di affinamento sui lieviti e un anno almeno di bottiglia. Colore paglierino intenso, presenta aromi di fiori bianchi, sidro, erbe di montagna. È cremoso e saporito, con acidità vivace e una delicata nota ossidativa.

Rosario Raciti e Valeria Falcone di Azienda di Rachele

Rachele: una bambina fortunata

Passiamo ad Est, comune di Milo, che vuol dire Etna Bianco Superiore (l’unica località a poter vantare il “titolo”). L’Azienda di Rachele è una microazienda, in attesa di cantina propria, da 3,5 ettari gestiti con passione da Rosario Raciti (edile) e dalla moglie Valeria Falcone (commercialista). Rachele è la loro bambina di 4 anni. Rosario ha cominciato ad occuparsi della terra a 13 anni (ora ne ha 37) e nel 2014 ha reimpiantato tutta la vigna seguendo letteralmente un sogno nel quale l’amato nonno gli mostrava la strada dorata della vigna. L’oro arriverà, certamente, per ora tanta fatica e i primi pregevoli risultati, perché Rachele Etna Bianco Superiore Doc 2022 (affinato in mare col metodo Jamin) è eccellente: naso preciso di pesca bianca, melone, iodio, al palato fruttato, morbido, saporito e persistente con soli 12,5%Vol.

Steff Yim di Sciara

Sciara: sempre più in alto

Al motto “take it higher”, una sorta di “sempre più in alto” di televisiva memoria, l’hongkonghese Steff Yim è uno dei tanti atterrati (10 anni fa) sul vulcano per restarci con Sciara. Energico, con lo sguardo al mondo, Stef si muove tra 9 cru (16 mila bottiglie totali) compreso un “prefillossera” da cui proviene l’etichetta Centenario. Sperimenta altitudini e tecniche di vinificazioni, con diversi vasi vinari (fuorché l’acciaio). Propone anche un Ubriaco sulla luna, stuzzicante orange wine macerato 30-35 giorni che strizza l’occhio e apre le porte del mondo naturale. Difatti, tra l’altro, Stef non usa nemmeno lieviti selezionati né controllo di temperatura. Anche qui il livello medio della produzione è elevatissimo. Scegliamo il 760 metri slm Etna Rosso Doc 2021: dalle contrade Taccione e Sciaranuova, 80% Nerello Mascalese e 10% Nerello Cappuccio al naso è intenso e succoso, con erbe aromatiche e frutti rossi freschi, con nota di petra focaia; il sapore è succoso, dal tannino gentile e freschezza persistente e vibrante.

Etna Days
La cantina Firriato custodisce 1 milione di bottiglie in affinamento

Firriato: una storia importante

Salvatore Di Gaetano e famiglia arrivano sull’Etna nel 2008, dove creano l’impressionante (per dimensione e posizione) Tenuta di Cavanera Etnea. Sul vulcano gestiscono 88 ettari da 540 a 800 metri in 12 contrade, tutti vendemmiati a mano. Notevole la vigna certificata dall’Università di Palermo con piante di 140 anni da cui nasce il raro Signum Aetnae Etna Rosso Riserva. Ma è sulla produzione di spumanti che vogliano soffermarci, di cui è tra i maggiori produttori del Sud Italia, con un milione di bottiglie in affinamento e qualità elevata (sono seguiti dall’enologo Carlo Casavecchia). Il Gaudensius Etna Doc Vintage 2014 con affinamento di 100 mesi sui lieviti è intenso, avvolgente con sentori di mela gialla, note eleganti di agrume e crema pasticcera. In bocca il perlage è setoso, il sapore sapido e persistente con una elegante nota sulfurea.

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