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Affaire Moncaro, un commissario in attesa del 5 settembre

Affaire Moncaro, un commissario in attesa del 5 settembre
Vigneti di Terre Cortesi Moncaro

Un’altra istanza di fallimento, il commissariamento, le decisioni dell’Istituto Marchigiano Tutela Vini. Il punto della situazione della crisi della più importante cooperativa delle Marche

Da qualche giorno a questa parte a Montecarotto, nella sede della cooperativa Terre Cortesi Moncaro, si è insediato un commissario giudiziale, Marcello Pollio, nominato dal giudice di Ancona Giuliana Filippello, dopo che un altro creditore, questa volta uno scatolificio marchigiano, aveva presentato istanza di fallimento, che si è andata a sommare (per un totale ora di 1 milione 250 mila euro) a quella dello scorso 7 luglio ad opera di un’azienda emiliana, la cui udienza si terrà il prossimo 5 settembre.

L’arrivo del commissario per arginare la crisi

Le cronache locali confermano come Marcello Pollio sia all’opera insieme ai suoi collaboratori per studiare documenti e conti, incontrare, e probabilmente cercare di tranquillizzare, fornitori, dipendenti e soprattutto i soci conferitori della più importante realtà produttrice di Verdicchio dei Castelli di Jesi. Ha visto i vertici della CIA (Confederazione Italiana Agricoltori) marchigiana, alla quale sono associati più della metà degli oltre 600 soci conferitori e assicurato la continuità produttiva in vista dell’imminente vendemmia. Insomma, l’obiettivo sembra quello, in questo momento, di provare a calmare le turbolentissime acque nel tentativo provare a salvare dalla liquidazione coatta Moncaro. Non sarà ovviamente semplice, anche perché, c’è da risolvere la questione relativo alla cooperativa Moderna, il braccio operativo di Moncaro che gestisce i 120 ettari di proprietà, che non è chiaro se verranno vendemmiati o meno in questo momento.

Lo scambio di accuse tra presidente ed ex presidente

Di fatto, quindi, l’attività della presidentessa Donatella Manetti e del Cda è in stand by in questo periodo. L’ultima assemblea dei soci, dello scorso 9 luglio, si era svolta in un clima ovviamente molto teso, con la presenza (e non è stata la prima volta) dei carabinieri.
L’ex presidente Doriano Marchetti, orami estromesso anche come socio, presente all’assemblea ma senza riuscire a prendere parola, si era poi tolto svariati sassolini dalle scarpe durante una conferenza stampa successiva, nella quale era tornato su svariati aspetti, a partire dalla questione dell’acquisto dell’azienda abruzzese di Atri Villa Medoro, non andata in porto secondo Marchetti, nonostante il versamento di 6 degli 8,75 milioni pattuiti, poiché la proprietaria Francesca Morricone, poi diventata socia finanziatrice della stessa Moncaro, non aveva fornito una perizia giurata sul valore dell’azienda. Il ping pong di accuse e contraccuse di quei giorni – anche Donatella Manetti aveva indetto una conferenza stampa lo stesso giorno di Marchetti, per ribadire la sue posizione contro il vecchio modello di gestione definito “Sistema Moncaro”  – ora sembra essersi spento con l’arrivo del commissario, che peraltro è già stato consulente della procura di Genova nell’ambito del procedimento penale per il crollo del ponte Morandi.

La decisione di stoccare il Verdicchio per evitare speculazioni

Poco prima dell’arrivo del commissario si è fatto vivo anche l’IMT, l’Istituto Marchigiano Tutela Vini, che sino a quel momento aveva mantenuto una posizione abbastanza defilata all’interno della vicenda Moncaro. “La crisi Moncaro, e in seconda istanza le difficoltà congiunturali, ci obbligano a scendere in campo con misure di bilanciamento che speriamo possano esaurirsi nel breve termine” ha affermato in una nota il presidente Michele Bernetti. In pratica, per salvaguardare il prezzo delle uve ed evitare speculazioni al ribasso che la crisi Moncaro si porta in dote, l’Istituto ha deciso di stoccare il vino atto a divenire Verdicchio dei Castelli di Jesi, a partire dai 110 quintali (la resa massima è di 140 quintali per ettari), questo anche alla luce di una vendemmia che quest’anno, rispetto alla sfortunata 2023, si preannuncia decisamente più abbondante. 

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