In Italia In Italia Riccardo Oldani

Le Rive, “cru” del Prosecco

Le Rive, “cru” del Prosecco

Per dare ancor più peso al valore del territorio, il nuovo Disciplinare del Prosecco Docg ha previsto la possibilità di produrre veri e propri “cru” utilizzando la denominazione Rive, che può essere aggiunta a quella Conegliano o Valdobbiadene Prosecco Superiore. Le “rive”, in dialetto locale, sono i fianchi scoscesi delle colline, che nella zona del Prosecco storico, possono essere molto ripide, quasi verticali, richiedendo l’adozione di una viticoltura davvero da pionieri, interamente fatta a mano o con i pochi mezzi meccanici che possono essere utilizzati in condizioni così scomode. L’antesignana delle rive è la collina di Cartizze, che però merita un’indicazione a sé stante in etichetta per il pregio indiscusso dei vini che ne traggono origine.

CHI PRODUCE SULLE RIVE – L’indicazione Rive invece si può usare per vini che provengono da un unico vigneto, posizionato su una delle colline che possono fregiarsi di questo titolo perché storicamente adibite alla coltura della Glera e delle altre uve autoctone, Verdiso, Bianchetta, Perera, ammesse nella composizione (eventualmente si possono usare anche Chardonnay o Pinot nero, bianco o grigio per non più del 15%). Molte sono le Cantine che hanno scelto la strada delle Rive e che negli ultimi due anni hanno sfornato prodotti nuovi. Tra questi Adami (www.adamispumanti.it), che ha introdotto il Col Credas Rive di Farra di Soligo e il Vigneto Giardino Rive di Colbertaldo, rispettivamente un Brut e un Dry. Oppure Astoria (www.astoria.it), con il suo Brut Casa Vittorino Rive di Refrontolo, o ancora Santa Margherita (www.santamargherita.it) con il brut 52 Rive di Refrontolo.

MANCA IL TEMPO… E LO SPAZIO IN CATALOGO – Pur con questa nuova possibilità di nobilitare la propria offerta, però, solo una parte dei tanti spumantisti di Conegliano e Valdobbiadene ha deciso di sfruttare l’opportunità delle Rive. I motivi sono sostanzialmente due: il poco tempo a disposizione, dal 2009 a oggi, per mettere a punto un nuovo prodotto e, come ha fatto notare un grande e storico produttore della zona, la difficoltà soprattutto per le aziende più strutturate di introdurre una nuova etichetta in catalogo.Un nuovo vino significa una profonda ricerca in vigna e in cantina, la predisposizione e il design della confezione, la preparazione dei campionari che diventa onerosa soprattutto per chi esporta in tutto il mondo, con la necessità di istruire capillarmente una forza vendita con costi veramente elevati di lancio e sviluppo. Chi dunque si trovava con una gamma già completa e una dimensione molto importante ci ha pensato un attimo prima di imbarcarsi in una nuova operazione commerciale di ampia portata.

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© Riproduzione riservata - 04/11/2013

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