Prima e dopo la pandemia: il mondo del vino nei dati Oiv

Prima e dopo la pandemia: il mondo del vino nei dati Oiv

Pau Roca, direttore generale dell’Oiv, ha presentato lo stato della produzione vitivinicola nel 2019. E qualche ipotesi sul futuro scenario mondiale post emergenza Covid-19.

I dati 2019 dell’Oiv (Organizzazione internazionale della vigna e del vino), presentati il 23 aprile scorso a Parigi, parlano di un netto calo della produzione mondiale del vino (-12% sul 2018), stimata in 260 milioni di ettolitri, una superficie a vigneto stabile di 7,4 milioni di ettari (+0,1%) e un consumo di 244 milioni di ettolitri in linea con lo scorso anno (sempre +0,1%). Sul fronte dei mercati, nel 2019 le esportazioni si espandono sia in valore, con 31,8 miliardi di euro (+0,9%), sia in volume, con 105,8 milioni di ettolitri (+1,7%). Questa la situazione pre Covid-19.

Un futuro senza horeca?

Non è semplice immaginare il futuro scenario vitivinicolo mondiale. Fra le ipotesi più probabili, nel post-pandemia si prospetta un cambiamento dei canali di distribuzione del vino, che in molti Paesi potrebbe portare alla scomparsa dell’horeca. Il Comité européen des entreprises vins stima che in Europa lo stop a questo canale potrebbe far registrare il -35% in volumi di vendita e oltre il -50% in valore. E altri focus da considerare sono il calo dei consumi e la riduzione dei ricavi per le aziende vinicole.

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La distribuzione mondiale della produzione di vino nel 2019 (dati Oiv)

Dal Sud arrivano le prime stime sulla vendemmia 2020

A Parigi sono state presentate anche le prime stime (al ribasso) del 2020. I dati della vendemmia dell’emisfero australe registrano una flessione in tutti i Paesi, eccetto Sudafrica e Uruguay (con, rispettivamente, 10,2 milioni di ettolitri e +5,2%, 0,65 milioni e +11,1% sul 2019). Il Sudafrica sta recuperando dopo il triennio 2016-17-18 segnato da forti siccità. Mentre l’Australia, che ha vissuto una stagione drammatica contraddistinta da siccità e immensi incendi boschivi, ha registrato un calo del -4% con 11,5 milioni di ettolitri. In netto calo Argentina (11,6 milioni e -11%) e Cile (10,5 e -12%); mentre grossomodo in linea si trovano Brasile (2 milioni e -1%) e Nuova Zelanda (2,9 milioni e -2%).

Italia, Francia e Spagna in pole position

Tornando al 2019, i dati Oiv riportano la produzione ai livelli medi, dopo un 2018 che aveva registrato volumi eccezionalmente elevati. Italia, Francia e Spagna, che da sole rappresentano il 48% della produzione mondiale (rispettivamente il 18, il 16 e il 13%), sono accomunate anche dal forte calo produttivo di -13, -15 e -25%, rispetto al 2018. Ma mentre Italia e Francia, che contano 708 e 794 mila ettari, investono ancora in nuovi vigneti, con lievi aumenti della superficie vitata di +0,6 e +0,3%, la Spagna contrae anche se di poco i suoi ettari vitati (-0,2%).

L'andamento della produzione vitivinicola mondiale (dati Oiv)
L’andamento della produzione vitivinicola mondiale (dati Oiv)

La Cina rallenta la sua corsa

Il calo produttivo interessa quasi tutti i Paesi, come la Cina che, dopo 10 anni, pare aver rallentato la sua corsa sia in termini di superfici, che si fermano a 855 mila ettari (al secondo posto dopo la Spagna) con -2,3% sul 2018, sia in termini produttivi con 8,3 milioni di ettolitri e -10%. Segno meno anche per quanto riguarda i consumi (17,8 milioni di ettolitri e -3,3%), dove si può affermare che la crescita sostenuta che ha caratterizzato gli ultimi 20 anni del Paese sia giunta a conclusione. Per il secondo anno consecutivo cala anche l’import, che si ferma a 6,1 milioni di ettolitri e 2,1 miliardi di euro, con una riduzione in volume di -11% e in valore di -9,7% sul 2018. Unica categoria a tenere è quella degli spumanti (+8% a volume e valore) che però rappresenta solo il 2% del volume importato totale.

Usa, primi consumatori e importatori

Anche gli Usa registrano contrazioni di volumi prodotti, con 24,3 milioni di ettolitri e -2%, e di vigneto, con 408 mila ettari e -7% sul 2018 – in riduzione costante dal 2014 del -10%. Questo fenomeno non pare tanto dovuto alle condizioni climatiche avverse e ai violenti incendi in California lo scorso ottobre, quindi a vendemmia già di fatto conclusa, quanto piuttosto a una risposta all’eccesso di offerta di uva e vino. D’altro canto gli Stati Uniti si confermano primo Paese consumatore di vino al mondo segnando il record di 33 milioni di ettolitri (+0,2% sul 2018). Sono primi anche tra i Paesi importatori a valore, con 5,5 miliardi di euro.

Gli Usa si confermano il primo Paese consumatore mondiale di vino nel 2019 (dati Oiv)

Cali e aumenti di produzione a due cifre

Sono molti i Paesi che hanno registrato, oltre alla Cina, importanti cali produttivi a due cifre. Primo tra tutti, il Brasile (con -34% sul 2018), che si inserisce nella diminuzione generale del Sudamerica, che conta anche l’Argentina con -10%. In Europa, oltre alle già citate Italia, Francia e Spagna, si trovano anche Ungheria (-34%), Moldavia (-23%), Germania e Svizzera (entrambe a -12%), Austria (-10%). Unica nota, a due cifre, fuori dal coro quella del Portogallo, con 6,7 milioni di ettolitri e +10% rispetto all’anno scorso.

La palma export

Il commercio internazionale del 2019 è stato dominato da Francia, Italia e Spagna. I primi due Paesi esportano complessivamente 16,2 miliardi di euro di vino, cioè il 50% del mercato mondiale in valore, e 35,8 milioni di ettolitri, ossia il 34% in volume. Fermo restando che la Francia rimane prima in termini di valore, con 9,8 miliardi di euro, mentre l’Italia “si accontenta” di esserlo per volumi, con 21,6 milioni di ettolitri. Segue la Spagna che tallona l’Italia in volume, con 21,3 milioni di ettolitri, ma non insidia il primato dei cugini d’Oltralpe, con “soli” 2,7 miliardi di euro.

L’export di vino nel mondo (dati Oiv 2019)

I principali importatori

I tre principali importatori del 2019 sono Stati Uniti, Germania e Regno Unito, che da soli, con 11,9 miliardi di euro, rappresentano il 39% del valore totale delle importazioni mondiali di vino, e con 40,4 milioni di ettolitri il 38% del volume complessivo. Mentre gli Usa, come già detto, si distinguono per valore con 5,5 miliardi di euro, la Germania conquista la palma di primo importatore a volume con 14,6 milioni di ettolitri, sebbene abbia registrato un -0,6% rispetto al 2018.

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© Riproduzione riservata - 01/05/2020

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